di Domenico Sergio Antonacci
Ricordate il post sul fatto che la Regione Puglia si riprende i tratturi?
Ne torniamo a parlare attraverso l’appello del Forum Nazionale Salviamo il paesaggio Difendiamo i territori
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In questo scampolo di legislatura regionale, appare
inutile ed incomprensibile il desiderio di disciplinare un bene comune
così importante, non soltanto per il paesaggio e le tradizioni pugliesi,
ma per le incidenze economiche e sociali di elevato impatto che
promuove, senza una visione di lungo periodo.
Mercoledì 23 gennaio andrà in Aula del Consiglio Regionale per
l’approvazione, un testo di Legge che tende a parificare i suoli dei
Tratturi – portatori di una secolare storia economica, giuridica e
sociale – con i terreni ex 0.N.C., divenuti un insostenibile peso senza
futuro.
La rete dei Tratturi rappresenta una risorsa del territorio, oltre
che un patrimonio del paesaggio, dal quale non si può e non si deve
prescindere per guardare al futuro in un’ottica di sviluppo sostenibile,
compatibile con le tradizioni, gli orizzonti e le eccellenze produttive
pugliesi.
L’attuale normativa non è antichissima, fa capo alla Legge 29/2003:
dopo secoli di abbandono e di indifferenza, soltanto da dieci anni si è
tornati a parlare di valorizzazione e di fruizione turistico ambientale,
prevedendo in capo ai Comuni la responsabilità di redigere un “Piano Comunale dei Tratturi”
per determinare la destinazione d’uso di tratturi, tratturelli, bracci e
riposi. Una potestà legislativa che il nuovo DDL scardina in favore di
un “Quadro di Assetto Regionale”, con cui la Regione intende sostituirsi ai Comuni nella definizione delle destinazioni d’uso delle aree tratturali. Un inquietante e definitivo esproprio di compiti e funzioni contro ogni logica di buona pratica urbanistica,
avverso ogni buon principio di sussidiarietà, giustificato
probabilmente da uno sguardo proiettato alle possibili entrate immediate
che deriveranno dalle alienazioni, decise a Bari e trattenute a Bari,
senza alcuna prospettiva per le comunità locali.
Le sottoscritte Associazioni evidenziano un pericolo per il paesaggio pugliese,
per la sua identità e per la valorizzazione e fruizione turistica delle
già fragili aree interne e rurali, appellandosi affinché possa essere
ritirato, rivisto, emendato sulla base delle osservazioni negative già pervenute dall’ANCI Puglia e – magari – concertato con i Comuni.