di Raffaele de Seneen e Romeo Brescia
Probabilmente le bombe dall’alto se le aspettavano (Era pur stata dichiarata una guerra!), forse non così tante, e non così poco intelligenti, da dover come in un gioco, un gioco di guerra, attrezzarsi con un minimo di scenografia, come a creare l’ambiente, la location: oscuramento, coprifuoco, un po’ di contraerea, i rifugi antiaerei.
I rifugi, quelli fatti a bella posta, i “tubolari”, una trincea scavata nel terreno con un minimo di copertura, una porta di legno per accesso, e quelli adattati alla bisogna e sfruttati, gli scantinati dei palazzi più grossi, di più recente costruzione: il Palazzo uffici O.N.C. (ora Consorzio Generale di Bonifica) di fronte al Palazzo degli Studi, inizio Corso Roma, il Palazzo Persichetti che ancora guarda su Piazza San Francesco, ecc.
Ma cosa succedeva subito dopo l’allarme che avvisava dell’arrivo di formazioni aeree e la corsa verso un rifugio, ce lo racconta Giovanni Tortora in un resoconto giornalistico dell’epoca così titolato.
RIFUGIO TUBOLARE PRESSO VILLAGGIO azzurro “GINO LISA” |