Se i danni materiali non sono ingenti, il terrore delle popolazioni, tuttavia, rende la situazione molto grave. La più viva impressione ha prodotto un comunicato dell’osservatorio geosismico di Napoli, secondo cui gli abitanti devono prepararsi al ripetersi del terremoto: si tratta di un assestamento che deve giungere al suo compimento. La fuga dalle zone terremotate si fa di ora in ora più precipitosa. I treni sono stati presi d’assalto. I villeggianti delle spiagge adriatiche hanno interrotto bruscamente la villeggiatura e si sono uniti ai locali nella fuga disperata. Anche questa notte la popolazione dormirà all’aperto. L’esodo – se così può definirsi – dalle abitazioni di migliaia di persone è cominciato all’imbrunire. Molti abitanti, in lunghe teorie, alcuni trasportanti anche materassi, si sono avviati verso le campagne vicine, mentre altri hanno preferito accamparsi nelle piazze.
E’ uno spettacolo pietoso vedere tanta povera gente – donne, bambini, vecchi – distesa sul nudo suolo aspettando che trascorra la notte. Si avverte ora acutamente il bisogno di avere a disposizione delle baracche, perché la popolazione non rientra nelle case: non c’è un solo spiazzo dove non sia stata messa su alla buona una qualsiasi tenda con lettini ambulanti. Da Napoli sono giunte in giornata squadre della Croce Rossa con autoambulanze.
In foto le “cartoline macrosismiche” che venivano inviate dalle località dove si era avvertito il terremoto a Roma.
Altro: Il periodo sismico iniziò il 18 agosto 1948 con una forte scossa avvenuta alle ore 23:12 e causò danni in numerosi centri della Puglia settentrionale.
Dopo alcune repliche leggere registrate il 19, il 20 e nelle prime ore del 21 agosto, una seconda scossa forte avvenne il 21 agosto 1948 alle ore 10:45 e causò i danni più rilevanti a Vieste.
Il 23 agosto 1948, alle ore 01:16, ci fu una terza forte scossa, che aggravò i danni in tutte le località dell’area colpita; dopo questa scossa furono segnalati danni leggeri anche in alcune località della provincia di Potenza.
L’attività sismica continuò nei giorni successivi con repliche leggere e cessò nei primi giorni del settembre 1948.
Secondo dati ufficiali comunicati nel settembre 1948, gli edifici danneggiati nella provincia di Foggia furono oltre 2300, dei quali 335 (14%) furono dichiarati inabitabili, 761 (33%) danneggiati gravemente e 1231 (53%) in modo leggero. Gli accertamenti dei danni, proseguiti dopo il settembre 1948, rilevarono però un numero quasi doppio di edifici lesionati. Tali danni furono messi in relazione con le caratteristiche locali delle abitazioni, generalmente costruite direttamente sul terreno senza opere di consolidamento del sottosuolo, ricorrendo spesso a fondazioni con archi e pilastri che riducevano sensibilmente l’area di appoggio delle costruzioni. Inoltre, i solai di copertura erano avvolti con rinfianchi di materiali a secco o con malta di terra e in parecchi casi gli edifici erano già lesionati prima del terremoto.
Come detto, fra le località più colpite ci furono Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo: a Monte Sant’Angelo, una casa crollò totalmente, 100 divennero inagibili e altre 200 furono rese pericolanti e dovettero essere puntellate; a San Giovanni Rotondo, 3 case crollarono parzialmente e altre 200 furono giudicate pericolanti e dovettero essere temporaneamente abbandonate dagli abitanti. A Vieste furono danneggiati 365 edifici, di cui 15 furono giudicati inabitabili. A Orta Nova, su 2500 case, 2-3 crollarono totalmente e altre 500 (20%) subirono la caduta di volte e cornicioni e la riapertura o il peggioramento di lesioni preesistenti: 30 abitazioni dovettero essere sgomberate e altre 40 puntellate urgentemente. A Stornara una casa crollò e quasi tutte le altre furono lesionate: 20 abitazioni divennero inagibili e altre 135 dovettero essere puntellate.
A Foggia furono danneggiati 370 edifici, di cui 50 pericolanti e non riparabili risultarono da demolire, 150 gravemente dissestati e inabitabili furono giudicati riparabili con l’allontanamento temporaneo degli occupanti, 70 dovettero essere puntellati e altri 100 circa, variamente lesionati, erano riparabili senza l’allontanamento degli occupanti.
Le scosse furono sentite in varie località dell’Abruzzo, del Molise, della Basilicata e della Campania.