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Ricerca petrolio in Puglia…la regione dice “no grazie”

COMUNICATO STAMPA UFFICIALE REGIONE PUGLIA

La Conferenza di Servizi ha detto NO. Il parere della Regione Puglia,
nel procedimento di Via relativo ai permessi ricerca di idrocarburi
della Northern Petroleum lungo la costa pugliese, resta negativo per
ognuno dei sette progetti presentati.
Anche se la N.P. aveva provveduto a spostare le piattoforme dalle 12 miglia previste in un primo tempo, alle 15 miglia attuali.
In realtà, il parere dato dalla Regione fonda sull’impossibilità di
esprimere una valutazione complessiva, come dice la norma per la VIA. Il
progetto presentato dalla società petrolifera,infatti, riguardando solo
il primo lotto degli interventi richiesti per la ricerca, si limita
all’esame del rischio sismico, evitando in tal modo la valutazione
complessiva delle criticità ambientali che possono derivare
dall’attività di “prospezione, ricerca e coltivazione” degli
idrocarburi.

“ Sebbene la normativa vigente per la concessione della VIA – spiega
l’assessore all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, in conferenza stampa con il
responsabile del servizio ambiente e demanio della Capitaneria di Porto
di Bari, Cap. di Fregata, Alessandro Cortesi e con il dirigente
dell’Area per la Tutela e Sicurezza Ambientale, Antonello Antonicelli-
non preveda che gli Enti Locali esprimano un parere se le opere sono
poste oltre le 12 miglia dalla costa, riservando tale prerogativa solo
alla Regione, noi abbiamo voluto egualmente essere confortati dal loro
parere.Tutti quelli pervenuti, sia con nota scritta che con la presenza
degli Amministratori, sono negativi. Le 15 miglia, pur essendo acque
internazionali, costituiscono sempre un’area di interesse economico
esclusivo del nostro Paese.
“Vedremo. Continua l’assessore- se il Ministero per l’Ambiente vorrà
ugualmente rilasciare questo permesso, ignorando il rilevantissimo
impatto ambientale che, in un corridoio di mare come l’Adriatico
avrebbero le piattaforme petrolifere off shore con conseguente attività
di desolforazione che verrebbe eseguita il loco, e dovuta all’elevato
tenore di zolfo degli idrocarburi adriatici”.
E sì, perché questo nostro petrolio non sarebbe nemmeno di grande
qualità ( lo chiamano infatti petrolio amaro) e necessiterebbe, quindi,
di pesanti processi di raffinazione.
Quello che fa la Regione è un discorso di principio: perché, trattandosi
di sette aree marine contigue ( e nelle quali, peraltro, sono già
attivi o in procinto di esserlo vari programmi energetici) la N.p. ha
suddiviso la zona in sette aree adiacenti
invece di presentare un’unica istanza di compatibilità ambientale? E
per quale motivo scorporare in tre fasi ogni progetto, impedendo, in tal
modo una valutazione complessiva?
E per un petrolio “no buono” vale veramente la pena esporre a rischio la
pesca, l’eventualità di inciampare in ordigni bellici regalati alle
profondità del mare dalle guerre, soffiare nell’aria zolfo (che i venti
portano ovunque) e contravvenire ai vincoli protezionistici europei
sulle colonie di Poseidonia e su quelle di Coralligeno bianco per il
quale è stato tra l’altro appena stato varato un bando per un milione di
euro?
Insomma, come avrebbe potuto, la Puglia, dichiararsi favorevole
nell’ambito del procedimento di VIA senza aver potuto esaminare e
vagliare ogni aspetto relativo alla presenza di queste piattaforme? La
parola passa ora al Ministero…

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