Agli inizi del 2000 in Puglia iniziava un percorso di valorizzazione di tantissime produzioni tipiche, percorso nel quale il Gargano aveva un ruolo primario con le fave di Carpino, la vacca podolica e il caciocavallo, gli agrumi del Gargano, la capra garganica, il pane di Monte Sant’Angelo e l’anguilla di Lesina. La maggiorparte di questi prodotti ottenne l’IGP e/o il Presidio SlowFood (anguille a pane no).
Dietro tale percorso, mi dicono, ci fu l’impegno della Politica, di un Parco Nazionale ben amministrato e di una visione lungimirante.
Poi il filo si ruppe…e oggi nella classifica tratta da “L’indagine sul turismo in Puglia nel 2020”, al capitolo Prodotti tipici compare solo il caciocavallo podolico tra quelli garganici, spesso relegato a semplice fantasia visto che se ne produce pochissimo e se ne vende tantissimo (chissà come mai!).
Intanto è fresca la notizia che alla neo-direttrice del Parco Nazionale del Gargano è stato tolto l’incarico.
E le classifiche vanno avanti, e il Gargano va indietro.
* “L’asino degli zingari” è un modo di dire garganico che fa più o meno così: “si comë l’asënë d’li zinghëre, fa ‘nu passë ‘nnanzë e dujë addretë”. Non credo ci sia bisogno di spiegarlo.