Scrive Vittorio Russi nel suo “Note di archeologia e topografia antica del Gargano settentrionale” (Uria Garganica. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Vieste 1987): “un’altra antica strada, della quale rimangono tracce di carreggiate in contrada Irchio, collegava la zona di Macchiarotonda col sito di Crocifisso di Varano […]”.
Ed io non è che non ci abbia provato a cercare queste tracce negli anni, proprio a due passi da casa mia, sulle sponde del Lago di Varano. Mai nulla, arrendendomi di fronte all’ipotesi, non peregrina, della distruzione delle stesse.
Ma se “la speranza è l’ultima a morire” è un detto abbastanza diffuso ci sarà pure un motivo valido, e così è Alfonso Russi, amico del compianto Vittorio, a indicarmi pochi mesi fa dove andare a cercare.
Mi reco sul posto e, incredulo, in un terreno a pochi metri dalla strada asfaltata, proprio dove non cercheresti mai, li vedo, i solchi dei carri di epoca romana di quasi 2000 anni fa.
Inutile descrivermi l’emozione di aver “ritrovato” queste tracce dimenticate, mai documentate in nessun testo di archeologia.
Seguo i solchi sia in una direzione che nell’altra, purtroppo si esauriscono sotto la strada asfaltata ma qualche decina di metri si riescono a seguire nel banco roccioso, tra gli ulivi e i riempimenti di terra e vegetazione.
In una mattinata delle festività natalizie, tra un pranzo e un aperitivo, ci torno col metro e misuro; sono “in borghese” e mi sento un po’ come Andrea Pazienza nelle famose foto col metro in giro per Peschici. Paragone quanto mai immeritato.
E misuro, dicevo, ottenendo il responso di 1.40 metri come misura del passo, ovvero della distanza tra una ruota e l’altra del carro. E’ esattamente il passo dei carri romani, lo stesso che trovate a Pompei.
Ma cosa sappiamo realmente della viabilità romana sul Gargano?
Giovanna Alvisi ne “La viabilità romana della Daunia”, pubblicato nel lontano 1971, prova a ricostruire gli assi principali proponendo, per la zona Cagnano-Carpino-Ischitella, un’ipotesi che attraversa il Piano in zona Fiumicello/Avicenna (si vedano gli scavi della villa romana) per poi dirigersi verso Monte Civita costeggiando l’attuale centro di Carpino a est. Nessuna menzione, dunque, della zona di Irchio.
Per altre zone del Gargano, invece, la Alvisi riesce a individuare le tracce della sede stradale, come nel caso della pedegarganica, oggi purtroppo non più leggibile a seguito dei lavori agricoli (ma se la speranza è l’ultima a morire anche qui…).
E ora una domanda: chi tutelerà e proteggerà queste importantissime, ultime, tracce del sistema viario romano sul Gargano?