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Finchè la barca va (andava..) : la situazione del turismo sul Gargano

ECOMOSTRO VIESTE MATTINATA BAIA DI CAMPI

Le coste del Gargano, compromesse nel corso degli anni passati stanno per conoscere una ulteriore, gigantesca, colata di cemento. In discussione, cioè cantierabili a breve, ci sono circa cinque milioni di metri cubi di cemento solo di opere turistiche private. Ma il turismo sul Gargano non era in
crisi? San Giovanni Rotondo è forse il caso più emblematico della parabola del turismo sul Gargano. I dati in questo caso registrano una crisi non solo per numero di pellegrini che raggiungono la località, ma anche per numero di persone disposte a trascorrere almeno una notte negli alberghi della località. L’estate scorsa, a fronte di un boom del Salento, il Gargano ha conosciuto una flessione senza precedenti stimata in circa il 30% delle presenze.
Il turismo balneare sul Gargano ha confermato anche nella scorsa stagione un trend preoccupante e, aldilà dei discorsi che si fanno sulla destagionalizzazione, la realtà sta conoscendo situazioni di rigidità esasperate:
la maggior parte dei turisti si concentrano nelle poche settimane a cavallo di ferragosto e ciò costringe gli operatori ad utilizzare il fattore costo come unico elemento di flessibilità. Ciò determina un invitabile abbassamento della qualità generale dell’offerta, prova ne siano le centinaia di proteste e segnalazioni di carenze strutturali (dei servizi turistici, della qualità ambientale del territorio, ecc.) che giungono presso le sedi delle associazioni ambientaliste e di consumatori. La soluzione che tanti lasciano intravedere è la trasformazione degli alberghi realizzati grazie alla legge 3, in deroga agli strumenti urbanistici, in civili abitazioni. Anche in questo caso insomma si pensa di poter risolvere i problemi strutturali legati allo sviluppo turistico dell’area con una risposta semplicemente immobiliare: nessuna idea, nessuna politica di rilancio e di valorizzazione del territorio. La risposta alla crisi del settore continua ad essere insomma la solita vecchia risposta che da decenni gli operatori del setto- re, soprattutto nel sud Italia, sono in grado di presentare.
Nessuna idea, nessun’attività di promozione e valorizzazione del territorio, nessuna politica di marchi, di consorzi, di certificazione delle strutture turistico ricettive. Solo matto- ni e Cemento, il buon vecchio cemento, metri e metri cubi da tirare su magari con l’aiuto di generosi fondi pubblici, senza alcuna preoccupazione su come riempire questi nuovi posti letto che si vanno a rea- lizzare. La risposta insomma è vecchia e banale: cemento. Si vuole solo esorcizzare la crisi costruendo a più non posso. Il Gargano del terzo millennio sembra di fatti l’Italia del boom economico. Progetti di cantieri in ogni dove: alberghi, villaggi turistici, villette. Se è vero che l’industria manifatturiera è in crisi quella edile sul Gargano e nella intera Capitanata deve essere al settimo cielo: ci sono dei casi in cui crescono gli al- loggi di edilizia residenziale anche dove l’ultimo censimento registra un calo demografico vertiginoso. Per noi questi rappresentano i misteri di una terra che accanto alle bellezze solari che compongono lo splendido affresco del Parco Nazionale del Gargano, ci offre anche tante ombre che la rendono, lo confessiamo, a tratti inquietante. Siamo convinti che oggi
puntare ad aumentare il numero dei posti letto rappresenta una vera é propria condanna a morte per il turismo e un suicidio per l’intera economia del Gargano. Questo perche si utilizzano risorse pubbliche e private non già per innalzare la qualità dell’esistente verso una domanda turistica che cambia in direzioni sempre più sofisticate, ma per aumentare l’offerta facendo ulteriormente perdere di valore quello che già sul mercato turistico è svalutato. Il “peso del cemento” finisce infatti per rovinare tutti quei valori che fanno del Gargano una meta turistica: dal paesaggio al mare pulito, dai monumenti storici a quelli naturalistici dell’entroterra, dalle produzioni di qualità al senso d’identità di tante comunità, in definitiva quel senso di autentico che rappresenta spesso l’unico vero. motivo del viaggio. Chi lo dimentica, o non ne tiene conto, commette un errore strategico. Oppure, in malafede, vuole speculare inventandosi alberghi che non servono, infrastrutture in doppio o triplo, il turismo dei casinò, dei parchi divertimenti e tutto quanto una persona intelligente penserebbe per l’hinterland milanese non certo per il Gargano.
Oggi occorre lavorare per lanciare un turismo di qualità, radicato nel territorio e nei suoi valori culturali ed enogastronomici. Occorre dare corpo al progetto Parco Nazionale del Gargano facendo della qualità ambientale la bandiera del nostro territorio. Quanto sta accadendo viaggia invece nella direzione opposta. I Piani regolatori sono la vittima di questa pratica che a nostro avviso ha raggiunto livelli patologici, rendendo ormai possibile costruire di tutto, in qualsiasi modo ed in qualsiasi posto. Purtroppo è quello che sta accadendo sul Gargano. Con l’affermarsi di una tale pratica si afferma di fatto il principio del “diritto a costruire” in perfetta negazione del principio della pianificazione del territorio. Di seguito abbiamo raccolto una “antologia” di ecomostri o di opere inutili e che hanno rappresentato (alcuni indubitabilmente, altri a nostro avviso) unicamente uno sperpero di denaro e di suolo pubblico.
Antologia di ecomostri:
Rodi Garganico: l’albergo sulla spiaggia e la realizzazione del Porto di Rodi. Visitare per credere.
Lesina: villaggio abusivo di Torre Mileto scempio nello scempio.
Baia dei Campi: ecomostro storico, “il Centro Direzionale”. Una struttura enorme, costata una trentina di miliardi di vecchie lire, voluta contro ogni ragionevole buon senso sulla costa di quella che era la più bella baia del Gargano. A nulla sono valse le più fiere battaglie ambientaliste: dopo decenni dal completamento non sanno ancora cosa farci, mentre la struttura cade a pezzi.
San Giovanni Rotondo:
L’ecomostro “politico”, la Masseria Agropolis. Costruita nel fondo dell’antico lago di 5. Egidio (in territorio di S. Giovanni Rotondo), con sistemi complessi e costosi di drenaggio continuo per evitare che finisca sott’acqua, costata trenta miliardi di vecchie lire, la Masseria Agropolis finisce per chiudere, preda di un vergognoso mercimonio politico, che vede la Comunità Montana del Gargano incapace di trovare qualsiasi soluzione. Decine le famiglie sul lastrico.
Il Porto industriale di Manfredonia: la “tangentopoli foggiana”.
Un’infrastruttura costosissima, dall’impatto ambientale devastante, nota alle cronache per storie di tangenti (i famosi “nastri d’oro”, mai utilizzati) attualmente cadente, anche se sottoutilizzata nel passato e nel presente. Gli impianti industriali dell’ex Enichem: Al capezzale del “caro estinto”
Le bonifiche a rilento e lo smontaggio degli impianti di là da venire, dopo alcuni lustri dalla chiusura del petrolchimico, ciminiere, impianti e serbatoi sono ancora lì che incombono sul litorale di Manfredonia e Monte S. Angelo. Intanto quasi tutta la reindustrializzazione sta avvenendo su altri suoli, di pregio naturalistico ed ambientale. Mentre chi ha inquinato gestisce il disinquinamento.
Il “Giubileo” di San Giovanni Rotondo: l’ecomostro “collettivo”.
Alberghi di ogni dimensione costruiti a centinaia in occasione dell’euforia edilizia del Giubileo per un totale di 7000 posti letto, in totale dispregio di ogni disegno urbanistico. Mai come in questo caso è evidente che realizzare posti letto non significa automaticamente riempirli. Ora a pagarne le conseguenze è un’intera comunità che vede transitare velocemente milioni e milioni di pellegrini, ma non riesce a intercettarne neppure uno. Gli alberghi non sono mai decollati e hanno provocato il crack dell’industria turistica legata al culto di S. Pio.

