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La figlia del dottore, una figlia che onora il padre

La figlia del dottore arriva dal Gargano e precisamente da Monte Sant’Angelo, paese d’origine del cantante e produttore del progetto, Matteo Rignanese, già membro del gruppo di musica popolare “E’llariulà” (e le sue origini non le ha tradite dato che in “che sarà” c’è un acceno di un brano popolare di Monte S.Angelo, “Mont è lu paes mije”..c’è da considerare che la canzone inizia con il verso “paese mio che stai sulla collina”).

La storia delle cover è molto variegata e complessa tanto da meritare un ampio discorso che non si può affrontare in questa sede. Tuttavia bisogna dare un contesto a questo progetto, questa “cover band” inconsueta, collocandola all’interno dell’ ampio panorama di gruppi musicali che hanno reinterpretato lavori altrui.

La pratica del coprire i brani musicali è nata negli anni ’50 in America laddove durante la piena esplosione del rock’n’roll, che era una musica nata e praticata prettamente da cantanti afroamericani, bisognava fornire delle versioni di queste canzoni più orecchiabili e fruibili dalla massa popolare e per questo venivano riadattate da artisti bianchi. Queste versioni “ripulite” finivano con l’avere più successo e quindi col coprire le versioni originali dei brani che rimanevano pressocché sconosciute. Qualche decennio dopo in Italia, per non essere da meno, dei gruppi famosi andavano a pescare dal repertorio americano e inglese traducendo, riadattando e cantando dei brani, senza dichiararne la provenienza; quindi, ancora una volta coprendoli.
Tuttavia la reinterpretazione di un’opera altrui non sempre ha lo scopo di soverchiarla e oscurarla, anzi, la maggior parte delle volte ha il proponimento molto più nobile di omaggiarla, di rendere un tributo al suo autore. E proprio in quest’ottica e con quest’etica che il gruppo “La figlia del dottore” muove i primi passi nel panorama musicale italiano. Ma lo fa con una manifestazione d’intenti alquanto singolare.
Consapevole della poco pulita operazione dei gruppi musicali italiani degli anni ‘60 e ’70 (e non solo) che hanno snaturato, talvolta anche con successo, canzoni pensate e suonate in inglese, “La figlia del dottore” ha voluto ribaltare e riscattare la situazione calando per tutta risposta una serie di  famosissimi classici italiani di quel periodo in un ambito musicale totalmente straniante, quello del rock contemporaneo (anche pesante) di matrice anglosassone.
Moltissimi classici italiani sono stati e sono tuttora cantati in altre lingue, suonati in altri modi, velocizzati, anche rifatti con un appeal più rock, ma nessuno prima d’ora ne aveva mai tentato una sistematica riproposizione con contaminazioni  hard rock, metal, stoner e quant’altro fa parte della cosiddetta cultura musicale alternativa giovanile. Nessuno prima d’ora e soprattutto nello stesso album aveva messo il riff di “Orgasmatron” dei Motorhead all’inizio del “Cuore matto” di Little Tony, suonato “Storia d’amore” di Celentano alla maniera dei Voivod e nessuno ha mai lontanamente immaginato che si potessero coniugare Ozzy Osbourne (e i Black Sabbath) e Caterina Caselli.
Questo giusto per citare gli esperimenti più azzardati, ma in generale tutto il progetto cerca il giusto compromesso ed equilibrio tra generi così diversi, che appartengono a generazioni e culture così lontane. E’ come se un adolescente “alternativo” dei nostri giorni volesse trovare il punto d’unione con i gusti musicali dei suoi genitori e per farlo abbia inventato queste cover così originali, di modo che i suoi possano scoprire e apprezzare la sua musica mentre lui riscopre e ama le loro canzoni preferite.
Al di là di un appariscente desiderio di stupire, disorientare, sperimentare,  e addirittura perturbare, “Lei mi amava, mi odiava” manifesta nel suo equilibrismo tra gli opposti un grande e rispettoso amore per questi due mondi e di riflesso per tutti i generi musicali perché la musica vera non conosce  né vuole alcuna classificazione.

Il disco ancora non è stato pubblicato ma potete ascoltare delle anteprime qui (gruppo ufficiale Facebook) e qui (Myspace ufficiale)

Per chi volesse saperne di più

Guerrica

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