Qualche mese fa avevo scritto del progetto della Ciclovia Adriatica esprimendo timori per dei passaggi previsti su sabbia e scogli; i ben informati mi dissero che si trattava solo di un preliminare di progetto e che sicuramente la ciclovia avrebbe evitato certe tratte delicate.
Ma da poco impattante a “zero impattante” è un attimo.
Si apprende da Statoquotidiano che, infatti la soluzione trovata è ancora più veloce e pratica: la ciclovia adriatica non passerà più dal Gargano (proprio come il Sentiero Italia del CAI).
Prevedrebbe troppi studi preliminari, potrebbe essere impattante e costoso.
Tutto ciò mentre 1 miliardo di euro sta per esser messo in campo per allungare la superstrada garganica, progetto colossale dagli impatti ancora non ben noti ma certamente non trascurabili.
Erano tante le speranze per gli operatori del turismo che stanno investendo su questo territorio in forme di turismo sostenibile ma tant’è.
Ora sarebbe da aspettarsi che tutti i Sindaci si battano per ripristinare il progetto.
Diversamente la risposta alla domanda “dove vuole andare il turismo del Gargano” verrebbe da sé:
consumo del suolo, stagionalità, turismo di massa concentrato in poche zone e turisti con basso livello di spesa.
La ciclovia sarebbe potuto essere un intervento chiave per lo sviluppo sostenibile del turismo sul Gargano.
Si parla continuamente di transizione ecologica ma, appunto, si parla.
E se si pensa che ciclovia e “superstrada” siano due ragionamenti staccati ci si sbaglia. Oggi che si parla di mobilità integrata, di intermodalità, il tutto rientra in unica strategia, se si vuole agire sul territorio in maniera intelligente.
Condivido la riflessione pubblicata sui social da Gianfranco Pazienza:
Una provocazione? Una coincidenza? Svanisce la ciclovia Adriatica dal Gargano (articolo nel primo commento). Meglio le ruspe, i caterpillar, i cingolati e i camion in azione nella zona 1 del parco: largo alla superstrada i cicloviaggiatori (e i camminanti) sono un fastidioso impiccio alla velocità. Anni fa, quando fu inaugurata la ciclovia dell’Acquedotto, gli agriturismi in Valle d’Itria e Salento, fuori stagione erano affollati di escursionisti, molti arrivavano anche in aereo sbarcando a Brindisi. Poi trovavano tutti i servizi necessari per il loro cicloviaggio. A Brindisi ora ANAS sta creando i servizi e la mobilità necessaria per mettere in rete l’aereo porto, Il porto e la stazione ferroviaria. Per servire chi viaggia con mezzi diversi dall’auto propria. Sul Gargano, invece, molti si eccitano per la strada ANAS, accecati per la modernità arcaica dei popoli metropolitani. Delle strade veloci. Oggi le città moderne vivono di servizi e mobilità sostenibile, trasporti pubblici, non di auto private. Oggi quanti vivono in città, vogliono godere della bellezza dei parchi, non vanno in un parco per vivere i problemi e i difetti di una città caotica (3 milioni e mezzo in estate tra Peschici e Vieste?). Cercano momenti di relax e salute all’aria aperta. Se non lo si capisce, la scelta di civiltà, la scelta ambientale sana, é persa… Cattiva velocità a tutte e tutti.
A tal proposito arriva dal basso una petizione per alzare la voce sulla questione e chiedere di ripensare al no al progetto.
Leggi anche l’articolo del consigliere FIAB Giuseppe Dimunno su Statoquodiano.it.