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San Cirillo D’Alessandria: un nome, una storia…

Oggi 18 Maggio si festeggia a Carpino la ricorrenza di San Cirillo; patrono di Carpino, patriarca d’Alessandria e teologo, detto anche Doctor Incarnationis e riconosciuto oggi come santo e dottore della chiesa, Cirillo d’Alessandria è un nome che non sempre viene associato ad opere giuste e misericordiose e ad azioni rispettose, degne di un santo e buon seguace del Signore e della Sua parola.
Il suo operato andava consumandosi nel periodo subito dopo l’editto di Costantino il Grande, che aveva concesso la libertà di culto in tutto l’impero a favore di tutte le religioni e che quindi aveva causato la diffusione a macchia d’olio della religione cristiana: i praticanti aumentavano inesorabilmente,  e i cristiani non avevano più timore di dichiararsi, dato che non erano più perseguitabili.
Il giorno della morte dello zio Teofilo, vescovo di Alessandria, che avvenne il 15 ottobre 412, Cirillo fu eletto Vescovo e Patriarca di Alessandria, malgrado l’opposizione di molti che lo giudicavano violento e autoritario come lo zio; infatti si mostrò tale contro i novaziani, gli ebrei (fece distruggere la colonia ebraica di Alessandria) e persino col governatore imperiale di Alessandria, Oreste.
Secondo lo storico Socrate Scolastico acquistò «molto più potere di quanto ne avesse avuto il suo predecessore» e il suo episcopato «andò oltre i limiti delle sue funzioni sacerdotali».
Socrate (scrittore cristiano), nelle sue opere racconta di come Cirillo cacciò gli ebrei da Alessandria, trasformando, subito dopo, tutte le sinagoghe in chiese; lo stesso scrive anche di quando entrò in conflitto con il praefectus augustalis (prefetto della città) Oreste che fu assalito da alcuni monaci cristiani con l’accusa di essere un sanguinario e fu ferito dal tiro di una pietra: il colpevole venne torturato fino alla morte ma Cirillo gli tributò solenni onori funebri, attribuendogli il titolo di martire.
Sempre secondo Socrate Scolastico nel marzo del 415 un gruppo di cristiani fanatici, guidati dal lettore Pietro, sorprese Ipazia (filosofa neo-platonica, matematica e astronoma pagana) mentre ritornava a casa, la tirò giù dalla lettiga, la trascinò nella chiesa costruita sul Cesareion e la uccise brutalmente, scorticandola fino alle ossa e trascinando i resti in un luogo detto Cinarion, dove furono bruciati.
Lo studioso e scrittore francese Lucien Polastron sostiene che insieme alle spoglie della filosofa furono bruciate anche tutte le sue opere: i tredici volumi di commento all’aritmetica di Diofanto, gli otto volumi delle Coniche di Apollonio, trattato sulle orbite dei pianeti, il trattato su Euclide e Claudio Tolomeo, il Corpus astronomicum, i testi di meccanica e gli strumenti scientifici da lei inventati. Ipazia era una donna intelligentissima, dotata di tanta bellezza e autorevolezza; si dice che se non fosse stata tolta al mondo e alla scienza nella sua giovane età, molto probabilmente avremmo potuto attribuire a lei la verifica della teoria eliocentrica e la scoperta del movimento planetario in un’orbita ellittica attorno al sole che occupa uno dei due fuochi, e quindi più di mille anni prima degli studi di Keplero sulla questione. C’è chi sostiene, addirittura, che ella abbia sicuramente raggiunto questo obiettivo ma che non abbia avuto tempo di condividere questa scoperta con il resto del mondo.
Benché si creda che Cirillo non abbia avuto alcuna responsabilità in questo efferato crimine, il filosofo pagano Damascio, nella sua Vita di Isidoro, scritta cento anni dopo i fatti, ipotizza che una grande invidia provata da Cirillo verso l’autorevolezza di Ipazia sia la ragione del linciaggio che, sempre secondo Damascio, sarebbe stato organizzato e ordinato da Cirillo.
A questa storia, oggi, è anche ispirato un film che sta raggiungendo un ottimo e meritato successo in tutte le sale cinematografiche italiane: Agorà (2009) diretto da Alejandro Amenábar e interpretato da Rachel Weisz.


Articolo inviatoci da Teresa Palmieri.

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3 commenti su “San Cirillo D’Alessandria: un nome, una storia…”

  1. Complimenti per il post e il blog in generale! Interessante notare come, nel bene e nel male, i martiri e i primi vescovi abbiano plasmato l'identità di comunità più o meno grandi di tutta Italia, un fatto eminentemente tipico del nostro paese.

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