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I vitigni di Vico del Gargano

di Nello Biscotti Chi scrive è un botanico, e operando nel Gargano mi sono ovviamente imbattuto anche sui vitigni. Il territorio si rivelava in tal senso uno straordinario campo di ricerche, poiché si conservavano fino a qualche decennio addietro vecchie vigne, “veri fossili biologici”, fatte con quei vitigni “storici”, testimoni dell’antica tradizione viticola del Promontorio. Tra queste “vecchie vigne” vi era anche quella ereditata da mio padre, ridotta ormai a qualche decina di are, e con ceppi ormai di 50/70/100 anni. Cominciai a conoscerli, studiarli, per capire le loro storie, anche umane a cui erano legati.  Ho bussato infinite porte istituzionali (Comune, Parco, Provincia, Università) ma nessun interesse per lunghi anni a partire dal 1998. Disponendo di una piccola cantina che era di mio padre, mi sono cimentato personalmente in questa scommessa. Il risultato? Un vino in bottiglia, appena 500/700 bottiglie. Il vino, rosso, elevato in acciaio, denominato MACCHIATELLO di Mastrocianni, è un esperimento di vinificare, con un approccio scientifico, un uvaggio caratteristico, antico, del territorio: circa il 60% fatto da 4 vitigni storici (l’Uva della Macchia, Nardobello, Uva nera tosta, Malvagia nera); il rimanente 40% da 22 vitigni diversi, tutti con la caratteristica di essere particolarmente aromatici. Una testimonianza di un numero, che non sapremo mai, di vitigni storicamente coltivati sul Promontorio del Gargano, un crocevia di flore, uomini con i loro semi, le loro piante. Indagini dello scrivente (Ente Parco del Gargano, 1998), hanno portato all’individuazione di ben 66 biotipi tra cultivar, accessioni, ecotipi (Biscotti, Biondi, 2008; Biscotti et al., 2010); di recente indagini volte alla tipicizzazione su base morfologica e genotipica del germoplasma, di 10 dei 25 vitigni esaminati, sono stati già riconosciuti come genotipi (Progetto Ager, Biscotti, et al., 2013; V Convegno Nazionale di Viticoltura tenutosi a Foggia, maggio 2014) Leggi tutto quiVedi anche puntata tg2

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La Gargano Running Week fa bene al Gargano?

Sono fermamente convinto che le attività sportive all’interno del Parco nazionale del Gargano possano essere un modo ecosostenibile di fruizione dell’ambiente.Ma questo non deve succedere…. Mi hanno insegnato a lasciare i luoghi che frequento meglio di come li ho trovati.Qui siamo alla periferia della Foresta Umbra, in Valle dei cacciatori, e sono presenti molti segni di una passata manifestazione sportiva. Ringrazio Ventura Talamo per le foto e per la segnalazione Personalmente, durante un’escursione verso l’abbazia di Monte Sacro, ho tolto dagli alberi diversi segnali lasciati dopo la gara; ciò conferma che non si tratta di un’unica località lasciata in quello stato. Aggiornamento: arrivano altre segnalazione delle presenza di “resti” in località Piana di San Martino (non distante da Monte Sacro).

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Gli ori del Gargano, un’antica tradizione verso il declino

di Domenico S. Antonacci Porta fortuna o componenti fondamentali dei riti di passaggio della vita di un tempo, lo scopo degli ori non era solo quello di mostrare le ricchezze della famiglia di appartenenza. A San Marco in Lamis, grazie a un componente della famiglia Torelli (orafi e orefici storici della cittadina), resiste ancora l’arte orafa. Un’interessante chiacchierata di qualche giorno mi ha fatto conoscere questa tradizione che quasi ignoravo e che, come altre, è purtroppo sulla via del declino. Per chi volesse approfondire il tema è disponibile “Ori del Gargano”, un testo edito da Claudio Grenzi Editore e due letture consigliate che recensiscono proprio questo libro (recensione di Teresa M. Rauzino e recensione di Giuseppe Piemontese). Gli strumenti per dare forma all’oro Gli strumenti per dare forma all’oro

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La Foresta Umbra è stata candidata per diventare un Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO

La candidatura seriale a Patrimonio Mondiale dell’Umanità “Faggete vetuste dei Carpazi e della Germania” si è estesa comprendendo anche la Foresta Umbra, cuore del Gargano e del suo Parco Nazionale. In particolare la nuova candidatura seriale comprende anche le foreste della Tuscia (Lazio), quella del Pollino, quelle del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise e infine la foresta di Sasso Fratino (tra Toscana ed Emilia Romagna). Si tratta di foreste che rappresentano grande importanza biogenetica e storica. L’inserimento della “nostra” Foresta Umbra è l’ultimo passo nella storia della candidatura che nel suo percorso ha compreso, in più passaggi, tutti gli altri casi analoghi italiani. Nel caso la candidatura venisse accettata questo sarebbe il secondo patrimonio UNESCO del Gargano dopo il Santuario di San Michele di Monte Sant’Angelo, anch’esso “figlio” di una candidatura seriale (“I Longobardi in Italia. I luoghi del potere”). La fonte si trova qui (ringrazio Giuseppe D’Altilia per la segnalazione)

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Mostra fotografica “La strada dimenticata”….a cent’anni dalla costruzione della teleferica Manfredonia-Bosco Quarto.

Partito da un’intento documentativo, in due anni il lavoro sull’ambiente si è focalizzato sulla continuità fra artificio e natura. Molti dei soggetti ritratti sono fiori, talvolta trovati in luoghi impensabili. Per boschi o fra i detriti, il mistero di questi luoghi ha finito per porre domande al nostro senso di responsabilità. Ancora oggi non si conoscono le conseguenze a lungo termine di questo tentativo d’industrializzazione forzata degli inizi del novecento. Bosco Quarto sta rinascendo, alcuni dei siti dismessi come Cassano sono oggi oggetto d’iniziative private. Altri, come Ruggiano, attendono. Restano per noi, resteranno per i nostri figli. Evento facebook Storia e archeologia industriale sul Gargano..sulla teleferica…

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