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La Provincia di Vicenza acquista 77 vasi daunii

Su segnalazione di Giampietro Piemontese pubblichiamo questo articolo ripreso da Il giornale di Vicenza.

La Provincia leghista di Vicenza si infila in una vendita privata ed esercita il diritto di prelazione per portare a casa 77 tra vasi ed anfore di pregio archeologico in terracotta, provenienti dall’Antica Puglia. Pare strano, certo, ma alla fine, in nome della «cultura italica» – anche se datata dal VI al III secolo avanti Cristo – il presidente della giunta di palazzo Nievo, Attilio Schneck, ha voluto acquistare il pacchetto per 25 mila euro, restaurarne una parte per altri 30 mila euro, e metterli in mostra, grazie alla collaborazione dell’Ente Fiera e alla supervisione della Sovrintendenza per i beni archeologici del Veneto, negli uffici di palazzo Bonin Longare. Dal 4 al 31 maggio sarà possibile ammirare parte della collezione. L’altra parte, altri 93 reperti, sarebbero ancora sotto sequestro in attesa che si chiarisca in appello una vicenda processuale datata 2008 quando la guardia di Finanzia confiscò oggetti per il valore di almeno 600 mila euro.Gli acquisti risalgono al 2008: «Ma quelli erano altri tempi, quando ancora il Patto di stabilità non strozzava le amministrazioni. Se capitasse adesso? Probabilmente si rifarebbe tutto nuovamente, ma facendo molta più fatica» esordisce il presidente Schneck che ieri ha voluto presentare personalmente la mostra di ceramica “Forme e Immagini”. Con lui l’assessore al patrimonio, Nereo Galvanin, il Soprintendente archeologico del Veneto, Vincenzo Tiné, la responsabile archeologica per Vicenza, Mariolina Gamba, e il vice direttore generale della Fiera di Vicenza, Marco Salgarelli.La Provincia ha acquistato crateri per il vino e l’acqua, bicchieri e brocche legate alle pratiche conviviali dell’Apulia. Una parte di collezione di un professionista di Arcugnano, Mario Rizzon, che è stata regolarmente messa in vendita: come legge prevede, è stata chiesto prima di procedere al perfezionamento dell’atto, agli enti locali se fossero interessati all’acquisto. Nel 2008 la risposta affermativa della Giunta Schneck che bloccò quindi la trattativa tra privati per venire in possesso di questi reperti con 25 mila euro. «Un affare – commenta Schneck – Solo per un cratere per il vino un appassionato potrebbe spendere fino a 70 mila euro». Un affare che, come ha sottolineato Galvanin, è costato molto in termini di impegno burocratico per riuscire a restaurare e valorizzare questo patrimonio. Alla fine, grazie alla Soprintendenza, sono stati scelti 44 pezzi che, restaurati da Arco Restauri di Caldogno (la Regione probabilmente contribuirà all’intervento), andranno in esposizione a palazzo Bonin Longare, nei locali di rappresentanza dell’ente Fiera, per tutto il mese di maggio. «Un dono alla città – ha sottolineato Galvanin – a cominciare dalle scuole superiori, licei artistici e classici, che potranno visitare gratuitamente la rassegna». L’obiettivo? Quello di riuscire a portare tali reperti in mostra alla Fiera dell’oro: «Ma fino ad ora non ci siamo riusciti» ha sottolineato Galvanin ben conscio che da giugno tutti quei reperti, insieme a quelli non ancora restaurati, finiranno nuovamente in cassaforte della Provincia, come patrimonio indisponibile in attesa di un’altra occasione di valorizzazione.
Di qui l’ambiziosa sfida del sovrintendente Tinè: «Riuscire ad acquistare anche l’altra parte di reperti, ancora sotto sequestro (nei locali della Guardia di Finanza di Vicenza, perché è stato avviato un appello che ne blocca il passaggio, anche solo come possesso temporaneo, alla Sovrintendenza, ndr), e restituirli in parte alla Provincia di Foggia. Daunii e Veneti antichi, in fondo, non erano così lontani. Anche l’archeologia testimonia contatti frequenti. Non è un caso che i principali collezionisti di reperti provenienti dall’Apulia siano proprio privati ed enti veneti». Cristina Giacomuzzo

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