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L’isola di Pelagosa fu acquistata dal Vescovo di Vieste nel 1591, e poi?

Grazie alla segnalazione di Antonio Trinchese, con cui ho intrattenuto una corrispondenza virtuale rispetto alle vicende dell’isola di Pelagosa, sono riuscito a reperire, presso l’Archivio di Stato di Ascoli Piceno, un importante documento attestante la proprietà, da parte del vescovo di Vieste, dell’isola dei Pelagosa alla fine del XVI secolo.

E’ il 30 novembre del 1591 ed il Vescovo di Vieste invia una lettera al Consiglio degli Anziani di Ascoli ai quali chiede raccomandazione, presso il Senato Veneziano (ed al sig. Desiderio nello specifico), per il consenso al possesso dell’isola di Pelagrosa, da lui acquistata; raccomanda, inoltre, di concedergli il favore di inserire suo fratello Perfecto nei prossimi bussali per gli uffici cittadini.

E’ una traccia importante per ricostruire le vicende che hanno visto la piccola isola nel mezzo dell’Adriatico passare dall’influenza della Serenissima (Venezia), a quella documentata di Hvar (tra XVII e XVIII secolo), passando per quella incerta ma paventata (anche a più riprese nel corso del XVIII) del Regno di Napoli/delle due Sicilie fino all’effettivo possesso da parte dell’Impero Austro-ungarico che vi costruì il faro nel 1875, possesso a cui pose fine l’Italia nel 1915 con l’occupazione dell’isola (ricordiamo che l’isola è stata assegnata all’ex Jugoslavia nel 1947 ed oggi è, a pieno diritto, della Croazia).

La domanda a cui trovare risposta, a questo punto, è: cosa ne fu dell’isola dopo l’acquisto da parte del Vescovo di Vieste?
Fonti da verificare (da ricercare negli archivi di Venezia) parlerebbero di un atto di compravendita avallato dagli allora Re di Napoli e Doge di Venezia, da parte di una famiglia croata (Borcic); ciò che è certo è che all’inizio del sec. XIX sia Regno di Napoli che Impero Austro-Ungarico affermavano l’appartenenza dell’isola al proprio Stato ma tutta la documentazione rinvenuta al momento, a partire dal XVII secolo, parla di rapporti ufficiali tra costa dalmata e Pelagosa (si veda, ad esempio, la parrocchia di appartenenza) mentre gli italiani (da Tremiti e da Vieste) ci andavano solo per pesca.

Ed ora torniamo al documento riportandone, dove sono riuscito ad interpretarlo, la trascrizione integrale; a tal proposito ogni aiuto è ben accetto e sarà ringraziato pubblicamente in questo post.
Prima una doverosa precisazione: chiedo a chiunque voglia disporre di questo materiale di citare la fonte (l’Archivio di Stato di Ascoli Piceno nonchè questo blog, grazie).

Fonte: Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Fondo “Archivio Segreto Anzianale”, Busta VIII, Fasc. V (di Vincenzo Serafini)

Fronte:

Molto Ill.mi s.ri miei
Perchè fin qui mi ho speso più de 400 ducati per haver un’isola discosto di qui trenta miglia, chiamato La Pelagrosa, et hora ho mandato in Roma per la espiditione. Però mando il (?) a posto dall’s.rie V.V. m.m Ill.e, che se vogliano degnare ricevere (?) una lettera al Signor Desiderio per mia racc.ne (raccomandazione?): ma di buono inchiostro; et quella mandarmi per il ponte (?); perchè subbito voglio mandare D. Ascanio Nardinochi in Venezia p haver il consenso del posesso dal Senato Venetiano.
In dire m’ serra’ de gran favore, che nello refare le bussule, siano contente mettere Perfecto mio fratello nell’offizi; che dell’uno, et l’altro favore li restorò con obbligo; et per fine li pregho dal N.S. Iddio ogni prosperità, et contento. De Vieste questo di V de 9mbre 1591.

D.D.S.rie V.V. M°. Ill.e Ser.re (servitore), et figliolo (?)

Retro:

Viesti
Mons. Vito. l’ultimo di novemnbe 1591 desidera un’altra (?) Monsig. Guidoni (?) haver il contrato dell’Isola di Pilagroza dalla Rep. Venetiana et che li metta Perfetto (?) degli offici.


Concludo con una riflessione personale: di chi sia oggi amministrativamente Pelagosa poco deve interessare, ciò che va evidenziato (e che la storia ci insegna attraverso tracce archeologiche e documenti) è come questa piccola isola sia stata, sin dal neolitico, ponte tra due sponde opposte, oggi tanto vicine quanto lontane, purtroppo.Forse dovremmo davvero impegnarci per tornare a dialogare con i dalmati, intessere rapporti commerciali, politici, culturali e turistici.

Altre letture:
L’immaginaria vicenda delle isole di Pelagosa “colonizzate dai Borbone e dimenticate dai Savoia”

Vi ricordo che effettuiamo escursioni guidate all’isola di Pelagosa, siamo gli unici dall’Italia (clicca qui per altre informazioni).

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