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Al via da Mattinata il Meet-Up di promozione e divulgazione della legalità contro la mafia del Gargano

Parte il meet-up di PacificAzione, con l’obiettivo di diffondere principi ed azioni contagiose che trasformino il Gargano da periferia della #mafia, del malaffare e della dilagante delinquenza, a centro della trasparenza e della legalità. L’iniziativa nasce dall’idea di alcuni cittadini ed associazioni mattinatesi e trova subito il sostegno di importanti ed autorevoli partner (Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie – Coordinamento provinciale di Foggia, Associazione Antiracket di Vieste, Camera di Commercio di Foggia, Confcommercio Foggia, Associazione Giovanni Panunzio, Casa Nostra Antimafia Sociale di San Marco in Lamis, Azione Cattolica Diocesana – Manfredonia – San Giovanni – Rotondo – Vieste, Parrocchia Santa Maria Della Luce di Mattinata, Legambiente Circolo Festambiente Sud di Monte Sant’Angelo e Populus di Foggia) Leggi tutto

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Botanica sacra oppiacea nell’antica Daunia tra VII-VI a.C (M.L. Leone)

Ipotesi interessanti sulla storia dei dauni e sulla sua etnografia a cura della dott.ssa Leone. Il popolo dei Dauni abitava l’antica Daunia, l’attuale regione settentrionale delle Puglie, compreso il promontorio del Gargano. Questo popolo è stato promotore di un eccentrico stile artistico, manifestato in particolare nelle stele litiche istoriate, datate fra l’VIII secolo e gli inizi del VI secolo a.C. Queste stele, che possono raggiungere l’altezza di oltre un metro, hanno sembianze antropomorfe e sono costituite da un “corpo”, ricavato da una lastra di pietra, e da una “testa”, la cui forma stilizzata cuneiforme contribuisce all’originalità di questa espressione artistica. La testa è in alcuni casi parte integrante del medesimo blocco litico, mentre in altri veniva costruita separatamente e quindi applicata sul corpo. Nessuna di queste stele è finora stata trovata in situ, e molte furono riutilizzate come materiale da costruzione – addirittura già dal VI secolo a.C., cioè durante il medesimo periodo daunio (D’Ercole, 2000, p. 328, n. 13) – e ci sono pervenute in forme spesso frammentarie. Alcune presentano ancora traccia di colore, a testimonianza del fatto che originalmente erano dipinte, oltre ad essere scolpite.Circa la loro funzione, l’ipotesi iniziale che si trattasse di stele funebri, e che riportassero temi omerici (Ferri, 1962), non è più sostenibile, sebbene, come riporta la Leone (2007-08) “ancora oggi, e non senza pigrizia intellettuale, molti continuano a insistere sulla teoria funeraria e a riproporre acriticamente gli assiomi del Ferri privi di fondamento contestuale”. La medesima autrice propende per una loro funzione come simulacri votivi, che erano concentrati in pochi santuari dell’epoca. […] per il culto daunio c’è da sospettare la combinazione tra più agenti psicoattivi che spiegherebbero la fenomenologia comportamentale dei personaggi in preda alle allucinazioni. Lo studio sulle stele, dunque, va esteso ai campi della chimica, della religione e della filologia. 

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Indagine etnobotanica sull’uso alimentare tradizionale di piante selvatiche sui Monti Dauni

