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Il tarantismo sul Gargano, Manicone ne parlò nel XVIII secolo

Possiamo affermare che il fenomeno del tarantismo, come quello diffuso in Salento  fino a qualche decennio fa, scomparve nel Gargano a fine ‘700?

Leggete pure il testo del padre francescano/fisico Michelangelo Manicone di Vico del Gargano e diteci cosa ne pensate.

Le ragioni degli Antitarantisti, e risposte de Tarantisti

Mi piglierò io il laborioso impegno di descriver qui la Tarantola appula? Favellerò io delle tante inezie, ciance, e mentecattaggini, che dai collettori di favole sonosi su questo celebre Ragno scritte, e dette? Perderò io il tempo ed il senno nel confutare gravemente tutte le opinioni, che fino ad ora sono state avanzate per ispiegar la danza de Tarantolati?
No. Io esaminerò solo due punti tarantistici, che col clima appulo han rapporto; riferirò le ragioni dell’ uno e dell’ altro partito; e nulla deciderò io, ma deciderà il Leggitore illuminato insieme e disappassionato.

Or il Tarantismo è un vero ed effettivo morbo, oppure un inganno, un’ impostura, una favola? Il Signor Suaammerdam, il nostro Tommaso Cornelio, e cent’altri Antitarantisti sono di sentimento, che il Tarantismo altro non sia che una favola di mendichi, e di vagabondi. Parecchi Naturalisti, dicon essi, non ci fanno forse sapere, che i ragni non sono velenosi?

Rispondono i Tarantisti, che i ragni non sono velenosi ne’ climi freddi, e che lo sono ne’ climi roventi. Si sa, che il clima influisce molto sulla genesi, e sull’ esaltamento del veleno. Si sa, che que’ Serpenti, i quali ne’ nostri climi temperati sono esenti da veleno, nella zona torrida sono velenosissimi. Si sa dalle sperienze del Redi, che le vipere sono più velenose nella estiva stagione, che in tempo d’ inverno. Si sa finalmente dalle sperienze dello stesso Redi, che gli scorpioni Africani non erano più velenosi nel mese di Novembre; che ripigliavano la forza velenosa ai 23 di Febbrajo; e che erano velenosissimi nella state. Or caldo è il clima dell’Apulia, ed arido il terreno; ed ecco perché qui sono velenose le Tarantole.

Replicano gli Antitarantisti: si trovano le Tarantole non solo nell’Apulia, ma eziandio nella Calabria, nella Sicilia, nell’Asia; nella Persia, ed in cent’altri climi più caldi di quello dell’ Apulia. Or perché nessun’ombra di Tarantismo sentesi in tali Regioni, ed il Tarantismo ha risuonato per secoli nell’Apulia?

Rispondono i Tarantisti con un’apostrofe: Antitarantisti, dicono, agevole non è lo svolgere dall’ aspo questa matassa. La natura è un gruppo d’arcani . Chiedetene dunque lo scoprimento a que’ Filosofi, i quali malgrado della natura si fanno sacerdoti di lei, e siccome oracoli spacciano delle spiegazioni intorno i più ombrati misteri della medesima. Ma dal che noi non possiamo spiegare l’arcano, di cui si tratta, potete voi dedurne da ciò, essere una favola il Tarantismo? No certamente. Se è una favola, perché subito, o dopo alcune ore dal morso cominciasi a sentire dal Tarantolato un ardore, e dolore nella parte morsicata? Perché intromettendosi il veleno entro i nervi, ed accrescendosi per conseguenza la tensione dei medesimi, e la infezione del fluido nervoso , si sente dallo stesso Tarantolato una oppressione di cuore, una turgescenza del ventricolo e degli intestini, una sete grande, una mancanza di respiro? Perché finalmente a questi sintomi sussieguono una lassezza universale, una lipotimia, e così l’ ammalato rimarrebbe, e ‘l tutto andrebbe in peggio, se non si desse un pronto rimedio? E dunque un morbo vero il Tarantismo .

Opinione del Rosati

Il chiarissimo Signor Rosati di Foggia chiama il Tarantismo morbo ridicolo e ideale, e pensa, che il distruggitore di un tale immaginario morbo sia stato il lume delle Scienze.

Diffatti, soggiungo io, quanti pregiudizj non ha tolto via la Fisica? Quei, che posti nel bagno, stavano a galla, quarantanni addietro erano riguardati come indemoniati. Oggi questo è un fenomeno fisico. A vista de’ fuochi fatui, d’ una ecclisse, d’una aurora boreale, e d’ una cometa il popolo pochi anni addietro tremava: oggi non trema più ;e da tali felsi timori lo ha liberato la Fisica.

