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Il Governo è contro la Puglia?

L’antica e saggia tradizione popolare, quella autentica di un Meridione mai domo, ci spingerà ancora una volta “a fare di necessità virtù”. A ricorrere al consueto e innato spirito di adattamento, riassunto efficacemente in quello straordinario adagio mediterraneo che suggerisce: “Calati ‘junco’, chi passa la china”. Calarsi per non spezzarsi. Calarsi per svincolarsi e tornare in posizione eretta, consapevolmente orgogliosi e dinamicamente operativi. Calarsi al passaggio della piena, per raccogliere nuove forze e far sentire la propria voce più decisa e più lontano. Perché da tempo il torrente della finta indifferenza governativa e il vento stizzoso di un’insofferenza unicamente ministeriale sembrano avere un solo e preciso bersaglio: la Puglia.
Sarà la difficoltà di confrontarsi con una realtà sorprendentemente “in cammino lungo sentieri d’avanguardia e di modernità”, come piace ripetere al suo profeta-presidente, Nichi Vendola. Sarà l’imbarazzo di guardare negli occhi una regione ripetutamente maltrattata e bistrattata, nonostante le sue ‘performances’ virtuosamente in controtendenza. Fatto sta che da tempo i rappresentanti di Governo restano alla larga dai suoi confini. Fatta eccezione, se vogliamo, per qualche ministro, rigorosamente “senza portafoglio”.

Alla larga il ministro ai Beni Culturali, Sandro Bondi, alla larga dalle sue bellezze, da Bari, dal Teatro Petruzzelli e dal falò di interessi contrapposti che ancora cova sotto una cenere di ipocrita diplomazia, mista a sedimenti di cavilli burocratico-amministrativi e a tracce, ormai “sfumate”, di fuga dalle responsabilità istituzionali, nonostante una coraggiosa legge Urbani ne avesse chiaramente definito ambiti e modalità d’intervento.

A debita distanza dal fascino delle sue coste il ministro del Turismo, Michela Brambilla (foto del titolo; ndr). Che pure dovrebbe avere una certa familiarità con l’elemento marino. Ma che a un anno e mezzo dalla sua investitura, ancora non trova il tempo per mettere piede nell’unica regione italiana a far registrare indici di attrazione dei flussi turistici in netta crescita. In chiara controtendenza alla generale flessione dei dati specifici nazionali.

E che dire del ministro dell’Economia Tremonti, che dopo il sasso lanciato con la Banca del Sud dalle brume padane non perde occasione per spingere fuori dalla scena pubblica la Puglia e l’intero Mezzogiorno, utili soltanto per alimentare l’idrovora governativa di risorse locali ordinarie e straordinarie? Per non parlare dello stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che da tempo persegue un’azione sistematica e delegittimante dei punti di forza di una Puglia troppo vivace, data forse per “difficile da recuperare” sul piano elettorale, oppure per compiacere evidentemente gli interessi di sponda dell’alleato Lega.

Da tre anni il premier sembra perseguire un disegno strategico a lunga gittata: sabotare la bussola della Caravella e tenere sottotono l’evento barese “Fiera del Levante”. L’improbabile idea di una “Milano capitale mediterranea” (vedi Med Forum) deve arrovellarlo come il morso di un’anomala tarantola. La sua assenza sta diventando prassi. L’anno scorso si fece sostituire dal ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola. Quest’anno ne ha cumulato la carica a scanso di equivoci.

Non si perda altro tempo! Per la dignità della Puglia e la salvaguardia di un appuntamento storicamente integrante dell’identità nazionale, si allarghi la prospettiva e se ne riqualifichi la portata. Si coinvolga la sintesi nobile, nazionale e ‘super partes’ della Presidenza della Repubblica.

Antonio V. Gelormini da Puntodistella

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