Nella storia che si studia a scuola non si parla certo degli episodi della nostra Provincia (forse qualcuno cita i 20000 morti nei bombardamenti di Foggia). Leggendo il libro La città spezzata. Foggia, quei giorni del ’43, di Antonio Guerrieri, incentrato sulla guerra a Foggia e dintorni ho trovato diversi passaggi che hanno catturato la mia curiosità, sicuramente i fatti meno noti, ma più curiosi ed anche, a volte, divertenti.
Sul Gargano c’erano due campi di concentramento per internati e confinati politici. Uno sulle Isole Tremiti ed un altro a Manfredonia (nel macello prima della sua entrata in funzione). Vi soggiornavano persone sospette di spionaggio, o sovversivi, ebrei tedeschi ed ex jugoslavi slavofoni; alle Isole Tremiti erano in 344 su San Nicola e 170 su San Domino mentra a Manfredonia erano presenti 148 internati su 259 posti disponibili.
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Ma a Foggia si era largamente diffuso il convincimento che la città godesse di un particolare privilegio celeste. La protettrice della città, Maria SS. dei Sette Veli, la Madonna dell’Iconavetere, avrebbe tenuta coperta Foggia con una nibe particolare che l’avrebbe occultata alla vista dei piloti. Nonostante le smentite dei piloti italiani che quotidianamente sorvolavano la città, la popolazione si ostinava a credere nella possibilità del miracolo.
Anche a Lucera i cittadini erano convinti di una analoga situazione per opera della propria protettrice, S. Maria Patrona Nostra. del tutto particolare è poi, il terzo caso che riguarda San Giovanni Rotondo, ove la nuve avrebbe avuto la configurazione di un frate con le braccia aperte.
Secondo un racconto giudicato fantasioso ma più volte ripetuto alcuni piloti alleati di aerei da caccia e di fortezze volanti in visita a San Giovanni Rotondo a Padre Pio da Pietralcina durante l’occupazione in Italia, riferirono che durante i voli di guerra, ogniqualvolta si erano avvicinati alla montagna garganica, avevano visto in cielo una strana nube: aveva la sagoma di un frate con le braccia spalancate in segno di alt. Ma la realtà dei fatti contrasta, in parte, con questo racconto perchè proprio in territorio di San Giovanni Rotondo (unico caso nel Gargano) risulta effettuato almeno un bombardamento (16 agosto 1943) sulla miniera di bauxite della Soc. Montecatini.
Erano, tutte, la manifestazione di una profonda ma illusoria speranza che affondava le sue radici in una forte fede religiosa, che portava a credere in un fenomeno praticamente impossibile.
Ai comandi militari giungono, intanto, informazioni riservate di qualche episodio di spionaggio nella zona di Foggia. Si ha sentore della esistenza di radio ricetrasmittenti da terra. L’Ufficio Operazioni del IX Corpo d’Armata, il 17 giugno, ricorrendo un periodo di “notti illuminate dalla luna” (il 16 è stata luna piena), ordina ai Reali Carabinieri di Foggia la intensificazione della vigilanza sull’azione aerea nemica. Sul Gargano vengono istituiti 7 nuclei di osservazione dei RRCC a Carpino, Apricena, Ischitella, Vico del Gargano, San Marco in Lamis, Sannicandro Garganico e Monte Sant’Angelo, con il compito di annotare quali siano state le zone in cui gli aerei ricognitori si intrattengono, ed anche se vi siano dal cielo lanci di paracadutisti o di pacchi con paracadute o di segnali, e se da terra vengano emessi messaggi luminosa in corrispondenza di segnali degli aerei. A questo scopo il 9° Reggimento Genio da Trani fornisce alle nuove unità operative due stazioni radio intercettatrici di comunicazioni, sia dagli aerei, sia da mare o da terra.
In precedenza non erano mancati episodi spionistici. Il SIM (Servizio Informazioni Militare) aveva tenuto d’occhio il fenomeno di lanci, sui laghi di Lesina e di Varano, di materiali inglesi di sabotaggio, diretti agli agenti della rete spionistica e contenuti in bidoni paracadutati. Di solito gli elementi del SIM, al corrente della scelta dei giorni previsti, erano riusciti a rastrellare il materiale.
