Grazie al prezioso invio di Massimo Tardio, ho tra le mani una corrispondenza affascinante tratta da un vecchio giornale, “Il Lucifero”, risalente al 23 Novembre 1842.
Si tratta di una lettera in cui il signor G. Libetta scrive al signor Cirelli per confrontarsi su un argomento che ha sempre stuzzicato la curiosità e il dibattito: l’influenza delle fasi lunari sul taglio del legno da costruzione, in particolare con riferimento al Bosco Sfilzi, oggi parte della Foresta Umbra.
È un tuffo nel passato e nel sapere pratico che affonda le radici nell’esperienza pratica e che ci invita a guardare al sapere dei nostri antenati con rinnovato interesse ma sempre con approccio scientifico.

Mio caro Signor Cirelli,
Ho letto sul vostro Lucifero del 10 Agosto n.º 27 (nè vi sorprenda la data un pò vecchietta, chè raramente le mie facende mi concedono tempo da leggere Giornali) un articolo che s’intitola L’influenza della luna in Agricoltura del chiarissimo professore Giuseppe Cua. In essa dice il ch. A. che tun pregiudizio molto profondamente radicato è quello di non tagliar legni da costruzione se non in certe epoche della luna, perchè facendo altrimenti credesi che saranno molto più presto corrosi dagli insetti. E più sotto ragionando dell’esperienze che il sig. Du Puits de Maconex sul soggetto si propone di fare, aggiunge: Ci auguriamo di vivere lungamente noi ed il suddetto sperimentatore per conoscere i risultati di queste sperienze, che alla fine non potranno valere quanto quelle fatte collo stesso scopo per ventiquattro anni du Duhamel, e per moltissimi anni da la Quintinie, Rozier ed altri celebri Agronomi, che han dimostrato con raziocini e con fatti la niuna influenza delle fasi lunari in Agricoltura.
Io rispettando sommamente l’opinione del ch. professore, e facendo di berretta a tanti illustri nomi, non per mettere in aia colli scienzati; (che non mi sento gli omeri da tanto) ma per amore del proprio mestiere devo asserire, dopo una pratica di venti lunghi anni, che la decrescenza della luna sia una delle circostanze favorevoli al taglio degli alberi d’alto fusto per uso di costruzioni, onde ottenere legno della massima possibile durata e… ma parmi già di sentirvi dire Ecco un Lunatico bello e buono – Ad esimermi dunque dalla taccia di cieco credente ai misteri di Cinzia, devo necessariamente tesservi filo filo istoria della mia conversione al giusto e moderato culto che dal legnaiuolo deve prestarsi alla Diva che inargenta le piante delle foreste. Quando io venni nel 1822 in questo vasto bosco di Sfilzi sito nel centro del Garganico Promontorio (nè mi domandate come vi capitai, chè (Infandum….. jubes renovare dolorem) credeva la luna altro rapporto non avere colle selve se non
Tra gl’intrigati rami
Penetrando furtiva
A regolar gl’incerti passi…
E comunque leggessi, come tuttora si legge, nei contratti che si fanno dalla Real Marina, parlando di legnami da costruzione, tagliati nella mancanza di Gennaro pure perchè noi ordinariamente sogliamo passare assai leggiermente sopra quelle cose che non intendiamo o di cui non sappiamo renderci ragione, io mai aveva fermata la mia attenzione sopra tale espressione cardinale de’ Rogiti.
Era un mattino del mese di Febraro del suindicato infausto anno, quando ricevei commissione d’una colomba, o chiglia di barca della lunghezza di 60 palmi. Colla lettera alla mano, chiamato il mio capo-taglia legne, a nome (poichè voglio anche io citarvi il mio testo) Giuseppe Rado da Vieste, le diedi ordine di trovar la pianta per l’oggetto. Dopo tre ore d’indagini, l’albero fu rinvenuto. Era un cerro di tre palmi di diametro. Avendone misurata l’altezza, e praticate le altre solite ispezioni, dissi all’operaio: tagliatelo. Costui immobile, colla scure sulle spalle, cogli occhi fissi al suolo, aprendo un dopo l’altro le dita della sinistra, cominciò a dire a voce sommessa – L’Epatta è sett., e diciotto ne abbiamo del mese e fan venticinque. Marzo, Aprile, Maggio… Che diamine vai tu mormorando, mettiti a recidere Sto vedendo che la mancanza è passata da parecchi giorni; che anzi questa sera o domani fa il primo quarto – Taglia, taglia, con un sorriso di compassione io le risposi. Ed egli brontolando, e forse compassionando alla sua volta la mia ignoranza, si pose al lavoro. Intanto io diceva a me stesso… sarebbe bella che dopo aver passati i più belli tre lustri di mia vita a calcolar le Anomalie, ed in minuti primi e secondi la distanza dal sole dal nostro Satellite, dovessi anche nei boschi tenere registro della età della luna, e delle sue fasi!