Quindi essendo vero, che il Tarantismo sia un morbo ideale, è vero ben anche, che il distruggitore del medesimo sia stato il lume della vera Fisica, ma se poi il veleno della Tarantola è un vero e reale veleno, per qual ragione, domandasi, non si parla più nella Daunia di Tarantismo, ancorché i morsi insensibili di questo insetto seguissero ad accadere?

Tutte le preparazioni delle officine sono inutili per la cura del Tarantismo. L’unico rimedio è la Musica. Il Tarantolato balla, e mercé del furioso dimenamento del corpo, suda grandemente, e cosi si espelle il veleno. La sonata, che usano gli Apuliesi per fare che i Tarantolati ballino, chiamasi Tarantella. Questo vocabolo pare essere di Greca origine; giacché il verbo “tarantin” significa commovere grandemente: il che concorda assai bene colle azioni de’ Tarantolati. Forse la voce Tarantola deriva da questa Greca dizione.

Io sospetto che ciò dipenda dalla diminuzione del caldo estivo qui accaduta. Che il calore vada in pieno scemando, ed il freddo nel totale crescendo sempre, l’ ho altrove dimostrato. Or posta una tale verità meteorologica, ecco com’io ragiono. Il caldo influisce grandemente sulla genesi, e sull’esaltamento del veleno; qui il caldo estivo è scemato; dunque potrebbe essere, che la diminuzione del caldo fosse la cagione, perché i morsi della Tarantola erano funesti ne’ tempi andati, ed innocenti a’ dì nostri. Questa conseguenza è piuttosto un mio dubbio, che un mio sentimento. Il Leggitore pensante vedrà, se esso, sia appoggiata ad un fondamento sodo, e se in conseguenza s’inalzi al supremo grado della probabilità.

Opinione de Serao

Il celebre nostro Serao, crede, che il Tarantismo sia un morbo endemico degli Apuliesi, il quale deesi ridurre al genere de’ delirj malinconici originati dal calar del clima, dai vegetabili sostanziosi e dalle carni straordinariamente nutrienti. Udiamo come la discorre, ed eccone le proprie parole. Il clima, della Puglia piana, dic’egli, è caldo oltre misura… La natura poi di quella terra è tale, che tutti i frutti di essa, le erbe, le biade, e per conseguente le carni degli animali, che hanno ivi la loro pastura, sono di robustezza, e di efficacia straordinaria. Or tutte queste cose devono, partorite una qualità. De’ sughi del corpo in colui che le usa giornalmente, ed una tessitura del corpo stesso, tale da render gli umori parte violenti ed impetuosi né movimenti del loro anima, e parte ponderosi e compatti, e di elementi troppo stretti ed affollati insieme: dalla qual disposizione nasce di leggieri, a quel che si può capire medicinalmente. Misterica nelle donne, e una specie d’Ipocondria negli uomini; o sia per dirla con meno parole nella lingua de vecchi Medici, il Temperamento Malinconico, quello che esaltato di poco, costituisce gli uomini assai vicini alla mestizia luttuosa, alla mattezza, e talora al furore, ed all’ insania. Fin qui l’illustre Serao.

Veramente il credere, che il Tarantismo dipenda dal clima, e dagli alimenti, mi pare che non sia un ragionato delirio mentre si sa, che il calore grande del clima può generare una prava crase di umori, ed indi il delirio melancolici. Ma se i Tarantisti avesser domandato al Serao: se il Tarantismo è un morbo indigeno, perché 30 o 40 anni indietro in Foggia, ed in tutta la Daunia, le piazze e le campagne erano nella state piene di deliranti, ed al presente non si fa veruna commemorazione di un tal morbo? Il clima d’ oggi non è lo stesso che quello di 30 anni addietro? Gli alimenti non sono pure gli stessi? Perché dunque il clima, e gli alimenti anni sono producevano il delirio malanconico, ed al presente non l producono più? O non l’han mai prodotto o dovrebbon produrlo anch’oggi. Se i Tarantisti, dico, avessero così domandato al Serao, che avrebb’egli risposto? Lettori, indovinate, ch’io vò favellare di altri nocivi insetti.

Per i curiosi aggiungiamo che Tancredi cita alcuni casi di tarantismo a Monte Sant’Angelo a fine ‘800, si legge nel suo Folclore Garganico.

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2 commenti su “Il tarantismo sul Gargano, Manicone ne parlò nel XVIII secolo”

  1. Per avere una risposta a questi quesiti leggere: "La terra del rimorso", Il saggiatore, di Ernesto de Martino, 1959

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