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La quarantana nella tradizione del Gargano

La quarantana è un rito tutt’ora esistente in molte zone del Sud Italia seppur con alcune varianti (nel vestito, nelle dimensioni e negli oggetti che ha il fantoccio); sicuramente ha antiche origini pagane (così come il carnevale, tradizione per molti versi simile) ma oggi sta scomparendo senza esser rivalutata come invece succede per altri riti.
Anche sul Gargano oggi rimane questa tradizione in alcuni comuni (tra i quali San Nicandro Garganico).

Vediamo ora un brano tratto dal “Il Gargano nuovo” di dicembre 2010:

[…]Le donne sostituivano il fantoccio (del carnevale) con la quarantana, una pupa di stoffa di circa 30 centimetri, vestita di nero e con il volto pitturato, poggiata su un’arancia o una patata, nella quale venivano infi  late sette penne di
gallina da togliere una ogni domenica. Si diceva infatti:  

Passa la mozza e ppassa la sana, sètte summane la quarantana.
Passa la mozza (la parte della settimana che va dal Mercoledì delle Ceneri alla domenica successiva), passa la settimana intera, sette settimane (dura) la Quaresima. 
Così si misurava la durata della Quaresima che, essendo un periodo di penitenza, sembrava non fi  nisse mai e durante la quale, in particolare il venerdì, tutti rispettavano l’astinenza non solo dalla carne e dal lardo
come condimento, ma evitavano di tostare (asckà) il pane (che rappresenta il corpo di
Cristo) e di abbandonarsi ai piaceri della carne. Lo dicono chiaramente questi versi:

Bèlla, mo’ cce ne vène la Quarésema
e non è ttémpe cchiù de fà l’amore,
mìttete na crona lògna mmane
decènne Avumarije e rraziune.
La matina che tte jàveze da llu létte
vàttela sinte na prèdeca devina.
Sàbbete Sante a ssciòta de campane,
ce vedime arrète come e pprime.

Bella, arriva la Quaresima/
e non è tempo più di fare l’amore,/
mettiti una corona
lunga fra le mani/ dicendo Avemarie e orazioni./
La mattina quando ti alzi,/
va’ ad ascoltare una predica divina./
Sabato Santo, quando squilleranno le campane,/
ci vedremo di nuovo come prima.

A Mattinata, scrive Salvatore Principe, «quando il digiuno e l’astinenza quaresima le erano rigorosi, i buoni cristiani il giorno delle Ceneri (la Cinnaredd) sciacquavano la bocca, i tegami, i piatti con la cenere, quasi per togliere i residui del grassume della carne mangiata il giorno avanti: le beccherie si chiudevano con i catenacci (…)». I più insofferenti per i rigori quaresimali sfogavano la bile, imprecando:

Quarandéne, quarandéne
E chi ti vonn mangé li chéne:
So ssirréte li vucciarije
Pi quarantasett dije.

di Grazia Galante
da Il Gargano nuovo, dicembre 2010

AGGIORNAMENTO:

Sergio Urbano ci scrive da facebook:

bella mo ce ne vene la quarantana
nn ci fa chiu’l’amore come prima
ti mitt na crona longha in mano
e va alla chiesa ogni matina
quanne sferrene le campane
tann ci fa l amore come prima

Con questo “strapulett” si voleva intendere che ai tempi di prima nn si faceva l’ amore durante il periodo della quaresima.

AGGIORNAMENTO:
Link articolo prof.ssa Crisetti

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