Sto per compiere un sacrilegio, me ne assumo la responsabilità….lo faccio eh:
le ostie piene non solo (solo) di Monte Sant’Angelo!
Aspettate montanari, vi spiego subito. Calmiiii! Cominciamo dall’inizio:
Voi immaginate la mia sorpresa durante un viaggio in Messico quando ho visto ed assaggiato le…ostie piene made in Sud America!
Lì le chiamano obleas e a quanto pare sono tipiche di molti altri paesi oltre al Messico: Colombia, Venezuela, Cile e Costa Rica e infine Spagna, la reale matrice dell’esportazione.
Diverse le interpretazioni gastronomiche, dalle novità “chimiche” dei coloranti alle varianti con cioccolato e semi vari ma la ciccia rimane la stessa.
Chissà se, come successo per molte altre tradizioni (religiose, culinarie, etc), la loro presenza sul Gargano e/o in penisola iberica non sia il risultato di una contaminazione avvenuta sotto la dominazione spagnola nel Sud Italia.
E poi no, le somiglianze non finiscono qui ma seguono le vie della transumanza e dei pellegrinaggi fino in Molise, dove le ostie piene di Agnone sono il dolce tipico del Natale. Diverse dalle “montanare” soprattutto per forma e decorazione, presentano una stella stampata sull’ostia che ricorda il bellissimo e arcaico gioiello della presentosa abruzzese.
Colpo di grazia….la leggenda agnonese dice che furono le suore clarisse del posto a inventarle, non vi ricorda qualcosa?
Potremmo dibattere ore e ore sulla loro vera origine, nel frattempo gustiamoci la loro bontà!
AGGIORNAMENTO: Michele Placentino segnala le cialde di Montecatini, con le mandorle in granella.
D’altronde pensare di unire due ingredienti così semplici e diffusi deve essere stata un’idea abbastanza diffusa!