E’ stata una mappa a suscitare in me la curiosità: “Foresta G. Paolini”: perché la Foresta Umbra veniva chiamata così su questo documento degli anni ’40?
Poi, come in un puzzle, a distanza di qualche tempo mi vengono inviate delle foto direttamente dal chiostro della Scuola Forestale Carabinieri Cittàducale, foto che ritraggono un busto dedicato proprio a quel Paolini della Foresta Umbra.
Da lì, come al solito per chi conosce già questo blog, si apre una piccola ricerca che mi porta ad un articolo de La Stampa datato 3 agosto 1939; evidenzio la parte che ci interessa e di seguito ne riporto il testo:
La confessione dell’uccisore del milite forestale
Roma, 2 agosto
Come è stato pubblicato, nella foresta demaniale del Gargano il 13 luglio una pattuglia di militi forestali in servizio di perlustrazione veniva fatta segno a colpi di fucile, sparati da un cacciatore di frodo. Una delle Camicie Nere Giuseppe Paolini, cadeva colpito a morte.
Le indagini sono state svolte sotto la direzione del generale Agostini, comandante della Milizia Forestale, che si era recato immediatamente sul posto. Sono state eseguite numerose perquisizioni e sono stati operati vari fermi, tra cui quello di un certo Ciavarella Matteo, di 39 anni, da Vico Gargano di Foggia, il quale, dopo esser caduto in molte contraddizioni, ha finito per confessare.
Egli, nel momento in cui ha commesso il misfatto, si travata appostato col fucile carico con piombo per la caccia al capriolo e, vedendo avvicinare la pattuglia dei militi forestali, data la speciale posizione del terreno che non gli consentiva di fuggire agevolmente, per non farsi elevare una contravvenzione, sparava contro di essi.
Il Ciavarella, dopo aver visto cadere il povero Paolini, malgrado l’inseguimento dell’altro milite che aveva scaricato il moschetto contro l’assassino, si era dato a precipitosa fuga, dileguandosi nel fitto della boscaglia.
Oltre al Ciavarella, sono stati arrestati Luigi De Cata, da Carpino (Foggia), e De Giorgis Michele Antonio, fu Tommaso, da Vico Gargano, per favoreggiamento.
Un ulteriore dettaglio emerge dal libro “La ferrovia decauville in Foresta Umbra”: l’episodio avvenne in località Sfilzi.
In seguito a questo misfatto, dunque, con Ordine del Giorno del 23 luglio 1939, la Foresta Umbra venne intitolata al milite forestale Giuseppe Paolini. Tale intitolazione si ritrova in tutte le carte ed i documenti del periodo e fino al 1943, quando, a soli 4 anni di distanza, il nome torna ed essere quello originario.
Su 8 Forestali commemorati nel chiostro, ben 3 sono stati uccisi sul Gargano, tutti nel primo dopoguerra, sicuramente un primato non positivo; oltre a Paolini, infatti, è presente un busto di Eustacchio Tralli, ferito a morte il 19 febbraio del 1934 e di cui al momento non ho ancora notizie (aggiornamento nei commenti del post in basso).
Anche nel corso dell’800 alcuni soldati (non Forestali) furono uccisi in Foresta Umbra, precisamente dai briganti, ma questa è una storia di cui scriverò un’altra volta.
La vicenda testimonia il sacrificio dei Forestali, un Corpo strettamente legato alla storia della conservazione degli ecosistemi garganici; è anche grazie a loro che oggi riusciamo ad ammirare zone naturalistiche di pregio sul nostro territorio.
L’auspicio, condiviso tra molti, anche all’interno della stessa categoria, è che il Corpo possa tornare ad avere competenze, conoscenze e specializzazioni del passato (o ancora più elevate), e mi riferisco al periodo precedente al decreto legislativo che nel 2016 ha accorpato i Forestali ai Carabinieri.
A pagare scotto oggi a causa di questo cambiamento, infatti, è proprio la protezione ambientale.
Pillole di storia nel cortile Di Gregorio a Cittaducale
EUSTACCHIO TRALLI
Il 19 febbraio 1934, mentre compiva l’ordinario servizio di perlustrazione nei boschi di Vico Garganico (Foggia) col milite Giovanni Nicola Di, il milite scelto Eustacchio Tralli fu ferito mortalmente alla spina dorsale da alcuni colpi di fucile sparati da un delinquente appiattato a breve distanza. Con il Tralli cadde anche il proprio cavallo. Il milite Di Giovanni, sebbene ferito anch’egli in varie parti del corpo, apri subito il fuoco contro l’assassino, inseguendolo finché glielo permisero le forze. L’assassino, dinanzi al contegno risoluto e coraggioso del milite Di Giovanni, desistette dall’evidente proposito di completare la strage, e riuscì a dileguarsi.
Appena sparsasi la notizia, gli Ufficiali e i militi dei vicini Comandi si adunarono sul posto. Il console Fanuele diresse subito le indagini che portarono alla identificazione e all’arresto dell’assassino, il pregiudicato Michele M* . Venne anche arrestato come istigatore del delitto Luigi C*. Dalle prime indagini e dalla cinica confessione dell’omicida – un contravventore già altra volta paternamente perdonato dall’ottimo Tralli – risultò la sua lunga e studiata premeditazione.
Il Tralli sopportò con elevato spirito il doloroso intervento chirurgico, che però non valse a strapparlo alla morte.
Durante i funerali fu ricordato per la sua vita dedicata interamente ed appassionatamente alla causa forestale e per la sua morte gloriosa, di esempio per tutti, in particolare al figlio primogenito che egli volle Milite Forestale.
Nel 1935 gli fu concessa la Medaglia di Bronzo V.M: “Nel compiere un servizio di pattuglia per la tutela dei boschi, veniva proditoriamente colpito a morte e soccombeva poi alle gravi ferite, mostrando anche sul letto di morte animo virile e spirito elevato di sacrificio. Vico del Gargano, 19 febbraio 1934”.
Era nato a Matera il 2 luglio 1875. Aveva 58 anni.
(tratto da una rivista dell’epoca)
Fonte pagina fb Anfor Brescia
Grazie per il prezioso contributo!