Quando l’albero fu atterrato, il tagliatore avvicinandosi mi disse: mi avete voluto fare abbattere questo cerro di crescenza, facciamole ora un segno, che poi si farò vedere la differenza da quelli tagliati di mancanza. Ed io a ridere. Ed egli ad insistere. Alla fin de’ conti, per levarmelo d’intorno, le dissi: ebbene, metti pure questo segno. Ed egli diede due colpi di accetta alla ceppaia. E così continuando per tutto quell’anno di mio tirocinio, furono marcati tutti i ceppi degli alberi recisi a luna crescente.
Era scorso più di un anno quando girando il bosco col mio tagliatore, entrando egli in parole: ecco, mi disse, la bella colomba che volevate mandare a Trani l’anno passato: meno male che queste barche mai muoiono di vecchiaia. E così dicendo mi additò il pedale del cerro di sopra indicato, il quale in effetti era fracido in modo che colle mani se ne strappavano i pezzi. Allora mi venne vaghezza di girare per tutti i pedali degli alberi marcati come vi dissi, che rinvenni chi più chi meno infracidito, laddove i non segnati, che eran quelli tagliati a luna scema, erano tuttavia quali colla corteccia ancora attaccata all’alburno, quali intieri, quali appena tocchi dagl’insetti. Ed avendo io già da me osservato senza potere intenderne la ragione, che delle ceppaie degli alberi recisi nello stesso anno alcune marcivano nel corso dell’anno medesimo, mentre altre si tenevano intatte, presi occasione da questa circostanza per cominciare una serie di esperienze, e tenere registro esatto delle epoche in cui ciascun albero veniva tagliato, dello stato dell’atmosfera, dell’età della luna ec.. E da tanti sperimenti non mai interrotti, dopo pochi anni, mi convinsi pienamente, che tutte le arti hanno i loro Empirici, e che gli aforismi di questi non sempre son da tenersi per mellonaggini.
Io non vi starò ad annoiare col dirvi quanto da me fu praticato onde assicurarmi di un fenomeno di cui non sapeva persuadermi: mi basta solamente l’accennarvi che non una ma le mille volte osservai che i pedali degli alberi recisi nella luna decrescente di Aprile (che è la stagione in cui gli alberi vanno in amore e la più sfavorevole al taglio) siansi marciti quasi contemporaneamente a quelli delle piante abbattute a luna crescente nella stagione più opportuna, cioè in Gennajo. E passando dagli alberi di alto fusto ai legni di minor dimensione, ho veduto costantemente che i pali da far siepi, o da darsi puntatori alle giovani piante, o per sostegno di viti, durano sei, sette, e più anni se son recisi a luna mancante, laddove non arrivano al secondo anno se lo furono nelle prime Fasi. I nostri contadini ci danno giornalmente un esperimento di simil fatta, mentre per siepare le vigne, gli orti, recidono i pali con tutte le precauzioni nelle debite mancanze, laddove per cingere i seminati di siepi, che non devono durare oltre il ricolto della messe, tagliano quando gliene viene il destro, ed ordinariamente queste siepi periscono di fracidume nell’autunno seguente.
