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La “Grotta di Venere” a Vieste verrà (finalmente) studiata dagli archeologi!

L’isolotto del faro di Vieste nasconde al suo interno una grotta importantissima per la storia del Gargano e della Puglia. La caverna testimonia, infatti, l’esistenza del culto alla Dea Venere sul Gargano grazie ad un’epigrafe incisa nella roccia. Le tracce sono tante altre (e di ogni periodo storico) ma scavi archeologici e studi approfonditi sulla grotta (e dintorni) non sono mai stati fatti …sembra, tuttavia, che sia arrivata finalmente l’ora! Leggi altro Approfondisci sulle pubblicazioni di Angelo Russi sulla Grotta di Venere Sosandra (Vieste) e Grotta dell’Acqua (Peschici) (uno e due) Aggiornamento foto sopralluogo 17/10/2019 Scavi al via 04/11/2019

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La “potenza” del Gargano che ti attrae e ti sconvolge

La “potenza” dei luoghi del Gargano…come la Grotta di San Michele di Cagnano Varano. Racconto raccolto da Leonarda Crisetti. Il giorno prima, la mamma di F. parla con noi e indica la grotta di San Michele tra gli elementi significativi che si possono vedere a Cagnano Varano, ma non ascolto bene: non sono battezzata e in genere le cose che riguardano i santi e la religione non mi interessano troppo.È di domenica e in auto c’è F., che ci ospita, e la mia amica A. .Mentre io guido, F. mi dice, un secondo prima dello svincolo, che proprio lì c’è a grotta di San Michele.Sterzo bruscamente, mi scuso con le mie amiche, entro nel parcheggio.Scendiamo dall’auto e subito il giardino mi comunica cura:l’anziano pitosforo verde e squadrato a siepe, un vaso modesto con un’aloe vera, qualche pianta fiorita.Appena oltrepassata la soglia della grotta capisco che sta accadendo qualcosa.Entro, avverto l’esigenza di addentrarmi, ma non so dove, né perché, quindi, mi muovo a caso.Tendo di avvicinarmi alle pareti rocciose della grotta sulla sinistra, dove il soffitto si abbassa e le pareti si stringono quasi a formare una grotta nella grotta.Sento qualcosa di forte che mi attira, in maniera confusa sulle prime, fino a quando F. mi dice che lì, alla nostra destra, ovvero in fondo alla grotta, di fronte all’ingresso, c’è “l’acqua di santa Lucia”.Finalmente capisco perché sono qui. Lo so e basta.Mi dirigo verso la zona dietro l’altare, commossa fino alle lacrime.Non so come, ma so che devo “mischiare le acque” con la grotta.Con la punta di alcune dita della mano destra raccolgo qualche mia lacrima e la porto fino alle gocce che stillano dalle stalattiti, mescolando le lacrime a quell’acqua, con cui poi mi bagno la faccia.Ecco, ho fatto quel che dovevo. Sono in pace.Serena e quasi stanca, mi

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La pesca sul Gargano è sempre più abbondante…di plastica!

di Ecologia e Scienze Naturali Il pescato del giorno, signore e signori! Tra le tante immersioni fatte quest’estate, questo è stato il “bottino” che, più o meno ogni giorno, ci siamo portati via dai fondali. Sott’acqua giacciono, come fantasmi, pezzi di cordame con buste di plastica incastrate, costumi da bagno abbandonati o persi (!), frammenti grandi, piccoli e minuscoli di plastica e, soprattutto, i maledetti retini per il commercio di mitili e altri frutti di mare. Molto spesso si ritrovano spiaggiati, ma non immaginate quanti ce ne siano sul fondo del mare, pochi metri sotto la superficie o in profondità. Queste reti, rigide e pericolosissime per la fauna marina, sono un vero flagello e anche un simbolo della nostra idiozia. La comunità dei mitilicoltori e chi vende e acquista frutti di mare dovrebbe prontamente abbandonare e/o boicottare questo tipo di rete, perché – possiamo assicurarvi – in alcune aree può diventare la fonte di inquinamento prevalente da plastica, a fronte di un mare piuttosto pulito. Abbiamo visto pesci vivi incastrati in queste dannate reti, le abbiamo viste formare delle trappole sott’acqua pericolose anche per i sommozzatori. Studi recenti (trovate i link nei commenti) dimostrano che una tartaruga marina che ingurgita 14 pezzi di plastica ha una probabilità di morire del 50%, e che detriti in plastica sono arrivati fino a 6000 m di profondità, con una densità fino a 335 pezzi di plastica per chilometro quadrato. Non ne vale la pena, per quanto buoni siano gli spaghetti con le cozze bisogna trovare un modo alternativo per allevarle e commercializzarle. La lotta per il futuro dei nostri mari passa anche da qui. Fonte

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Il culto di San Michele in Messico: il sincretismo tra religione azteca e cristiana

di Domenico Sergio Antonacci   Dio “Tezcatlipoca” alato e in abiti a guerriero mentre colpisce  un serpente con un tubo celeste a forma di spada. Il Gargano è stato luogo di propagazione del culto di San Michele Arcangelo che da qui si diffonderà in tutta Europa (si veda Saint Michel nella Normandia, la cui prima pietra veniva dal Gargano). E’ certamente noto ai più il Santuario di San Michele sul Gargano, precisamente a Monte Sant’Angelo, dedicato al Santo con le ali probabilmente fin dal V/VII secolo e tra i primi luoghi intitolati all’Arcangelo in Italia. Con la scoperta delle “nuove Indie” e la relativa colonizzazione, gli europei imposero la loro cultura alle popolazioni indigene e uno degli strumenti attraverso il quale fu perpetrato questo “genocidio culturale” (e spesso non solo culturale) fu proprio l’evangelizzazione. Al netto di altre valutazioni sugli effetti dell’invasione europea in questo post voglio evidenziare la curiosa vicenda di San Miguel del Milagro, segnalatami da Domenico Moretti, santuario situato a Tlaxcala, città di circa 80000 abitanti a poche ora dalla capitale Città del Messico. San Miguel del Milagro è un santuario cristiano costruito nel 1680 in cui si è compiuto un processo di “esaugurazione”. Si tratta, cioè, di un centro religioso e culturale pre-colombiano diventato santuario cristiano, così come avvenne nel V secolo sul Gargano. Pertanto, nel culto messicano si scorge un interessante intreccio di tradizioni pagane (atzeche) e cristiano-ebraiche analogo a quello garganico. Il santuario “di Cacaxtla”, sin dall’epoca pre-colombiana, era posto in un centro religioso già meta di pellegrinaggi indios. Diventato un luogo sacro cristiano, continuò ad essere frequentato dalle popolazioni indigene. Le cronache e i documenti del secolo XVI attestano l’esistenza di una divinità tutelare delle comunità agricole precolombiane nella regione di Puebla-Tlaxcala, chiamata Camaxtle, una divinità bellicosa adorata per il combattimento (primo punto di

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