Nel 1947, si giunse al trattato di pace, e con esso parecchi lembi di terra furono strappati all’Italia sconfitta, da Briga e Tenda, a Trieste e l’Istria. Insieme a queste terre l’Italia dovette cedere alla Iugoslavia (art. 11 del trattalo) anche le isole di Pelagosa, un piccolo arcipelago che, pur appartenendo alla perduta provincia di Zara, era distante solo 50 km dal Gargano ed aveva comuni interessi con le vicine isole Tremiti. Il trattato stabiliva che i pescatori italiani avrebbero continuato a godere nelle acque di Pelagosa dei vecchi diritti.
Ma da allora è accaduto in più occasioni che barconi di pescatori pugliesi che pescavano nelle acque delle isole Tremiti si siano avvicinati a Pelagosa, venendo catturati dagli slavi per presunta violezione di quelle acque territoriali, e processati.
Nel corpo del libro viene più dettagliatamente documentata l’importanza che la pianura del Tavoliere di Puglia, la più estesa del Sud Italia, rivestiva per la possibilità di impiantare numerosi aeroporti sparsi nel vasto territorio e quindi meno attaccabili dal nemico.
Nel campo ferroviario, oltre che nodo di più linee, che in que periodo avevano acquisito importanza nei trasponi militari, Foggia, era sede di un notevole deposito di locomotive e di officine di riparazioni veicoli.
Altri motivi di richiamo si erano aggiunti con la costruzione d un centro chimico militare per la fabbricazione di nitrocellulosa e di gas aggressivi chimici presso la cartiera dell’lstituto Poligrafico dello Stato. Anche da citare è la miniera di bauxite che la Soc. Montecatini coltivava ai piedi del Gargano per la produzione di alluminio.
Vi erano, quindi, sufficienti e validi motivi militari e paramilitari per richiamare su Foggia l’attenzione dei bombardieri alleati alla vigilia della “campagna d’Italia”. Se durante la guerra di Grecia, Foggia, che aveva, ospitato la base per il collegannento aereo con Tirana con transito di intere divisioni di alpini, era stata risparmiata da bombardamenti. ciò era accaduto perché le forze aeree del Regno Unito, unico belligerante contro l’Asse nel periodo 1940-41, non disponevano, nell’area utile, che di un unico insufficiente aeroporto a Malta.
Lo Stato di necessità conduceva molte volte a commettere atti offensivi, furti ed anche azioni sanguinarie.
La notte del 31 marzo 1944 a Cagnano Varano veniva ammazzato un militare alleato di colore. Il militare alleato, artigliere Giuseppe Mahlatsi, fu ammazzalo a colpi d’ accetta da Giovanna Di Pumpo e Raffaele D’Avolio, per molestie alla donna. Nel processo innanzi alla Corte Alleata gli imputati furono entrambi assolti perche avevano agito in staio di legittima difesa per la salvaguardia dell`onore e della integrità personale (da Azione Democratica del 27.5.1944).
In una tenda nel campo di aviazione tra Lucera e San Severo un italiano addetto alle pulizie rubò due orologi e fu processalo e condannato; il furto fu commesso ai danni di due ufficiali americani da Angeto Maria Spatola, che fu condannato dal Tribunale di Lucera a 3 anni e 6 mesi di reclusione (da Azione Democratica del 12.8.1944).
Dalle accuse di furto gli imputali nei numerosi processi avevano imparato a difendersi sostenendo sempre che la presunta refurtiva era stata ricevuta in cambio di servizi prestati, o in permuta di altra roba o di averla in buona fede acquistata. Venivano, perciò, condannati o per ricettazione o per incauto acquisto.
Numerosi furono gli imputati nell’ottobre 1944, in un processo per furto di ruote di gomma per automobili. In alcuni casi i mititari alleati facevano anche giustizia sommaria. A San Severo, il 24 marzo 1945, un quattordicenne che tentava di rubare da un camion americano veniva ammazzato dal conducente. Il 5 dicembre 1946 Francesco Carella, sorpreso a rubare rottami di alluminio in un aeroporto, veniva inseguito e sparato, morendo successivamente.
Di tutt’altra natura fu l’episodio che si verificò nel centro di Foggia nel marzo 1945, quando un militare alleato ubriaco aggredì un vigile urbano che regolava il traffico in corso Garibaldi.