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A fine mandato “la presidenza Pecorella” spara le ultime cartucce

Leggi tutto Infine. A fine mandato “la presidenza Pecorella” spara le ultime cartucce. Escono all’improvviso, come i conigli dal cilindro, i risultati del SAC Gargano (oltre ai segnali stradali che rimandano ai centri visita..chiusi): 34 tracce gps e un app che le conterrà. Basti pensare che ogni escursionista esperto del Gargano ne ha almeno il doppio (di tracce)…questo giusto per percepire quanto sia “concreta” questa operazione a fine mandato, o forse quanto sia poco adatta la conoscenza delle reali esigenze di questo territorio. Non è una questione di critica a tutti i costi, attenzione, ma si tratta di fare una valutazione oggettiva delle cose rispetto ai bisogni (che ci sono), dei cittadini e del “mercato” ma anche rispetto allo sforzo economico fatto. Quanto ci sono costate, ad esempio, queste 34 tracce gps? Bisogna aggiungere che tra quei 34 ci sono sentieri fatti e tracciati già dal Consorzio di Bonifica del Gargano mentre il resto è costituito quasi del tutto da mulattiere utilizzate da agricoltori e pastori. Altra riflessione: al turista cosa vogliamo offrire? Sentieri senza alcuna indicazione, tabella, spiegazione. Ai camminatori mi rivolgo, anche a coloro che si sono riuniti qualche settimana fa al Parco: non facciamoci ancora prendere in giro. Il Parco ci sta chiedendo di dire cosa non va in quei sentieri..ma cosa volete che non vada in strade frequentate tutti i giorni da lavoratori? O cosa volete che vada in sentieri escursionistici senza segnaletica? Il tutto mentre è appena uscito (con il Parco in amministrazione straordinaria, gravissimo) un bando da 200.000 euro per attività didattiche sul triennio..un bando con dei requisiti d’accesso che paiono fatti a misura per qualcuno (scommettiamo…?) e con Pasqua di mezzo. Ah, dimenticavo il bando per piazzare un giornalista con i soldi destinati Area Marina Protetta di Tremiti…i soliti “piccoli” escamotage. Ha tutto

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I riti persi della settimana santa a Ischitella

di Gianluca Battista Chissà quanti articoli avete letto in questi giorni sulla settimana santa…una montagna probabilmente. Se poi ci aggiungiamo quelli scritti gli scorsi anni, il volume delle fonti aumenta a dismisura. Ma che ci posso fare, anche io devo dire la mia su questo evento. Tuttavia, dopo un certosino lavoro di indagine sui riti della settimana santa a Ischitella, sono riuscito, a recuperare qualche curiosità sconosciuta ai più. Intendiamoci, non tutto sarà nuovo per voi. Un po qui e un po là troverete notizie già note, che avrete fatte vostre già da anni. A conclusione della lettura di questo articolo sulla settimana santa di Ischitella (quella persa), potreste avere molte incognite…. Partiamo dalle cose semplici, parlando al passato : la Settimana santa di Ischitella comincia ufficialmente quando ci si scambia i ramoscelli d’ulivo la domenica delle palme, tocca il culmine durante le due processioni: quella dell’Addolorata e quella del Cristo morto, per poi concludersi la domenica di Resurrezione. Primi riti pasquali si ebbero a Ischitella intorno agli inizi del 700. Furono allora i cosiddetti “Disciplinati” congrega devota al SS. Crocifisso di Varano che non si flagellava solo per implorare le tante sospirate piogge, ma imitava il Cristo anche nei momenti di passione facendo Penitenza. I riti andarono sempre più crescendo con l’edificazione della spettacolare chiesa del Purgatorio e la sua congrega dell’orazione e morte. A differenza di ciò che accade oggi, essi avevano luogo dal giovedì santo e il venerdì santo con la visita dei sepolcri visitati per sette volte, e a parteciparvi erano tutte le congreghe. In più ogni confraternita, facendo pellegrinaggio ai sepolcri (intesi una volta nel vero senso della parola, il Cristo morto veniva esposto dal Giovedì Santo) recavano le tradizionali “Lagane e laganelle” , strumento in legno dal suono particolare, un caratteristico “trac- trac” che

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Luigi, 24 anni e pastore per vocazione: “Per il mio gregge ho rinunciato all’università”

di Lorenzo Scaraggi Siamo a Carpino, in Puglia, sul Gargano. Luigi ha 24 anni e quando ne aveva 18 ha fatto una scelta radicale: fare il pastore come suo padre e suo nonno. “Dopo il diploma i miei genitori avrebbero voluto che mi iscrivessi alla facoltà di Veterinaria, ma sentivo che se avessi lasciato le nostre greggi sarebbe tutto scomparso nell’arco di pochi anni”. Una scelta guidata anche da una visione innovativa della pastorizia, volta al biologico. Luigi aspetta che l’erba dei pascoli cresca in maniera spontanea, evitando l’uso di fertilizzanti, e per i suoi capi sceglie soltanto medicinali che non lascino residui nel latte o nelle carni. “Fare questo tipo di scelte – conclude – comporta più sacrifici e spese maggiori, ma io ho deciso di fare questo lavoro perché ho rispetto per la natura, per gli animali e soprattutto per gli uomini che mangiano i formaggi che produco” Fonte Repubblica.tv

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Ancora una volta in fiamme l’albero “sacro” a San Michele a pochi metri dal Santuario UNESCO

Giorni fa ho appena ricevuto queste foto da Monte Sant’Angelo.Hanno ulteriormente bruciato l’olmo di San Michele, un antico albero legato al culto di San Michele a poca distanza dall’omonima grotta santuario e sito UNESCO. Mi chiedo solo…Perché? Ciao Domenico, oggi hanno dato alle fiamme il vecchio tronco dell’olmo di San Michele. Ti invio le foto, prima che intervenissero i vigili del fuoco. Lo so, l’albero, simbolo vivente del culto dell’Angelo, è morto da anni. Sicuramente quel tronco monco e marcescente non avrebbe resistito ancora a lungo, ma il voler a tutti i costi incenerire deliberatamente tanto passato fa male lo stesso. L’azione violenta mi ha fatto pensare alla profanazione di una tomba, così come le parole dei carabinieri che erano lì con me:” Non si può bruciare la storia, tutti sapevano questo legno cos’è stato”. Ti saluto, con la stima che serbo per te.A. P.

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