1977, da un racconto di viaggio sul Gargano:
La «pizza paleolitica», così la chiama il nostro solerte accompagnatore. Ed ora sentiamo come lui giustifica questo nome e qual è la ricetta:
Uno — il grano è molito al mulino a palmenti (ogni quindici giorni circa).
Due — va lievitato con lievito naturale e le massaie se lo prestano l’una all’altra ed è detto «crescente».
Tre — è cotto al forno con fuoco di legna.
Quattro — si aggiungono pomodoro e origano, piante raccolte localmente. L’origano è profumatissimo e lo si usa anche in dolci locali e ciambelle.
Cinque — si mangia dappertutto ed in particolare è d’abitudine nelle famiglie dei proprietari di terra coltivata a grano tenero e muniti di forno.
Sei — va mangiata calda.
Mentre s’era al Rione Junno, il nostro premuroso accompagnatore ne ha captato il profumo nell’aria; è entrato deciso in una casa e uscitone con un bel fettone offertogli generosamente, l’ha poi spartito tra di noi.
Che dirvi? Alle volte basta un nulla per creare atmosfera.
Estratto da “Monte Sant’Angelo sul Gargano”, di Fernando Vallerini (1977)
Foto di Pepi Merisio e Damiano Bianco, da “Gargano Paese di leggenda” (1973)