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L’amaro racconto di un viaggio sul Gargano

Ricevo via mail e pubblico:

Le racconto la nostra giornata di domenica 31 gennaio. Il sabato mi ero spostato da Roma a Vasto, ospite di mio fratello e di sua moglie, archeologa. Avevamo deciso una gita sul Gargano, quello settentrionale, molto meno noto del versante meridionale. In particolare, conoscendo già la zona di Lesina, ci interessava ora il comprensorio del lago di Varano. Mettendo insieme i diversi interessi personali avevamo preparato un canovaccio che comprendeva Cagnano, Carpino e il lago.
La mattina di domenica siamo agevolmente arrivati a Cagnano, via autostrada fino a Poggio Imperiale e poi con la superstrada. Cercavamo la grotta di San Michele. Nessun ufficio turistico. Nessun segnale. Sulla piazza del paese c’erano due anziani, cui abbiamo chiesto indicazioni. Riuscendo a litigare tra di loro in dialetto stretto, ci hanno indicato due possibili strade con percorsi complicati. Ci siamo arrivati, trovando tutto chiuso e un piazzale deserto. Più in alto un chiosco, chiuso, proponeva un invito non molto amichevole.

Mentre cercavamo un varco per la grotta, interviene per la prima volta l’Arcangelo nelle vesti di un anziano che arriva strombazzando dal paese su un Ape rombante. E’ il custode della grotta e ce la apre con nostro grande sollievo. Evidentemente la voce della nostra presenza era circolata in paese. E’ piuttosto laconico; non riesce a fornirci spiegazioni sulle nostre curiosità (gli affreschi, i graffiti dei pellegrini); è soprattutto interessato a venderci i lumini. Ma, insomma, è andata bene.
Ci spostiamo a Carpino, a noi soprattutto nota per il suo festival folk. Ma oggi non cerchiamo musica ma certi scavi archeologici in località Avicenna, di cui abbiamo trovato ampie tracce e foto su internet. Seguendo le più diverse e contrastanti indicazioni dei locali vaghiamo nella piana, cerchiamo una torre nei campi, ci infiliamo su strade sterrate tra gli olivi, senza tuttavia trovare nulla. Una signora che passa per strada, incuriosita dalle nostre vane ricerche, telefona a un suo amico che le comunica che gli scavi archeologici esistono ma che, ormai vent’anni fa, sono stati ricoperti non potendone curare la tutela. Pazienza. Magari a saperlo prima, però.
Le grotte di Minutillo risultano sconosciute a tutte le persone che interpelliamo. Abbiamo una vaga indicazione per il cimitero, verso il quale ci dirigiamo. E qui interviene per la seconda volta l’Arcangelo, nelle vesti del poeta contadino che ha visto nella foto del post. A dispetto della sua età si inerpica su una costa scoscesa e ci fa scoprire il sito. Non saremmo mai stati capaci da soli di intuirne la collocazione, in assenza di qualsivoglia indicazione. 
Siamo interessati anche a visitare certe grotte sul lago, chiamate Pannoni. Non riusciamo neppure ad arrivare sul lago. Prima, imboccando una strada vicino al campo sportivo di Cagnano, finiamo in un cul de sac; poi scendiamo da un’altra stradina, ma probabilmente saltiamo un bivio e ci perdiamo tra i campi. In compenso ci dicono che i Pannoni sono stati privatizzati e recintati; che vi si svolgono festini equivoci ed è inutile cercarli. Tornato a Roma scoprirò il sito web del Museo di Cagnano, dove i Pannoni sono invece segnalati come un’attrazione della zona. Ci riproveremo un’altra volta. 
Nel frattempo si è fatta ora di pranzo. Cerchiamo la cucina di lago ma troviamo un solo un ristorante aperto, a Cagnano, il Melograno, di (buona) cucina ligure (!). 
Nel pomeriggio cambiamo genere. Cerchiamo una chiesetta romanica a monte d’Elio, ma ancora una volta occorrono pazienza e tenacia. Dalla Garganica usciamo allo svincolo di San Nicandro, guidati (e illusi) dai cartelli turistici per il “parco archeologico ambientale Santa Maria di Monte d’Elio”. Percorriamo nella piana circa nove km, tra poderi, masserie e frantoi, ci innalziamo sulle pendici del monte d’Elio e finalmente, a sorpresa, scorgiamo l’insegna della chiesa. Ma la sorpresa è amara. Un poderoso cancello munito di solidi lucchetti e un minaccioso cartello scritto in un italiano pittoresco ci bloccano la visita. Perlustrata la recinzione, scopriamo tuttavia un cancelletto di legno anti evasione del bestiame. Lo apriamo a fatica. Rinnoviamo l’operazione al cancello successivo ed entriamo nel ‘parco’. Restiamo attoniti. Tutti i manufatti di legno – casotti, bungalow, giochi per i bimbi, fari, lampioni, toilette, panchine, gazebo – sono stati abbattuti, schiantati e sconvolti da una furia vandalica distruttiva. Tra le rovine dell’antica grangia, un tempo dipendente dall’abbazia benedettina delle Tremiti, pascolano paciose le mucche. Ma, infine, eccola la chiesa. Chiusa, naturalmente, ma bellissima e incurante delle miserie umane. 
Sta arrivando il tramonto e ho ancora un punto d’interesse nella lista: la posta di San Nazario. Stavolta va tutto bene. 
Ripartiamo. Lascio a Vasto fratello e cognata, una volata sull’autostrada e sono a Roma. 
Bilancio della giornata? Positivo, nonostante tutto. Ma che fatica!
Per fortuna, ora ho scoperto il suo sito. Me lo sto guardando con calma. Grazie.
Anonimo

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Riflessione..turismo culturale..
C’è gente che arriva sul Gargano (quello meno conosciuto) in autonomia per visitare i siti storico-archeologici della zona, e se parlassimo seriamente di valorizzazione tirando calci nel sedere a quei 4 gatti che da anni fanno “mafia culturale” per riempirsi le tasche?

Saluti, il vostro sempre caro e delicato Domenico Antonacci

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6 commenti su “L’amaro racconto di un viaggio sul Gargano”

  1. Peccato….poi la colpa di chi è alla fine? Facciomo solo mea culpa…e se va avanti così le cose peggioreranno ancora….che tristezza!

  2. la colpa è la nostra ignoranza nel non capire quante bellezze abbiamo ma la nostra ignoranza non arriverà mai a quella di chi dovrebbe valorizzare questo territorio perchè coloro che comandano vendono la Puglia nel mondo solo con le immagini del Salento e le Masserie Residence del Brindisino dimenticando l'arte,i ruderi,gli scavi e la storia multi-etnica del Promontorio del Gargano,del Tavoliere,dei Laghi e della zona di Siponto

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