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Peschici, ultimissime da Kalena

Soltanto per qualche ora i cancelli del secolare monumento sono stati aperti l’ 8 settembre, in occasione dell’annuale festa della Madonna

Un altro anno è trascorso senza che si siano fatti passi significativi per il restauro dell’Abbazia di Santa Maria di Kàlena a Peschici. Soltanto per qualche ora (tradendo la consuetudine dell’intera giornata), i cancelli del secolare monumento (risalente, secondo lo storico Pietro Giannone, all’872 d.C.) sono stati aperti, l’ 8 settembre, in occasione dell’annuale festa della Madonna. Fedeli e rappresentanze istituzionali hanno partecipato alla messa in chiesa Madre, officiata da Padre Tonino Zoccano, e al “cammino”, scandito dai canti mariani, verso l’abbazia , dove è stato recitato il santo Rosario.

Anche quest’anno, tante le persone giunte da altri paesi e varie Associazioni (oltre al “Centro Studi Martella”, il “Comitato di tutela del mare del Gargano”,“l’Archeoclub di Foggia”, l’”Osservatorio Ideale Torre di Belloluogo” di Lecce); presenti il pittore Franco Maruotti (autore di una recentissima tela sull’abbazia) e la scrittrice Lucia Tancredi (che, in questa “peregrinazione”, ha guidato un gruppo di amici). Suggestivo ed emozionante il risuonare del canto religioso di un soprano di talento tra le antiche mura della chiesa di Santa Maria di Kàlena: Rosa Ricciotti, a sorpresa, ha omaggiato la Madonna con una suggestiva “Ave Maria”, toccando il cuore dei presenti e del pubblico virtuale che ha partecipato all’evento sui social. “Un’Ave Maria, salita direttamente al cielo dal tetto sfondato!” ha commentato Santa Picazio Il video, diffuso su Fb, è diventato virale, visualizzato in un sol giorno da oltre mille internauti.


Che dire del monumento? Sinceramente, speravamo di trovarlo in condizioni migliori! Invece, solito scenario: il campanile a vela, contenente un prezioso bassorilievo di Madonna orante del 1393, sempre più pericolante… Negato l’accesso agli ambienti più strettamente conventuali. Al solito, solidamente sbarrate le porte, e preclusa la visione della prima chiesa, quella citata all’inizio del Novecento dal critico d’arte Émile Bertaux per la rara tipologia delle cupolette in asse, da anni trasformata in due depositi agricoli, si può immaginare con quale pregiudizio degli affreschi presenti sulle pareti e sui pilastri, pesantemente dilavati dall’umidità . Vietati anche il giardino e l’aranceto, su cui si affaccia la parete decorata con piccoli motivi scultorei . Sbarrate anche le porte delle altre pertinenze!

Costava tanto tenere aperti, per poche ore, tutti questi ambienti, contenenti parti essenziali e caratterizzanti dell’abbazia? C’erano persone venute apposta per visionarli, dopo averne letto sui testi che parlano di Kàlena. C’era chi cercava i segni dei lapicidi sui conci delle parete abbaziali e li ha individuati a stento solo con l’aiuto degli esperti, in quanto sono stati “imbiancati” durante i recenti lavori.

Dopo l’intervento della Soprintendenza che, con stringenti prescrizioni ha imposto interventi risolutivi di consolidamento statico, ripulitura e copertura delle millenarie chiese e del cinquecentesco convento, sembrava che i proprietari fratelli Martucci dovessero finalmente prendere atto dell’inutilità della tattica dilatoria adottata per decenni per eludere i loro doveri di manutenzione e custodia del bene monumentale vincolato dal 1911!

Il fondamentale concetto è che, in virtù del vincolo del Ministero dei Beni culturali, una proprietà cessa di essere un bene privato sic et simpliciter, per assumere il carattere di proprietà condizionata e limitata! Pertanto chi ne è diventato, per ventura, proprietario o possessore, ha l’onere di conservarlo ed evitarne il degrado. Cosa mai fatta per Kàlena dai Martucci, confidando sull’impunità, e complice la “distrazione” colpevole degli organismi di tutela…

Da un paio d’anni, con il provvidenziale arrivo a Foggia della nuova Soprintendente Simonetta Bonomi, si sono riaccese le speranze di chi da decenni perora la causa del salvataggio del monumento, e in particolare delle due antichissime chiese. Il buonsenso vorrebbe diventassero pubbliche, in quanto solo così si potrebbe accedere ai necessari e consistenti finanziamenti che consentirebbero, finalmente, interventi di restauro risolutivi. L’imposizione da parte della Soprintendenza di sostanziali e globali lavori di restauro, da eseguirsi a cura dei proprietari, è stata purtroppo interpretata in maniera arbitraria e riduttiva, tanto che, in due anni, sono stati ripuliti (molto sommariamente) solo alcuni muri, coperto il tetto di un’ala del convento con un’orrenda lamiera (si spera provvisoria!) e un’altra ala con una copertura in embrici, limitata (ahimè) a un solo spiovente!

Ora c’è il timore che, con il trasferimento della Soprintendente Bonomi, potrebbero ulteriormente rallentarsi i lavori, già eseguiti con estenuante lentezza, e che, lungi dal dare priorità alle due chiese, come sarebbe stato più giusto, sono partiti dal Convento, utilizzato fino al 2000 dai privati proprietari come loro abitazione, magari col segreto proposito di trasformarla in futuro in una struttura turistica.

Allo stato attuale, è prioritario il restauro delle due chiese, rendendole pubbliche e fruibili attraverso la cessione a un ente pubblico che possa attingere a finanziamenti europei. Come è già avvenuto per le abbazie di San Leonardo di Siponto e Santa Maria di Pulsano.

Questo, d’altronde, è anche l’auspicio di uno dei proprietari, l’ingegnere Vincenzo Martucci che, in data 6-09-2018, ha affermato: “Dichiaro la mia disponibilità a donare l’intero compendio denominato “Vecchia e Nuova Chiesa di Santa Maria di Càlena” sita in Peschici, fatto salvo il parere degli altri comproprietari. I confini del compendio e i dettagli vari sono meglio precisati nel preliminare di Comodato stipulato dal Comune di Peschici e dai germani Martucci e depositato agli atti dello stesso Comune. Naturalmente, la donazione verrebbe revocata se, nel termine di 30 anni, la Chiesa non sarà restaurata completamente e restituita alla sua funzione”.

Che dire? Questa intenzione di Vincenzo Martucci è ormai nota da anni, ma non è stata mai ufficialmente formalizzata con il coinvolgimento dell’intera famiglia. La palla torna perciò all’Amministrazione comunale perché si giochi la partita decisiva.

Oggi, dalla Piana dove tutto è storia di secoli, ulivi, querce, pietre, mura, si è elevato l’ennesimo, finora inascoltato appello, fatto proprio anche dalla scrittrice Grazia Galante: “Sàlviamo Kalena. E’ davvero stupenda!”.

Peschici 9-09-2018

Teresa Maria Rauzino

Presidente “Centro Studi Martella”

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