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I lupi tornano ad abitare nei boschi del Gargano, un’altra prova

“Abbiamo
cercato di comunicare con l’ente parco. L’unica risposta è che non c’è
stata risposta

Esemplari
di passaggio se ne erano segnalati anche in passato. Ma la notizia è
che il 26 maggio, poco più di un mese fa, il gruppo di ricerca sulla
fauna vertebrata terrestre dell’Università degli studi di Bari ha visto
premiare i pazienti appostamenti e le ore passate a visionare le
immagini scattate dalle fototrappole. Una coppia di lupi, il maschio
rigorosamente davanti, la femmina immediatamente dietro tra i faggi
della foresta Umbra, sul Gargano. Due cosiddetti esemplari «alfa»,
ovvero capi branco.

La femmina era stata beccata da sola, per la
prima volta, nel 2009 e le mammelle gonfie erano chiaramente indicative
del suo stato. «La presenza di esemplari in allattamento – dicono dal
gruppo di ricerca del dipartimento di Biologia dell’Università di Bari,
costituito dai dottori Rocco Sorino, Lorenzo Gaudiano, Manuel Marra e
Serena Scorrano, coordinati dal professor Giuseppe Corriero –
fotografati a distanza di due anni, risulta di notevole rilevanza poiché
suggerisce che almeno un nucleo riproduttivo si sia stabilizzato
nell’area forestale del Parco».

Insomma, il lupo, non un ibrido
di canide, non una razza imbastardita, ma il lupo, quello vero, è
tornato ad abitare in maniera stanziale, ha ritrovato le condizioni
ambientali ideali per vivere sul Gargano. La scoperta è importante per
una molteplicità di aspetti. In primo luogo perché siamo in un parco
nazionale (istituito il 4 agosto 1995) e il ritorno del lupo potrebbe
essere la prova provata che il sistema di tutela ambientale ha
funzionato a dovere, favorendo la ricostituzione di habitat propizi per
la riproduzione di specie animali e la ricomposizione del rapporto (e
dell’equilibrio dato dalla catena alimentare) predatore-preda.
Ma le
foto dei lupi alfa sono oltremodo interessanti perché scattate in un
sistema confinato, quello della foresta Umbra, che ha da un lato il mare
e dall’altro il tavoliere delle Puglie, la pianura.

Lupi sono
stati sorpresi circa un anno dalle fototrappole anche nel parco
nazionale dell’Alta Murgia, nel Barese, ma lì il sistema ambientale
presenta caratteri di continuità in particolare con la Murgia lucana.
Sul Gargano, invece, i lupi ci sono arrivati attraversando ambienti
ostili alla loro sopravvivenza. Verosimilmente il luogo d’origine dal
quale si sono mossi sono le aree appenniniche della Campania o del
Molise. La scoperta del ritorno del lupo è insieme una grande
opportunità per chi la sa valutare (ovunque, nei parchi nazionali, viene
vissuta come un’attrattiva per chi viaggia con finalità di svago o con
interessi scientifici), ma può diventare un problema se non ottiene
alcun tipo di risonanza da parte degli organismi di gestione dell’area
naturale che li ospita.

«In effetti – spiega Corriero – abbiamo
cercato di comunicare con l’ente parco. L’unica risposta è che non c’è
stata risposta»
. Il lavoro di ricerca che ha portato all’identificazione
del lupo sul Gargano è condotto da un gruppo di «precari». Lavorano nel
palazzo degli istituti biologici nel Campus (via Amendola) e tengono su
anche un museo zoologico, che non gode di alcun finanziamento, eppure,
grazie al paziente lavoro di dottorandi e ricercatori costretti spesso
ad autotassarsi è visitato ogni da 3.000 studenti. Chissà se la notizia
della scoperta dei lupi smuova un po’ le acque. Perché l’individuazione
dei due esemplari dovrebbe essere l’inizio e non la fine di un lavoro di
ricerca.
«Ora – spiegano i ricercatori – risulterà fondamentale
determinare l’entità numerica del nucleo nonché approfondire le
conoscenze circa le interazioni tra le componenti ambientali e quelle
introdotte dall’azione dell’uomo e il ruolo ecologico della specie nel
delicato ecosistema delle foreste». Poi i risultati della ricerca vanno
interpretati, «possibilmente in sinergia con l’Ente parco nazionale del
Gargano». 

Fonte: Gazzettadelmezzogiorno.it


Ne abbiamo parlato anche in precedenza…clicca qui

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