I dialetti della Puglia centro-settentrionale rientrano nel gruppo napoletano-barese dell’area meridionale intermedia,
mentre i dialetti salentini appartengono, con i dialetti della Calabria
centro-meridionale e della Sicilia, all’area indicata come meridionale estrema.
Ciò è giustificato da ragioni di geografia fisica (il confine delle
Murge baresi) e da motivazioni di carattere storico-linguistico: mentre
al nord (Capitanata e Terra di Bari) gli Iapigi furono sopraffatti dai
Sanniti (popolazione appenninica di lingua osca), che spazzarono, o
quasi, l’antica civiltà illirica (non ne restano che labili tracce), al
sud furono i Bizantini ad avere la supremazia economica e culturale sui
Messapi.
In Puglia, quindi, coesistono due realtà linguistiche entrambe
derivanti dal latino, ma tanto dissimili, che i parlanti della prima
stentano a capire quelli della seconda, e viceversa.
La differenza che subito salta agli occhi è il dileguo di molte
vocali atone nella cosiddetta e “muta”, proprio dei dialetti apuli (fəliscənə ‘fuliggine’, mènələ ‘mandorla’, pəccənunnə ‘piccolo’, dəmènəchə ‘domenica’), e la conservazione, per contro, di suoni distinti nel Salento meridionale (spamicatu ‘affamato’, catina ‘catena’, murisciu ‘meriggio’, otalaru ‘vortice’).
La Puglia e i suoi dialetti
- di Domenico Sergio Antonacci
- 01/09/2011
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