C’erano a Cagnano, nel 1860, anno dell’“impresa dei mille”, liberali e conservatori, entrambi i gruppi costituiti da proprietari agiati e laureati, appartenenti al ceto dei “galantuomini”, che cominciarono ad affacciarsi sullo scenario della storia del paese tra la Rivoluzione del 1799 e gli anni delle leggi eversive della feudalità, sostituendosi alla nobiltà. Essi (liberali e conservatori) si adattarono presto ai cambiamenti, tant’è che li troviamo in amministrazione sia prima che dopo l’unità, obbedendo, quindi, alle leggi dei Borbone prima, dei Savoia dopo. Inoltre, erano solidali nel difendere i propri interessi, sia quando si trattava di occupare le terre demaniali, sia quando bisognava nascondersi al fisco (ad esempio, tentando di prorogare la questione della “Riseca”), attuando da subito la pratica del “trasformismo”.
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