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La parabola del lago…(di Varano?)

Antonio Turiel – su “The Oil Crash”traduzione di Massimiliano Rupalti C’era una volta un piccolo villaggio in riva ad un bel lago, un grande specchio di acqua cristallina che dava vita e sostentamento alle persone del luogo. Con le acque del lago annaffiavano gli orti e davano da bere agli animali e si dissetavano. Le acque del lago servivano per lavare i panni e le stoviglie. Servivano anche a raffreddare il ferro del fabbro, scioglievano i colori del tintore, plasmavano l’impasto del pane e, insomma, venivano impiegate in molti altri modi nella piccola economia locale. Grazie alla qualità ed al facile accesso alle acque del lago, la comunità aveva prosperato dal giorno in cui si era insediata su quella riva. Visto che l’acqua del lago era la vita ed il sostentamento di quel popolo, erano state imposte delle regole molto ristrette per preservarne la qualità. Non era permesso riversare acque di scarico dell’attività domestica o artigianale direttamente nel lago, ma dovevano passare attraverso delle fosse settiche o essere usate per l’irrigazione, a seconda dei casi. Questa era la regola generale, ma di tanto in tanto alcuni la ignoravano e gettavano i loro rifiuti nel lago in maniera più o meno dissimulata. Non c’è bisogno di dire che quando si prendevano i contravventori le multe che venivano imposte erano molto consistenti, anche se non tutti erano uguali di fronte a questa legge. Era noto e conosciuto che il il mercante di bestiame (il più grande della regione) ed il tessitore (che commerciava anche con altri paesi) avevano installato scarichi separati sotto ai loro stabilimenti, che portavano i loro scarichi lungo il letto del lago, proprio in mezzo alle sue acque. Ma, siccome davano lavoro a metà paese, nessuno aveva troppa voglia di agitare le acque. Si sospettava anche che il sindaco

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No alle aree contigue del Parco Nazionale, l’ennesimo sgambetto al futuro del Gargano

A 21 anni dall’istituzione del Parco Nazionale del Gargano e a 17 dalla nascita dell’ente che lo gestisce ancora non abbiamo un piano del parco ovvero lo strumento principale che un parco ha a disposizione per la gestione del territorio. Venerdì mattina il piano ha superato l’esame della comunità del parco, ovvero dei sindaci dei comuni del Gargano; questo solo dopo che è stato eliminata dal documento la sezione relativa alle aree contigue, cioè delle fasce intorno all’area parco che fungono da cuscinetto per l’area protetta L’eliminazione delle aree contigue dal Piano del Parco è una grande sconfitta per il Parco Nazionale, l’ultima di una lunga serie che vede questo territorio in mano ad amministratori scellerati ed irresponsabili nella grande maggioranza dei casi. Adesso tocca alla Regione Puglia dire la sua. Ad maiora!..come no….. AGGIORNAMENTO 29 OTTOBRE: BRACCONIERI FERMATI NELL’AREA PARCO Solo per capire qualcosa di più sulle aree contigue citiamo qualche articolo di legge: L’articolo 32, Aree contigue, della legge quadro sulle Aree Protette 394/91 recita: «1. Le regioni, d’intesa con gli organismi di gestione delle aree naturali protette e con gli enti locali interessati, stabiliscono piani e programmi e le eventuali misure di disciplina della caccia, della pesca, delle attività estrattive e per la tutela dell’ambiente, relativi alle aree contigue alle aree protette, ove occorra intervenire per assicurare la conservazione dei valori delle aree protette stesse». Quindi è la Regione d’intesa con il direttivo del Parco e gli Enti Locali (e non la Comunità del Parco o i comuni da soli) a promuovere l’istituzione di aree contigue ed a farlo con fini di rafforzamento delle norme di protezione ambientale esterna al Parco e per conservare meglio gli stessi valori dentro i confini del Parco esistenti. Il comma 2 dell’articolo spiega che «I confini delle aree contigue di cui

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