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Le specchie del Gargano, tra spietramenti e ritualità

Nel sud della Puglia le chiamano “specchie”, qualcuno parla di monumenti megalitici, di tombe, di punti di avvistamento, altri di semplici spietramenti da parte dei contadini, fatto sta che non sono solo in Salento ma anche sul Gargano e in particolare nella zona del Convento di Stignano (poche) e dell’abbazia di Pulsano (soprattutto zona Tomaiuolo – Monteleone).

Specchia di grandi dimensioni a Monteleone, zona Pulsano (Monte Sant’Angelo)

E allora cosa sono ed erano quelle garganiche? Perché a volte i terreni circostanti sono spietrati mentre altre volte tutt’altro, non spiegando la motivazione della “costruzione” dovuta allo spietramento?

Questo post non vuole dare risposte ma porre interrogativi, spunti di riflessione e magari di ricerca a chi volesse intraprendere lo studio di queste strutture apparentemente semplici ed elementari. Ho raccolto qui, dunque, mie foto, riferimenti cartografici, racconti orali e scritti sulle specchie o anche “cragni”.

Di certo è che spesso si trovano in zone particolarmente importanti nel passato e che a volte raggiungono dimensioni incredibili (oltre 2 metri di altezza e 10 di larghezza), tanto da avere addirittura scale per salirci sopra.

Qualcuno li chiama “cragni”, il che crea una certa confusione con i piccoli cumuli di pietra costruiti per delimitare i confini e quelli più grandi di decine di metri cubi (vedi anche i cairnlink 2).

Tancredi nella prima metà del ‘900 descrive i cragni di Pulsano sormontati da una croce in legno.

Sempre a riguardo della zona di Pulsano, riferendosi ad alcune specchie distrutte durante la costruzione della strada, mi è stato detto che c’era l’usanza da parte dei pellegrini di lasciare una pietra e creare questi “cumuli”, a simboleggiare la liberazione dal peccato dopo il pellegrinaggio, così come avveniva lungo la Scannamugliera con il cosiddetto Campo delle pietre.

Campo delle pietre lungo Scannamugliera; I pellegrini che salivano la scala santa, Scannamugliera, lo facevano con una pietra portata sulle spalle come penitenza, per poi lasciarla poco prima di fare ingresso a Monte Sant’Angelo.

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