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Dialetto e lingua italiana, la fotografia di un paese che cambia

da baiblog.it 

Il 17 gennaio è la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali, promossa dall’Unpli, Unione Nazionale Pro Loco d’Italia. Per l’occasione, dal 2013, le Pro Loco vengono invitate ad inserire nelle loro manifestazioni uno spazio anche piccolo che ricordi l’importanza delle lingue e dei dialetti locali, un vero e proprio patrimonio da tutelare.

Ma quanto è diffuso il dialetto in Italia? Secondo i dati Istat pubblicati a fine 2017 è in calo l’uso esclusivo del dialetto. L’Istituto nazionale di statistica, fotografa il Belpaese che parla italiano, altre lingue straniere ma sempre meno solo l’idioma locale. In particolare l’indagine, in riferimento al 2015, conferma che soltanto il 14,1% della popolazione parla prevalentemente il dialetto in famiglia, ancor meno con gli amici e gli estranei. Una quota che si era già dimezzata tra il 1988 e il 2006.

Considerando solo la popolazione di lingua madre italiana, tra il 2006 e il 2015, l’uso prevalente o esclusivo del dialetto in famiglia diminuisce per tutte le fasce di età, soprattutto a partire dai 45 anni. Segno dei tempi che cambiano. L’andamento risente infatti dei cambiamenti generazionali e del progressivo innalzamento dei livelli di istruzione delle generazioni più giovani che si riflettono anche nelle abitudini di linguaggio delle famiglie.
La scelta del linguaggio usato nei diversi contesti relazionali si differenzia anche tra uomini e donne. Secondo i dati diffusi dall’Istat, queste ultime tendono ad esprimersi più spesso, soltanto o prevalentemente in italiano, sia in famiglia (47,5% contro 44,2% degli uomini) sia con gli amici (53,2% contro 45,7%). Questa differenza tra uomini e donne è maggiore tra i giovani fino a 34 anni, diminuisce tra i più adulti per poi annullarsi tra gli anziani. Il ricorso ad un’altra lingua fa registrare invece un incremento in tutti gli ambiti relazionali, risultando più marcato in famiglia per effetto dei cambiamenti demografici che hanno interessato la popolazione nel tempo. Nel 2015 il 6,9% delle persone di 6 anni e più parla una lingua diversa dall’italiano o dal dialetto in famiglia a fronte del 5,1% del 2006. Tra chi conosce una o più lingue straniere, il 48,1% conosce l’inglese, il 29,5% il francese e l’11,1% lo spagnolo.

Meno evidenti le differenze per età nel contesto lavorativo, dove, a parità di età, è più diffuso l’uso prevalente dell’italiano. Come afferma l’Istat, il ricorso esclusivo al dialetto sul luogo di lavoro, anche se con percentuali più ridotte, resta una prerogativa dei lavoratori più anziani: si passa dal 2,3% dei lavoratori di 25-34 anni al 7,2% di chi ha 65 anni e più. La scelta della lingua è fortemente legata al livello di istruzione. Tra le persone di 25 anni e più, l’uso prevalente del dialetto in famiglia e con gli amici riguarda maggiormente coloro che hanno un titolo di studio basso, anche a parità di età.

Dialetto e italiano, come si riflette questo andamento a livello geografico? I dati rilevati dall’Istituto nazionale di statistica, dicono che l’uso prevalente o esclusivo dell’italiano è più diffuso nel Nord-ovest e al Centro Italia per tutti i contesti relazionali. In particolare, in famiglia parla prevalentemente italiano il 61,3% delle persone residenti al Nord-ovest e il 60% dei residenti al Centro, rispetto al 27,3% delle persone che vivono al Sud e al 32,9% di quelle residenti nelle Isole. Le regioni in cui questa abitudine è più diffusa sono la Toscana (74,9%), la Liguria (70,1%), la Lombardia (59,8%) e il Lazio (59,2%), quelle dove invece è minore sono la Campania (20,7%), la Calabria (25,3%) e la Sicilia (26,6%

Il ricorso al dialetto nei diversi contesti relazionali e soprattutto in famiglia resta una specificità di alcune regioni. Al Sud e nelle Isole ad eccezione della Sardegna, oltre il 68% delle persone di 6 anni e più utilizza il dialetto in famiglia, prevalentemente o in alternanza con l’italiano, contro il 31% circa del Nord-ovest. Le regioni dove questa tendenza è più diffusa sono la Campania (75,2%), la Basilicata (69,4%), la Sicilia (68,8%) e la Calabria (68,6%). Al Centro, soltanto nelle Marche, si registra un uso del dialetto in famiglia, esclusivo o alternato all’italiano, superiore alla media nazionale (56,3%). Al Nord a distinguersi per il ricorso al dialetto in famiglia, anche se non esclusivo, sono la provincia di Trento (54,9%) e il Veneto (62%).

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