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Galleria fotografica: Ex Idroscalo Ivo Monti di San Nicola Imbuti – di Alfredo Bronda

di Teresa Maria Rauzino
Chi
percorre la strada che da Cagnano porta al lago di Varano, si stupisce
vedendo sulla riva un villaggio disabitato: è l’ex Stazione Idrovolanti
“Ivo Monti”. Centro di addestramento per piloti, centro per il recupero e
la riparazione di idroplani e di mezzi leggeri di attacco, l’idroscalo
di san Nicola è ricordato come base militare strategica di notevole
importanza per il controllo della costa dalmata.
Numerosissimi i voli effettuati, diurni e notturni, per esplorare le isole curzolane e per i soccorsi in Adriatico.

La
storia dell’insediamento militare è stata ricostruita da Maria
Antonietta Ferrante nel volume “Memorie di guerra dall’Idroscalo”
(Edizioni del Rosone, Foggia). I documenti reperiti dall’autrice presso
l’archivio della Marina Militare di Roma, e utilizzati in chiave
narrativa, tracciano l’iter della Stazione negli anni della prima guerra
mondiale. In particolare, la Ferrante rievoca gli eventi relativi
all’insediamento: i lavori di cantiere, l’utilizzazione dei primi
alloggi, l’organizzazione militare, i problemi che l’ammiraglio Thaon de
Revel e il comandante Ghe dovettero risolvere, date le caratteristiche
sfavorevoli della zona, isolata e infestata dall’anofele. A curare i
militari decimati dalla malaria sarà chiamato Salvatore Donatacci, un
medico di Cagnano Varano che si era distinto nella ricerca e nella
profilassi della malattia.

L’anno 1915 trascorre a san Nicola fra
la frenetica attività costruttiva e i primi movimenti di perlustrazione
dell’Adriatico. Il cantiere funziona a ritmo serrato. Revel ha preso al
cuore la sorte della nascente stazione del Varano; l’ha voluta e
desidera renderla efficiente con ogni mezzo, compresi gli incentivi ai
giovani militari lì destinati. Per loro chiede, in data 2 settembre
1915, il supplemento massimo alla paga stabilita. La risposta del
ministero sarà negativa. Il comandante Ghe, di gusti raffinati, ordina
per la stazione mobili funzionali ed eleganti. Riesce ad acquistare
anche un pianoforte per allietare le lunghe serate solitarie dei
militari in questo piccolo angolo di mondo. Giorno dopo giorno,
l’idroscalo assume sempre più l’aspetto di centro autonomo ed
autosufficiente Sono ben curati i viali lungo i quali si allineano le
palazzine ad un piano. Sobrie, dall’elegante architettura di ispirazione
coloniale, sono disposte in doppia fila fino alla zona di decollo
prossima all’hangar costruito con metallo, legno e tela.

Quelle
che un tempo furono “costruzioni moderne ed eleganti” si presentano oggi
in una condizione di estremo degrado, “sgarrupate”, per dirla con un
linguaggio più pregnante. Gli infissi, i marmi pregiati, sono stati
tutti asportati, in quella che era considerata una “cava a cielo
aperto”, in cui era possibile rifornirsi di tutto e di più. Erbacce e
sterpaglie hanno invaso le scalinate d’accesso, i muri e perfino le
terrazze delle palazzine, alcuni tetti sono crollati. Un sonno profondo
sembra avvolgere la struttura. Uniche voci: lo stridio degli uccelli
acquatici e il belato degli armenti. Nell’ex stazione “Ivo Monti”, anche
mucche e torelli hanno trovato residenza stabile. Non disdegnano, di
tanto in tanto, di farsi una passeggiatina nei palazzi di stile
coloniale e negli hangar ridotti a scheletri: tutti gli interni, i
loggiati dell’ex stazione sono pieni di sterco. Oltre la strada, in
posizione panoramica, la chiesa di Santa Barbara, costruita per i
militari nel 1920, scoperchiata e con un bell’albero nella navata
centrale, è diventata il rifugio dei drogati e delle coppiette, che
hanno lasciato traccia del loro passaggio con murales immortalanti le
loro gesta. Una visione desolante, che ci fa riflettere sulle sorti
ineluttabili che sembrano incombere sul patrimonio monumentale dismesso
di Capitanata.

