“Il mare di S. Menaio è il mare più limpido del mondo” : così, agli
inizi degli anni ’50 del secolo scorso, potevamo leggere nelle cronache
mondane del “Foglietto” o del “Tempo”, affidate alle “penne alate” di
Mario Ciampi, Lello Follieri, Attilio Tibollo e Raffaele Ventrella, che
ci informavano anche che la spiaggia, dal “baraccone Mastrovalerio” a
“Valazzo” era affollatissima di gambe di belle ragazze, coperte (per
modo di dire) da costumi da bagno di ogni foggia e colore.
Si cominciava già a favoleggiare di “nudismo integrale”, sempre più
procace e diffuso, nelle notti propizie, alla “Murgia della Madonna”, e
circolavano i primi nomi della “haute” che lo praticavano (qui gli
“omissis” appaiono più che giustificati): il richiamo, pur bonario e
sorridente di Padre Cristoforo Iavicoli, nell’omelia domenicale, alla
“Chiesetta della Difesa”, accentuava solo in qualche modo le
preoccupazioni dei più timorati e bloccava sul nascere il “gossip” e il
“voyerismo” invadenti. Ma le corrispondenze del foglio lucerino e dell’
edizione pugliese del giornale romano di Piazza Colonna continuavano,
suscitando curiosità e “ pruderie” crescenti nei “liberi pensatori”.