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” Indole degli abitanti del Regno di Napoli”, come ci descrivevano nell’Ottocento

Riporto qui un interessante brano dove ancora una volta (così come nei testi di Padre Manicone di Vico del Gargano) emerge l’antica credenza del carattere, inteso come maniera di agire nella vita quotidiana, collegato al clima ed alle condizioni ambientali del luogo dove si vive.

tratto da
Topografia e statistica medica della città di Napoli con alcune considerazioni sul regno intero ossia guida medica per la città di Napoli e pel regno, Salvatore De Renzi – 1845

Indole degli abitanti del Regno di Napoli. 

Non saprei dare una idea generale dell’indole degli abitanti del Regno;

poichè sebbene essi abbiano molto di comune, tuttavia differiscono secondo

i climi, e spesso a poca distanza mostrano discrepanza singolarissima di

carattere.
In gerenale gli uomini han tratti piuttosto ben formati, e le donne sono

più amabili che avvenenti, e la dolce vivacità della fisonomia forma la

loro principale prerogativa. Gli uomoni han fisonomia rilevata, colorito

alquanto bruno, occhi espressivi, statura mediocre, incesso dignitoso. Quei

del Gargano sono della più alta statura e del più valido complesso di ogni

altro sito del Regno.
Rilevati son pure i tratti delle donne, e piena di

espressione la fisonomia, ma, eccettuate le montagnarde, nel resto slavato

n’è alquanto il colorito, i lineamentei piuttosto rozzi, e specialmente

quelle del volgo ricevono assai presto l’influenza dell’età. Il loro occhio

è vivacissimo, ed eloquente lo sguardo ed il sorriso.

Riguardo al morale, con motra ingiustizia s’incolpano questi abitanti di

una certa infingardaggine. In generale attivi laboriosi preveggenti, essi

hanno un attitudine ad ogni genere d’intrapresa. Il più vile artigiano,

come il più dotto professore porta nelle sue operazioni una specie di

orgoglio e di compiacenza che tende a disputare la preferenza. Il

conversare del nostro popolo è più lontano dalla gravità e la ritenutezza

spagnuola che dalla scioltezza ed amabilità francese.
Amante dei forestieri, esso è ospitale e dirò anche vano nell’eseguirla. La

classe del volgo, e de’ contadini è però molto rozza misera e sudice,

sebbene non manchi di perspicacia e di attività.
Nelle classi degli agricoltori le donne dividono cogli uomini la fatica,

sebbene sia ad esse riserbata quella che richiede meno sforzi e meno

diligenza. Nelle rimanenti classi esse sono destinate ai soli lavori

domestici ed alle occupazioni tranquille, e quindi la vita ritirata e con

poco esercizio è per esse origine di debolezza e di non poche infermità.

Nelle Calabrie sonvi alcuni paesi abitati da Albanesi colà nè tempi decorsi

emigrati, in cui le donne sono destinate a più pesanti lavori, fino a

recarsi sulle spalle i loro mariti, e per tal oggetto sono forti robuste e

di vantaggiosa statura.
Scendendo ai particolari osserviamo che gli abitanti delle montagne sono

rovusti, vivaci, intraprendenti, ospitali, ma rozzi ed inculti. Divisi in

piccole popolazioni, la civilizzazione si restringe tra pochi. In molti

paesi qualche prete, il medico e due o tre altri formano tutta la civiltà:

il rimanente è grossolano, e rozzissimo, ma per l’oordinario di buona

indole ed infaticabile. Fra essi gli Apruzzesi sono i più culti perchè

addetti al negozio ed al viaggio. Gli abitanti de’ due Principati sono pur

mediocremente dirozzati, ma industriosi ed amorevoli. Quei della Basilicata

e della Calabria sono i più rozzi, sebbene gli ultimi hanno un talento

naturale fervidissimo. I temperamenti predominanti sono il sanguigno, il

bilioso-sanguigno ed il collerico; e le malattie in essi più comuni sono le

affezioni infiammatorie, le biliose, le calcolose, le apoplesssie, ec. Le

donne nei siti montuosi sono le più belle del Regno: vivaci, colorite e

fregiate di un occhio nero che incanta. Ritardato però è lo sviluppamento

de’ sessi, e la pubertà. In generale gli uomini trasportati all’ira ed

alquanto alla vendetta, son gelosi delle loro donne ed attaccati al

puntiglio di onore. La collera, la misera e la vendetta sono sprone al

delitto.
Gli abitanti delle coste sono ugualmente attivi ed intraprendenti. Non

mancano fra essi arditi marinai, sagaci artigiani, come agricoltori

lavoriosi. In generale però la corruzione è alquanto più sparsa fra loro.

Il loro temperamento è il sanguigno. Nelle coste paludose poi predomina il

temperamento colerico, ed il linfatico; gli abitanti sono più torpidi,

senza spirito e senza cultura, menano una vita debole, ed infermiccia.
Nelle parti mediterranee piane ordinariamente gli abitanti si avvicinano a

quelli de’ luoghi elevati testè descritti, eccetto solo quei delle pianure

paludose che sono da per tutto degradati nel fisico e nel morale, e il cui

carattere e la persona svegliano pietà e raccapriccio.

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