Sì, perchè in questo remoto e suggestivo lembo di
terra ci sono anche i resti di un antico convento benedettini dell’anno
1058: San Nicola Imbuti. I monaci del Varano furono sotto la
giurisdizione della potente badia di Kàlena (Peschici). Il declino della
casa madre di Tremiti, che si concluse nel 1782 con la vendita ai
privati di tutti i possedimenti da parte del Regio demanio borbonico,
segnò la fine anche della piccola badia i cui ruderi sono ancora
osservabili all’interno dell’Idroscalo. Certo i benedettini non
immaginavano che, un millennio più tardi di loro, un nutrito gruppo di
giovani militari avrebbe guardato lo stesso orizzonte, e che oggi noi
avremmo visitato quel che resta dei loro insediamenti, segnalandone il
degrado.

L’area di san Nicola Imbuti, dismessa dal ministero
della Difesa, e messa in vendita dal Ministero delle Finanze per sei
miliardi e 250milioni di vecchie lire, pare sia stata acquistata da una
società privata, una STU, che dovrebbe costruirvi l’ennesimo villaggio
turistico. Ma finora è tutto fermo. L’unico palazzo dell’Idroscalo,
ristrutturato qualche anno fa dal Comune di Cagnano, è sempre chiuso.
Cos’è? L’ultimo presidio nel deserto dei Tartari?
Anche il suo intonaco esterno comincia a deteriorarsi…

____
Alfredo Bronda:
L’idea di mostrare queste immagini al pubblico per me è stato
quasi un obbligo.In qualità di fotoreporter il mio compito è stato
quello di mettere alla luce,sotto tutti i punti di vista,il complesso
militare.Compit

o della
mostra è rilevare al pubblico l’esistenza stessa del sito,dato che
molti del popolo Garganico non sanno nulla in merito a questa struttura.Dall’altro
canto in un atmosfera quasi spettrale le immagini testimoniano il degrado più totale che sovrasta l’Idroscalo.

Le 72 immagini che vedrete sono stare realizzate con la tecnica
fotografica denominata H.D.R. – High Dynamic Range ovvero Ampia Gamma
Dinamica-. E’ una tecnica che consiste nel scattare dalle 3 alle 7
immagini con diverse esposizioni di luce per poi unirle in
post-produzione
. Ho scelto
questa tecnica fotografica perchè a mio parere è il modo più idoneo ad evidenziare nel modo più fedele possibile ìla realtà del complesso e appunto il suo degrado.

Le foto sono state scattate tra Settembre e Dicembre del 2011.

Ricordo che in quasi tutti i corridoi delle palazzine camminavo solo ed
esclusivamente sullo sterco di bovini i quali
pascolavano all’interno.Altre volte invece ho visto ruminare mucche in alcune stanze,insomma una “mega stalla in stile militare”.


Spero tanto che un giorno questo sito venga ristrutturato nel suo stato originale…ma,dato
che è una speranza prettamente utopica,mi viene da dirVi che se questo
giorno non dovesse mai venire allora concedere all’Ex Idroscalo Militare
Ivo Monti una sua ultima immagine è stato un dovere morale!



All’interno del blog trovere il link che permetterà di collegarVi sul mio account di Flickr e vedere tutte le immagini.


Grazie a tutti Voi.
Alfredo Bronda photography.

ATTENZIONE! Questo blog si è trasferito da Blogspot a Wordpress in data 16/01/2020.
Se dovessi riscontrare immagini mancanti, post incompleti o altri problemi causati dalla procedura di trasferimento, sei pregato di segnalarlo a info@amaraterramia.it, te ne sarò grato.

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