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Pinete, incendi e incuria sul Gargano…parla l’esperto

di Nello Biscotti

La notevole estensione delle pinete garganiche trova ragione in tempi
storici: fino agli anni 50 del 900, attorno al Pino d’Aleppo si
concentravano forti interessi antropici che andavano dalla estrazione di
resine (acqua ragia, trementina,ecc.) a quella della corteccia
(estrazione di pigmenti per tingere le reti dei pescatori), senza
considerare poi le intense utilizzazioni come legna da ardere,
specialmente dalle classi sociali più povere.
Il problema poi, non è solo questo albero: il rischio incendi è dovuto
anche ai tanti coltivi abbandonati: il fuoco di Peschici, risulta
essersi innescato in un uliveto incolto o semiabbandonato. Appena il
nostro contadino smette di coltivare il suo coltivo (ad esempio smette
di ararlo), si innescano processi noti come «rinaturazione», con una
copertura vegetale erbacea prima ed arbustiva poi (ginestre, eriche,
ecc.) che dovrebbe evolvere verso il bosco, cosa che non avviene ancora.
Le formazioni erbacee ed arbustive, sulle quali, infatti, si ferma
spesso la rinaturalizzazione, hanno livelli di infiammabilità (si pensi alla
ginestra) elevatissimi, spesso superiori alle stesse pinete (in quei
giorni terribili, infatti, i focolai hanno interessato anche aree non
pinetate). È bene sapere che le campagne abbandonate nel Gargano (tipico
fenomeno delle aree interne italiane) sono numerosissime e sulle quali
nessuno si sofferma. Da nostre indagini, considerando i pascoli, gli ex
seminativi e le colture arboree (es. uliveti), il fenomeno dovrebbe
interessare circa 30-40mila ettari. Il fenomeno, che parte da lontano
(emigrazione o esodo rurale ed agricolo degli anni 60 del 900) nel
Gargano è ancora tutto da studiare (questo sta facendo il nostro gruppo
di ricerca), valutare e governare anche e soprattutto in funzione del
rischio incendi.
Le dinamiche e le conseguenze economiche, sociali ed ambientali degli
incendi garganici ci pongono di fronte a nuovi rischi con i quali
occorrerà imparare a misurarsi:
– l’incendio può assumere intensità e dimensioni devastanti;
– l’industria turistica è direttamente esposta/coinvolta sul piano
produttivo-strutturale ed economico agli incendi; una vacanza nelle
pinete può essere oggi a rischio, del quale ne sono già consapevoli
molti turisti.

Valutando, pertanto, che la funzione paesaggistico-ricreativa della
pinete è direttamente legata all’industria turistica, i rischi di cui
sopra, pongono nuovo problemi:
– riconsiderare il ruolo delle pinete, soprattutto in termini di estensione, viste le mutate esigenze economiche;
– rivalutare il paesaggio vegetale costiero in relazione alla crescente
funzione paesaggistica che il medesimo svolge per il settore turistico.

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