di Nello Biscotti, Gennaro Del Viscio, Daniele Bonsanto In questo lavoro si presentano i risultati di un’indagine etnobotanica condotta in tre territori del Subappennino Dauno (Monti Dauni settentrionali, centrali, meridionali), comprensorio “interno” e montano della Puglia, uno dei quali è dal 1999 riconosciuto isola linguistica franco-provenzale (Faeto, Celle San Vito). L’obiettivo della ricerca era quello di registrare le conoscenze popolari sugli usi alimentari tradizionali delle “verdure” selvatiche, in termini di specie, nomi dialettali, parti utilizzate e preparazioni culinarie. Dalla comparazione dei risultati con quelli riportati in letteratura etnobotanica in Italia e in particolare per il Gargano, altra area interna e montana della Puglia, sono emersi utilizzi singolari di specie, peculiari preparazioni culinarie e aspetti antropologici interessanti. Le conoscenze in merito agli utilizzi alimentari delle erbe selvatiche sono patrimonio culturale di tutta la comunità; l’utilizzo coinvolge tutti gli strati sociali della popolazione, dal nullatenente, al contadino, al ceto impiegatizio e nobiliare. Le piante selvatiche rappresentano l’ingrediente di più pietanze importanti (minestre, bolliti, con pasta, con carne); si conserva ancora la tradizione di legare questi piatti alla domenica o alle feste religiose. Queste peculiarità sono risultate particolarmente evidenti e ben radicate nella comunità franco-provenzale, che conserva nei fitonomi e nelle preparazioni culinarie tracce importanti delle sue origini, adattate in un paesaggio interno e montano di una regione “piatta” e mediterranea come la Puglia. L’indagine può dimostrare che l’utilizzo alimentare delle erbe selvatiche va oltre la dimensione storica dell’urgentia; infatti le stesse, nel caso del Subappennino, sono ancora tutt’oggi elementi importanti della tradizione alimentare e gastronomica. […] Confrontando i risultati con quanto noto nel vicino Promontorio del Gargano (Biscotti & Pieroni, 2015), emergono differenze interessanti come si evince dalla in Tab. 2 che confronta le preparazioni culinarie prendendo in considerazione le sole specie comuni: Dioscorea communis nel Gargano è utilizzato in bolliti conditi con

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VIDEO: Lo spot della Fiat 500 Spiaggina girato a Vieste

The new Fiat 500 “Spiaggina ‘58” special series will be produced in a limited edition of 1,958 cars and is only available as a convertible. As befits a star of “La Dolce Vita”, the new special series “wears” an exclusive Volare Blue livery, with ivory soft-top, shown off by a white belt liner and the vintage-design 16-inch alloy wheels. This exclusive colour scheme is enhanced by other distinctive features, including side mouldings with 500 logo, the chromed door mirror covers, the vintage Fiat logos and the chromed “Spiaggina ’58” badge, in elegant italic script, on the rear.

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Scarica gratis il nuovo “Atlante dei Frutti Antichi di Puglia”

Dopo avervi proposto il “Nuovo Almanacco BiodiverSo”, compendio delle specie orticole pugliesi più rare, è la volta dell’Atlante dei Frutti Antichi di Puglia, pubblicazione finanziata nell’ambito della misura “Progetti per la conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche in agricoltura” del PSR Puglia. Una mappatura completa dei frutti pugliesi con schede descrittive per ogni frutto, un lavoro fondamentale portato a termine grazie alla collaborazione di tanti contadini, veri presidi della conoscenza del territorio e del paesaggio pugliese. La biodiversità rappresenta un patrimonio inestimabile per ogni Paese. Le motivazioni di tale importanza hanno origini antropologiche (molti dei frutti di queste specie hanno costituito per secoli la base alimentare di intere regioni).  Con l’avvento della frutticoltura industriale, le cultivar delle specie arboree fruttifere sono state progressivamente selezionate in base a criteri noti: facilità di applicazione delle tecniche di coltivazione meccanizzata, produzione su larga scala, resistenza alla manipolazione, compatibilità con i sistemi e i tempi di conservazione e stoccaggio, preminenza attribuita a criteri estetici e dimensionali del frutto.  Inoltre, il ricorso crescente ad acquisizioni di nuove cultivar da altri paesi ha preso rapidamente il sopravvento sulle varietà locali delle diverse aree italiane, la cui produzione, nel corso dei successivi decenni, ha iniziato inesorabilmente a diminuire.  Allo stato attuale non si conosce il numero di varietà che in questo modo sono andate perdute; è però prevedibile che, persistendo l’attuale tendenza, nel giro di pochi decenni questo patrimonio potrebbe quasi del tutto scomparire e con esso gran parte del patrimonio di conoscenze, usi e tradizioni legate all’utilizzazione dei frutti.  In Puglia sono presenti diverse varietà autoctone, in via di estinzione, caratterizzate da un elevato pregio sia per caratteristiche vegetative, sia per aspetti produttivi. La Regione Puglia rappresenta una vera e propria miniera inesplorata per il germoplasma autoctono. Basti citare prodotti rinomati e ricercati come i ioroni Petrelli, la

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