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FOTO D’EPOCA: Gruppi folkloristici garganici alla prima Fiera del Levante (1931)

Il prezioso internetculturale.it si sta rivelando una vera miniera d’oro per chi vuole approfondire la conoscenza del proprio territorio. Nel 1931 Saverio La Sorsa pubblica “La prima fiera del levante riccamente illustrata”. Il testo, molto interessante, contiene, tra le molte fotografie due probabilmente sconosciute o quasi di due gruppi folkloristichi dell’epoca. Uno deve essere il gruppo della pacchianella di Monte Sant’Angelo mentre l’altro è un gruppo di San Nicandro; da notare gli abiti da pacchiana. Una chitarra battente? Il libro “La prima fiera del levante riccamente illustrata” è visualizzabile e scaricabile in pdf QUI

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I bombardamenti austriaci della Prima Guerra Mondiale a Vieste e Manfredonia (Turbine) e i colpi tirati verso Torre Mileto e le Isole Tremiti

di Domenico Sergio Antonacci Tempo fa parlammo del Turbine, un cacciatorpediniere italiano protagonista di una battaglia a largo delle coste del Gargano durante la Prima Guerra Mondiale (puoi leggere tutta la storia qui). Sebastiano Granatiero, su facebook (ancora una volta si dimostra un ottimo mezzo se usato bene), segnala una mappa molto interessante dove si possono leggere tutti gli orari di inizio bombardamento di alcune città adriatiche; risulta che Barletta fu la prima ad essere colpita alle ore 4:00 del 24 Maggio 1915, Manfredonia e Vieste alle 4:15 e così via Termoli e Campomarino. Si nota anche l’avvicinamento della nave Shreiter alla costa di Torre Mileto e bene, da “La Puglia e la guerra mondiale” di Saverio La Sorsa si apprende che alcuni colpi furono tirati anche al “semaforo di Torre Miletto” e al semaforo delle Isole Tremiti ma, per fortuna, nessuno andò a segno (altrimenti oggi, probabilmente, Torre Mileto sarebbe solo un ricordo). La mappa completa è visibile qui I danni inflitti dalle navi austriache alle cittadine furono, fortunatamente, abbastanza limitati. Effetti dei bombardamenti a Manfredonia (stazione) Effetti dei bombardamenti a Vieste (castello) da “La Puglia e la guerra mondiale” di Saverio La Sorsa da “Il sacrificio del C.T. Turbine” di Mimmo Aliota

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Mestieri di una volta: il gualano

di Michele Giuliano da San Paolo Civitate  Avete mai provato a bruciare una fotografia?…..La fiamma avanza lentamente e consuma la carta lasciando intatto il negativo dell’immagine. Quasi restasse soltanto la pellicola che si dissolve poi sbriciolandosi in mille pezzi tra le mani oppure ad un semplice soffio di fiato. Che strana malattia è l’alzheimer! Ruba e brucia lentamente…uno ad uno tutti i tuoi ricordi. Comincia dai più recenti e giù giù sino a farti diventare un album senza più una foto. Ti svuota la mente, la memoria sino ad asciugare totalmente i tuoi pensieri. A renderti solo un involucro che difficilmente si riesce a penetrare, capire, interpretare. Asciuga poi il tuo corpo suggendone dall’interno il midollo della vita e ti sterilizza rendendoti simile ad una larva. Non sono mai riuscito a capire quanto possa soffrire un malato di alzheimer! Quanto possa rendersene conto! 

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FOTO D’EPOCA: Il trabucco di Lesina

di Domenico Sergio Antonacci Archivio Salvatore Primiano Cavallo Su input di Domenico Ottaviano sono andato alla ricerca (virtuale) di alcune foto di un trabucco esistente a Lesina e di cui oggi non resta alcuna traccia. Subito mi sono rivolto a Salvatore Primiano Cavallo e la fortuna mi ha accompagnato, visto che suo suocero è in possesso di due foto del trabucco di suo padre. La prima foto è riferita al 1951. La persona che vedi al centro della foto è Paolo Costa, un giornalista di Milano che negli anni 50 fece uno studio sui trabucchi del Gargano.  La seconda è stata scattata negli anni ’40 con alcuni componenti la famiglia di mia moglie. Sono entrambi inedite e le originali appartengono a mio suocero. Il trabucco risale proprio agli anni ’40 del ‘900 ma nel febbraio del 1955 venne letteralmente spazzato via da una fortissima mareggiata. Ancora oggi sono visibili quelli che erano i piloni in ferro che formavano la struttura portante. Mio suocero non ricorda nessun altro trabucco prima di quello. La località è Punta delle Pietre nere, località famosa ai geologi per l’antichità delle rocce di origine vulcanica (se vuoi saperne di più leggi questo articolo) Le foto qui di seguito: Archivio Salvatore Primiano Cavallo Archivio Salvatore Primiano Cavallo Anche a Torre Mileto c’era un trabucco, vedi la foto qui Punta delle Pietre nere, le rocce più antiche del Gargano

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Mestieri di una volta: u ‘nagghijérë

di Michele Giuliano da San Paolo Civitate Alcuni giorni fa, sfogliando “Antiche Anticorìe” un libro su San Paolo di Civitate, scritto da ben quattro illustri autori, sono inciampato in un termine dialettale che ha attirato la mia curiosità. Permettetemi, prima però, di spendere due parole su questo libro. Credo che per un cittadino di San Paolo di Civitate, sia un’ opera importantissima. Soprattutto le giovani generazioni dovrebbero aver letto, se non addirittura studiato questo testo ricco di termini dialettali, di vita vissuta e di tradizioni della nostra terra. Credo che ogni sampaolese dovrebbe averne in casa una copia. Debbo confessare che proprio dalla lettura di questo libro, che periodicamente ripeto, ho ritrovato tanti dei miei ricordi d’infanzia e non, che mi sono sentito stimolato a trascriverli e raccoglierli in un volumetto che cercherò di rendere pubblico proprio con lo stesso spirito che penso abbia animato gli autori del libro in questione: rinsaldare e mantenere vivida la tradizione degli usi e dei costumi del nostro paese, tramandandone il ricordo. Ma torniamo a noi….mentre leggevo questo libro mi sono imbattuto nel vocabolo “u ‘nnagghjér”. A fianco vi era la seguente spiegazione che fedelmente trascrivo “OPERAIO specializzato nel separare con l’omonimo attrezzo l’olio dall’acqua di vegetazione prima dell’avvento della centrifuga”. Per essere precisi il termine dovrebbe avere l’accentazione grave (come quasi tutti i vocaboli relativi ai mestieri recitati in forma dialettale sampaolese) dovrebbe cioè leggersi “u nagghjèr” per analogia con “ u lattèr; u scarpèr, u matunèr ecc. Ma a prescindere da ciò, a me è tornato in mente la spremitura delle olive nel modo in cui veniva fatta al tempo della mia fanciullezza. Tutto iniziava con la raccolta delle olive che veniva rigorosamente fatta a mano (brucatura) dai rami degli alberi utilizzando scale in legno e un attrezzo, sempre in legno, a

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