Come in tutta la Puglia, per tutto il tempo di Natale, le case di Peschici erano allietate da canzoni sul tema, intonate a varie riprese, da tutti i componenti della famiglia, e in particolare dai bambini. Oggi se ne ricordano quattro, in particolare. La prima era una nenia: “Ninna nanna /o Bammnell’/ che Maria vò fatjà/ gli vò fa la camicina/ ninna nanna Gesù bambin’/. Questa strofa era seguita da altre simili, a parte il capo del corredino che variava fino al completamento del cambio del neonato. Alla camicina seguivano le scarpette di lana (i’scarpitell’), la cuffietta (a’ cuffiett’), il vestitino (u’ vestitill’) che la Madonna confezionava a mano, approfittando dei momenti in cui il suo bambino dormiva.
La seconda canzoncina faceva rivivere una scena di vita quotidiana della “sacra famigliola”: “Maria lavava e Giuseppe spandeva/ Suo figlio piangeva/ piangeva così./ Sta zitto mio figlio / che ora ti piglio/ le fasce e le bende/ le ho messe a scaldar./”. Il neonato, piangendo, reclamava con insistenza il cambio dei pannolini, che tardava ad essere effettuato. In pieno inverno, Maria e Giuseppe non riuscivano in tempi brevi a lavare, spandere, asciugare i “pannicelli”, e spesso erano costretti a stemperarne l’umidità al calore del camino sempre acceso.
Non esistevano allora i pratici pannolini usa e getta, tipo Lines o Pampers, che rendono tutto più facile alle mamme moderne. Una particolarità interessante è il ruolo familiare collaborativo di san Giuseppe: la scena rievoca momenti realmente vissuti dalle giovani coppie di Peschici in cui il padre, pur impegnato nel faticoso lavoro, trovava il tempo per aiutare la madre dei suoi figli che, da sola, in assenza delle comodità odierne, non avrebbe avuto la forza di attendere ai vari lavori domestici. Questi, non bisogna mai dimenticarlo, si aggiungevano ai lavori contadini cui quasi tutte le donne attendevano, per contribuire all’economia familiare di sussistenza.