Riporto un breve spezzone di un testo (anno 1876) del tanto criticato Cesare Lombroso che tratta dello “sfregio”, “un’usanza” in voga nel passato non solo tra i camorristi (praticata ancora oggi, specie nei paesi islamici).
Ancora il De Blasio nei suoi interessanti studi sulla camorra ci narra che lo sfregio secondo il modo come viene eseguito dicesi a scippo se fatto con pezzi di vetro, a sbarzo con rasoi dentellati (sgranati), e a cacafaccia (cacciando in faccia alla donna dello sterco umano).
Lo sfregio a scippo si effettua dal camorrista non appena si accorge che la ragazza non vuol corrispondere al suo amore, ed in questo caso ‘ntaccata ‘e ‘mpigna può considerarsi come l’anello matrimoniale, poichè non appena la fanciulla viene deturpata, subito fra la famiglia dello
sfregiatore e della sfregiata si agghiusta o’ ‘nteresse e si cumbina ‘o matrimonio.
Lo sfregio si pratica anche contro le donne infedeli o semplicemente sospettate tali.
Talvolta non ha altro scopo che quello di contrassegnare la donna del proprio cuore, perchè qualche Don Giovanni di piazza, riconoscendola per la bella del camorrista, smetta qualsiasi velleità di corteggiarla.
E, strano pervertimento morale, le donne subiscono lo sfregio con orgoglio, come una prova sicura del forte amore di cui sono l’oggetto, mostrandosi (fenomeno unico in donne volgari) più curanti dell’onore di appartenere ad un camorrista che della propria bellezza.
da L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria (cause e rimedi), Cesare Lombroso – 1876; il testo intero è consultabile sulla rete gratuitamente, basta una veloce ricerca su google.