Michelangelo Benvenuto, da “Il Quotidiano di Foggia”

Non mi venite a dire che anche io faccio allarmismo in un periodo poco consono…lo farò sempre fino a quando non cambierà qualcosa su questo diamine di territorio..se non vogliate che faccia allarmismo allora iniziate a risolvere i problemi…o almeno a provarci!

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1 commento su “Finchè la barca va (andava..) : la situazione del turismo sul Gargano”

  1. Caro Sig. Benvenuto, alla Sua analisi più che dettagliata della situazione del Gargano, vorrei aprire una finestra su San Giovanni Rotondo,che,dopo la traslazione alla nuova tomba d' oro di quello che rimane del corpo di San Pio(…ormai detta tomba del faraone…ndr) ), ha fatto sprofondare sia la voglia di venire a San Giovanni Rotondo, che quella di rimanerci a soggiornare vista la scarsa qualità ricettiva (dovuta anche ad improvvisati albergatori che vedono il pellegrino-turista solo come una fonte di guadagno) e dei servizi ad essa collegati; basti pensare agli innumerevoli zingari e rumeni che sostano indisturbati ed impuniti dinanzi al Santuario, con il silenzio assenso della Polizia Municipale che fa sempre finta di non vedere… Ma ci immaginiamo il turista borghese del Nord che viene in vacanza sul Gargano? Penserà sicuramente di essere approdato in Albania, tra abusivi che vendono olio sulla strada costiera Mattinata-Vieste, zingari e parcheggiatori abusivi che riempiono San Giovanni Rotondo, vacche che pascolano indisturbate per le strade dell' entroterra…piromani che bruciano pinete secolari e rimangono impuniti…ma dai rendiamoci conto che il turista sceglierà sicuramente una meta più consona al suo livello…e non ci lamentiamo perchè oguno è artefice della propria esistenza…!!!

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