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La storia dell’inferno nel Tavoliere delle Puglie

Un cafone, una volta morto s’illudeva di avere accoglienza in paradiso o almeno in purgatorio, ma nel primo non trovò posto e nel secondo non ebbe nemmeno risposta. Allora dicendo fra sé e sé: «Quando io non ho meritato il paradiso con tutta la mia miseria e pazienza e lavorare notte e giorno come una bestia, chi lo deve meritare?» si incamminò verso l’inferno. Lì il cafone venne invitato ad entrare da Belzebù: «Avanti! Avanti, fratello » Parole queste che commossero le cafone il quale si sentì a proprio agio e guardando quanto l’ambiente fosse per lui confortevole concluse: «Finalmente sono arrivato in un luogo dove si gode». La notizia dei giudizi positivi espressi dal cafone sull’inferno crearono scandalo tra i diavoli, i quali andarono a riferire a Lucifero in persona che c’era sulla terra un luogo peggiore dell’inferno e che quindi gli faceva concorrenza. Intanto il cafone continuava a pensare al trattamento principesco che glie era riservato all’inferno, confrontandolo con i cinquant’anni nei quali era vissuto in condizione di schiavitù, a servizio dei padroni della terra per i quali hanno lavorato senza sosta e senza ricevere nemmeno un grazie.
Così Lucifero,mandato a chiamare il cafone gli chiese se fosse vero che gli piaceva l’inferno; al che il cafone rispose: «Moltissimo, signore. Se sapevo che era così comodo sarei venuto più presto». Appreso poi che veniva dal Tavoliere delle Puglie e che lui lo giudicava un inferno più inferno di quello dove si trovava. Lucifero inviò un diavolo travestito da contadino a vedere se quello che diceva che il cafone che era proprio vero.

Dopo due giorni il diavolo fece ritorno e poté testimoniare, raccontando appena un millesimo di terribili patimenti subiti nel suo soggiorno nel Tavoliere che il cafone aveva detto la verità.

A questo punto Lucifero, radunati tutti i diavoli concluse:

«Fratelli, come ha potuto constatare con i suoi occhi questo nostro fratello che viene di lassù ,non stiamo per essere sopraffatti da un altro inferno che si fa concorrenza. Dunque, per conservare la nostra sovranità, prendete tutti gli attrezzi e andiamo a stabilirci nel Tavoliere delle Puglie»


Tratto da  
Il cafone all’inferno, Tommaso Fiore, 1955 (ispirato ad una drammatica storia scritta da un bracciante autodidatta sannicandrese di nome Giovanni Mascolo)

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