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Zia Maria, zia Tanella e mamma Lina, 256 anni in tre, sono le regine del pane del Gargano. Una storia italiana

“La prima volta che ho visto un ipermercato è stata nel 1998 – racconta Antonio – ed è stata una sensazione di sconcerto. Non capivo perché se ne sentisse il bisogno”. Si tratta di un’ode all’economia familiare circolare totale, dove tutto viene recuperato: per esempio, ci sono croste del pane secco? Diventano cibo per le galline. La farina di grano tenero diventa pane, pasta fresca, biscotti per l’alimentazione di tutti i giorni, la frutta estiva conserva per l’inverno. Nulla si spreca.

Una volta lo sapevano tutti, adesso in tempi di pane da ipermercato sente il bisogno di ricordarlo. E sogna un ritorno all’economia virtuosa, quella famigliare circolare che lui sta cercando di allargare agli allevatori e agricoltori del territorio. La “famiglia allargata” fatta con allevatori come Michele Sabatino, che alleva maiali neri dauno, una razza autoctona, e seleziona capre garganiche, e la pecora gentile di puglia e fornisce carni. O come Bramante che nella sua masseria ha 120 mucche podoliche che vivono allo stato semibrado con quasi 3 ettari a disposizione per ciascuna. Qui si producono solo due chili al giorno di ricotta di podolica che non avrebbe mercato: troppo poca per entrare in commercio e troppa per il fabbisogno dell’allevatore, finisce nelle focacce Sammarco. Come tutte le scorze del pane che affettano finisce nel becchine delle galline. Un grande circolo virtuoso di territorio all’insegna della qualità e del risparmio di risorse.

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