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Rubrica: Archeologia del paesaggio, la toponomastica PARTE 1

di Domenico Sergio Antonacci

Un blog, è per definizione, un contenitore di notizie accompagnate da un parere personale o meglio espressione di idee personali di uno o più soggetti, insomma si può estremizzare con un “dimmi cosa scrivi e ti dirò chi sei”.

Questa premessa per introdurre una serie di post scaturiti da quelli che sono i miei studi universitari, in particolare sulla tematica della tutela e della valorizzazione del paesaggio e del territorio.
Non si può tutelare e valorizzare qualcosa senza conoscerla, dunque iniziamo dal principio con questa piccola rubrica dedicata alla toponomastica.

In passato ho scritto diversi post dove evidenziavo l’importanza della toponomastica:

Monte Civita, un esempio di quanto può essere importante una mappa
Memorie di un territorio, scoprire il centro storico di Carpino attraverso i nomi dialettali
Cartografia antica del Gargano, alcune osservazioni
Quando gli slavi erano di casa sul Gargano
Valle dell’Origoni e villaggio di Battaglia sul Gargano….misteri risolti, quasi.

Abbiamo anche introdotto l’argomento centrale di questa rubrica dedicata alla storia del paesaggio con un saggio del prof. Nello Biscotti, esperto botanico di Vico del Gargano.

Ricordo a chi volesse approcciarsi al tema della toponomastica per studio, passione o semplice curiosità di procurarsi almeno una carta I.G.M. in scala 1:25.000 del Gargano o almeno della zona interessata. La carta I.G.M. è come una macchina del tempo…in pochi centimetri torni indietro di secoli…

Adesso cominciamo.

L’archeologia delle parole: la toponomastica – Parte 1
Fonte: Carlo Tosco, Il paesaggio storico, Le fonti e i metodi di ricerca tra medioevo ed età moderna, 2009, Gius. Laterza e Figli

Il problema della localizzazione delle fonti si collega al grande ambito dei nomi assegnati agli oggetti sul territorio, che da tempo costituisce un settore privilegiato nelle ricerche storico-geografiche. La toponomastica rappresenta una vera «archeologia delle parole», uno scavo verbale che offre contributi importanti alla lettura di un paesaggio.


Come gli oggetti materiali anche i toponimi si stratificano, con livelli linguistici sovrapposti derivati dalle lingue parlate dalle popolazioni che si sono succedute storicamente sul territorio. I nomi di luogo mantengono una forte tendenza al conservatorismo e possono sopravvivere a lungo nel corso del tempo, anche quando il significato linguistico diviene opaco e non risulta più comprensibile per le popolazioni.

Terrazzamenti a Monte Sant’Angelo, foto Antonio Antonacci

Nella storia europea si è soliti distinguere tre grandi fasi di stratificazione toponomastica:
la fase preromana (che in Italia corrisponde ad un primo sostrato preindoeuropeo al quale si sovrappongono il celtico-ligure nell’Italia del Nord, l’italico in quella centro-meridionale, il punico e il greco nel Mezzogiorno e nelle isole)
la fase di romanizzazione (ovviamente limitata ai territori raggiunti dall’impero)
la fase medievale, legata alla formazione delle lingue moderne.

I1 medioevo rappresenta un periodo molto ricco per la produzione di nuovi toponimi, in un quadro che tende a stabilizzarsi e a subire poche variazioni nei periodi successivi. Negli anni posteriori al Mille i documenti registrano uno straordinario aumento nella menzione dei nomi di luogo, un fenomeno che può essere interpretato come segno di una nuova conquista dello spazio, che impone di qualificare linguisticamente paesaggi antropizzati sempre più vasti.

Una suddivisione ulteriore, utile per le indagini ravvicinate sul territorio, distingue inoltre i macrotoponimi dai microtoponimi: i primi riguardano le principali unità geografiche, accolte dalla documentazione ufficiale tipo amministrativo, i secondi invece comprendono un ricco patrimonio di denominazioni ristretto all’ambito locale, utilizzato dalla popolazione residente. Tra medioevo e prima età moderna si assiste ad una vasta proliferazione di microtoponimi, di frequente attestati dalle fonti patrimoniali che talvolta si conservano fino ad oggi, ma che spesso restano condannati all’oblio. Nella scansione di livelli descritta sopra, i microtoponimi corrispondono in genere al «quarto livello», quello di più difficile localizzazione. Questi segni linguistici formano però un importante quadro di riferimento per ricostruire le «mappe mentali» che orientavano le comunità sul territorio.

Continua…alla prossima puntata

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