Ora, mio caro sig. Cirelli, mi si dica pure che l’astro argenteo non ha influenza che nelle maree e nella testa degl’ignoranti. Si predichi pure essere un pregiudizio che i legnami da costruzione debbano tagliarsi in certe epoche della luna; che io tengo queste gratuite assertive per proposizioni che nulla dimostrano. Quando sarassi spiegato come sia impossibile, o contrario alle leggi fisiche regolatrici della vegetazione esercitarsi dalla Luna alcuna azione sopra i fluidi delle piante, allora dirò essere una mera illusione tutto ciò che accade sotto i miei occhi. Per ora osservo costantemente e tocco tutti i giorni con mani i legnami recisi nelle prime Fasi della luna deperire più sollecitamente di quelli recisi al termine della lunazione. Come ciò accada, perchè ciò avvenga, io non saprei dirvi, e lascio tal disputa ai dotti, ed ai Fisici. Io mi giovo dell’effetto, poco badando alla causa quando la mia mente è soverchio limitata a poterla intendere. Ha d’altronde è un principio ammesso da tutti avere un legno tanta maggior durata, quanto meno di fluido si trova nei suoi pori al momento della recisione, e da ciò il sistema, tanto raccomandato da Buffon e da altri celebri naturalisti, di sbucciare gli alberi prima del taglio, o d’intaccarne la corteccia, e di abbatterli durante l’inverno. E se la luna spiega un’azione così visibile e potente sull’enorme volume delle acque dell’Oceano perchè non potrebbe esercitarla sopra i liquidi de’ vegetali? E l’osservazione che le maree siano più sensibili nei pleniluni, vale a dire che l’attrazione della luna sia maggiore in quell’epoca della sua età, non coinciderebbe bene colla maggior quantità di umore che all’istessa epoca debbe trovarsi nella parte superiore dell’albero per accelerarne il deperimento del legno? O se, come la Fisica c’insegna, la luce ha tanta influenza sulla vegetazione, o sia sopra i succhi delle piante, questa luce della luna (la quale sebbene riflessa è pure una luce) non potrebbe averne alcuna? Ed avendola, non potrebbe il suo effetto esser maggiore quando essa succede immediatamente a quella del sole (come nel 1. e 2.° quarto) e minore quando alla luce dell’astro vivificatore succede immediatamente l’oscurità (come nella 3. ed ultima Fase) e quindi il chiaro di luna?… Ma posto che in veruna di queste congetture i Fisici potessero rinvenire alcun conforto a spiegar l’influenza di quest’astro a noi tanto vicino su i liquidi degli alberi, sarà questo forse il primo fenomeno di cui gli uomini non sappiano rendersi ragione, non ostante che la nostra ignoranza e superbia si ostinino a voler tutti indagare i segreti della sapienza infinita?
Mi accorgo di aver soverchiamente abusato con questa lunga filastrocca della vostra pazienza; che perciò ritornando là onde mi son dipartito, e lasciando stare dall’un de’ lati le teorie, poggiandomi solamente ad una pratica di quattro intieri lustri, dico: che ad ottener legnami che meglio resistano alla edacità del tempo, nel momento di abbattere la pianta a tre circostanze deve porsi mente da chiunque attenda al taglio de’ boschi, e ciò indipendentemente dall’età dell’albero, di cui non è qui luogo di ragionare. Primieramente la stagione addetta al taglio deve esser quella in cui il primo od il secondo succo ascendente non ancora abbia cominciato a circolare nelle vene della pianta: nell’epoca in cui gli alberi dormono, al dir de’ pratici, ciocchè accade nel mese di Decembre Gennaro, e Febraro: prima che gli alberi vadano in amore; o nel mese di Agosto prima della cacciata di autunno. Alcuni tagliano solamente da Novembre a tutto Febraro, locchè non disapprovo, ma ho visto che in Agosto le piante tengono tanto poco succo, ed il legno è sordo quanto in Novembre e Dicembre. I venti che si richiedono nei giorni del taglio sono quelli che mantengono l’atmosfera sgombra di umido e di vapori. Presso noi sono a ciò propizi i venti da tramontana e da Greco: sono infausti i venti da levante, scirocco, e libeccio, che tengono i pori dell’albero più aperti, e più carichi di umore. E finalmente bisogna tagliar sempre nella mancanza della luna, che anzi quanto più la lunazione si avvicinerà al suo termine tanto meno si troverà che i succhi affluiscono al fusto della pianta. Stagione, adunque, stato dell’atmosfera, ed età della luna sono le tre cause (o concause che vogliate addimandarle) ciascuna delle quali contribuisce a richiamare maggiore o minor quantità di umore nella parte superiore dell’albero, e quindi a dilatarne o restringerne le fibre, a far che il legname riesca più o meno ristretto e compatto, dal che dipende la sua maggiore o minor durata. La concorrenza favorevole di queste tre concause riunite vi darà il legname della massima perfezione; non perciò la mancanza di una di esse farà svanire il vantaggio delle altre. Val quanto dire che il legname tagliato nel mese di Gennaro con vento da tramontana nella mancanza della luna, resisterà più di quello reciso nello stesso mese, collo stesso vento, ma a luna crescente: e questo sarà più durevole di quello tagliato nella crescenza, con vento da scirocco; il quale pure avrà vantaggio sopra quello reciso colle stesse circostanze, ma in altri mesi dell’anno.
Vivete sano, ed abbiatemi pel
Vostro Devotissimo Servo ed Amico
G. LIBETTA.
Fonte: Il Lucifero, giornale scientifico, letterario, artistico, agronomico, industriale (anno quinto, numero 42m mercoledì 23 novembre 1842)

È meraviglioso!! Grazie 👏