Tra le maschere tradizionali del carnevale di San Giovanni Rotondo ce n’erano due che in particolare catturano l’attenzione per i loro significati antropologici e storici.
Lu Carlucc, relitto di figure legate a riti ancestrali millenari (ancora in uso in molti paesi del sud e in Sardegna) e lu Scekavone, lo schiavone, maschera a cavallo che forse ricorda la concessione del feudo di San Giovanni Rotondo a Skanderbeg (fine secolo XV).
Lu carlucc:
Foto Progetto Cala la Sera |
Era la maschera che apriva la sfilata. Indossava una veste di pelle di capra o di agnello, un cappello bianco a forma di cono allungato, alla cui punta vi erano dei campanellini (“Carlucce”, da questo deriva il nome della maschera) e una cintura dalla quale pendevano delle campanelle. Saltava e ballava al ritmo de “lu buchete-e-bù”, de “lu scisciulu”, de “lu murtale” e della fisarmonica.
Lu Scekavone:
Era un giovane che sfilava a cavallo. Il cavallo era coperto da un drappo o da una coperta di seta colorata. La coda e la criniera erano intrecciate con nastri colorati. Il cavaliere indossava un vestito di raso lucente e un largo mantello, anch’esso di raso. Portava una borsetta elegante contenente o confetti o coriandoli o petali di fiori che distribuiva durante la sfilata alle belle ragazze. Indossava guanti bianchi ed era armato di balestra con la quale lanciava fiori sui balconi.
Lu Sckavone, travestito da donna, ingannava i custodi dei castelli con lo scopo di rapire le castellane.