Un racconto notturno lungo 42km.
Partenza ore 20.00 dalla Cattedrale di Vieste, il meteo è clemente e un’aria gradevole ci accompagna nella notte mentre saliamo verso la Foresta Umbra lungo l’antico tratturo Campolato-Vieste (spesso si scorgono ancora i muretti a secco che lo delimitavano).
Temo il sonno ma l’endorfina è efficace e mi tiene attivo, l’adrenalina di compiere questo cammino anche.
Andiamo, un passo dopo l’altro, e parlo con gente che non conosco, non vedo le loro facce ma sono belle persone, come succede spesso negli incontri in cammino.Rumori attorno, tanti, chissà quanti animali osservano questi strani bipedi che si danno alla notte tra cerri e faggi!Pausa a Jacotenente, le luci e il radar lì in mezzo a quel paradiso mi straniscono ma è meglio non fermarsi troppo, siamo ancora a metà strada (20km)
Improvvisamente vediamo Monte, il Tavoliere, la costa barese, lontana eppure nitidissima.
Un ghiro su un albero attira la mia attenzione con il suo strano verso, riesco anche a fotografarlo (culo!).
Saranno le 4 o le 5 e il caffè diventa indispensabile, pausa scaldati da un fuocherello improvvisato, le spalle iniziano a reclamare, i piedi anche.
Ora siamo nella grande lecceta che si avvicina alla Valle di Carbonara, si fanno di nuovo più presenti le tracce della civiltà contadina che viveva questi luoghi: corbezzoli, torchi per le uve in grotta, scale scavate nella roccia, la chiesetta rurale di contrada Vota con i graffiti dei pellegrini.
Si scende velocemente, una discesa che mette paura perchè precede l’ultima severa “nchianata”, e questo punto, dopo 12 ore di cammino, dopo una notte insonne, il fatto si fa serio, serissimo.
Eppure le gambe riprendono forza, si sale, si sale, si sale, si sentono le campane, ecco la Basilica Celeste, viva San Michele!
Scendo le scale verso il “sacro speco”, penso a quanti lo hanno fatto e lo fanno in ginocchio, o ancora peggio strisciando la lingua come raccontano alcune cronache antiche.
Mi emoziono, non so bene perchè ma qui si sente una fortissima presenza.
Fuori il paese è spento, la Monte della festa grandiosa che ho conosciuto nei miei 4 anni qui non c’è, non ci sono le bancarelle, non vedo la gioia…ma sono i tempi, e passeranno.
Grazie a Valentino Dirodi che da anni organizza il cammino parallelamente ai sammicaleri (che quest’anno causa covid non sono partiti), e grazie a Luigi Pio Giordano che mi ha trasmesso l’entusiasmo di vivere questa esperienza.