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La mappatura dell’ailanto sul Gargano (Puglia) – AGG. NOVEMBRE 2023

L’ailanto (Ailanthus altissima Mill. Swingle) è una specie vegetale esotica invasiva che sta colonizzando da decenni l’Italia minacciando la biodiversità delle specie vegetali autoctone.
Con il tempo questa specie, molto resistente e dalla propagazione veloce, si sostituisce alle altre, anche grazie alla sua tossicità.
Sul Gargano si sta diffondendo in tutte le zone, da qui ho avuto l’idea di realizzare una mappatura aperta a tutte le segnalazioni dei cittadini allo scopo di monitorare costantemente la situazione.
La mappatura è un esempio di “citizen scienze”, scienza aperta ai cittadini, e vuole essere un punto di partenza per enti ed istituti di ricerca che vogliano approfondire le conoscenze relative alla diffusione dell’ailanto sul Gargano.

ss272 Stignano, una delle zone più colpite dall’invasione, proprio all’ingresso del Gargano dal Tavoliere delle Puglie

E SUL GARGANO? UNA MAPPATURA APERTA A TUTTI PER IL MONITORAGGIO
Lo si vede invadere con velocità incredibile i bordi delle strade statali e provinciali così come quelle percorse da incendio dove è tra le prime a prendere piede, dominando sulle altre.
Dal 2021 ho cominciato a mappare tutti gli avvistamenti di ailanto sul Gargano, registrando la velocissima propagazione e crescita a partire da nuclei di poche piante, a volte di una sola che si moltiplica in decine di esemplari l’anno successivo.
Grazie alla mappatura si individuano due direttrici a maggior diffusione: la SS272 zona Stignano (San Marco in Lamis) e la SS693 zona San Giacomo (Cagnano Varano) zona Fosso dei Mulini (Ischitella).

Scarpata sotto il Convento di S. Matteo, ottobre ’95. Giovani fusticini di Ailanto; sulla destra, si nota un tronco più consistente, foto garganoverde.it

La pianta è presente in abbondanza anche sulle Isole Tremiti (sia a San Nicola che San Domino) dove la sua propagazione potrebbe creare problemi molto seri essendo in un ambiente chiuso.
Ho visto diversi esemplari anche a meno di 1km dalla faggeta della Foresta Umbra: in particolare nel 2021 a Jazzo lo Stretto, risultato eradicato nel 2022 su mia indicazione, e a Masseria Azzarone (SP52b), dove gli esemplari sono stati tagliati nella primavera 2023 ma già si notano nuovi getti rigogliosi in veloce crescita.

MAPPA SEGNALAZIONI AILANTO
segnala i tuoi avvistamenti con la posizione GPS nei commenti di questo post o ad info@amaraterramia.it

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“COSA POSSO FARE IO?”
1) Segnala i tuoi avvistamenti con la posizione GPS nei commenti di questo post o ad info@amaraterramia.it e, se lo vorrai, inserirò il tuo nome; è importante soprattutto segnalare gli avvistamenti in contesti naturali (ma anche urbani se volete, dove purtroppo è già abbondante);
2) Diffondi le informazioni contenute in questo post; magari molti tengono questa pianta come ornamentale ignorandone gli effetti;
3) Condividi questo post per diffondere la conoscenza su questa specie alloctona.

COME E’ ARRIVATO IN ITALIA L’AILANTO?
Il suo nome significa “raggiunge il cielo” nella lingua dei nativi delle Isole Molucche, da dove deriva il suo altro nome comune, “albero del Paradiso”.
Originario della Cina, fu introdotto in Europa nel 1740 e ormai si è diffuso nell’intero territorio nazionale. Si è adattato particolarmente bene su tutto il bacino del Mediterraneo, predilige suoli porosi e sciolti, ma può crescere anche su terreni aridi rocciosi se le precipitazioni superano i 700 millimetri/anno.
Tollera clima variabile dal subtropicale al temperato-freddo (fino a -35°C) e gradisce molti tipi di suoli, tra cui poco profondi e salini.
In realtà esiste da almeno tre secoli nel nostro territorio, coltivata un tempo per l’allevamento di un particolare tipo di baco da seta.
Nel 1860 esisteva perfino una Società italiana di ailanticoltura e in Sicilia si promuoveva la sua coltivazione sia per il legname che come metodo di consolidamento di scarpate e argini.

FIORI E SEMI DELL’AILANTO
I singoli individui producono solo fiori maschili o femminili, ma sono stati segnalati anche individui ermafroditi. Difficilmente supera i cinquanta anni ma sono state documentate piante femminili di oltre cento anni, che producevano ancora un 65% dei loro semi viabili.
Fiorisce in giugno ed è noto agli apicoltori che i fiori di ailanto sono molto graditi alle api, dai quali producono un miele pregiato adatto ad un mercato di consumatori gourmet. Ogni anno di più il miele di ailanto influenza le caratteristiche di molti mieli millefiori estivi, e può anche alterare quelle di mieli come l’acacia (a cui è immediatamente successivo come fioritura) o il tiglio (contemporaneo).
I semi sono detti samare, cioè possiedono un’ala membranosa che ne facilita la loro dispersione con il vento.
Se proprio si vuole evitare la dispersione dei semi, causa principale del carattere invadente della pianta, basterebbe potarla a fioritura terminata.

IL TRONCO E IL LEGNO DELL’AILANTO
L’albero può raggiungere i 20 metri in casi eccezionali ma l’altezza tipica è dell’ordine di 6-10 metri.
E pensate che cresce circa 3 metri nei primi cinque mesi di vita!
Il legno è abbastanza duro e difficile da spaccare.

COME SI DIFFONDE L’AILANTO?
Durante due secoli l’ailanto non ha provocato danni ambientali apprezzabili, è invece diventata invadente negli ultimi decenni, grazie ai mezzi di trasporto che aiutano i semi a spostarsi (non a caso la sua diffusione comincia proprio dalle strade).
Diventa un problema anche per l’ambiente urbano: può colonizzare ogni fessura quindi la si vede spuntare da muri e marciapiedi.
Poiché le sue radici sono capaci di introdursi fra le crepe, appunto, viene utilizzato per il consolidamento di pendii e per prevenire l’erosione lungo corsi d’acqua ma, come già scritto, può anche diventare dannoso per le costruzioni, in particolare quelle storiche.
Né capre né insetti se ne cibano; contiene, infatti, una sostanza tossica, l’ailantina, ed il contatto con foglie, corteccia e radici può provocare irritazioni persino all’uomo.

SI PUO’ FERMARE L’AILANTO?
Già nel 2009 l’ailanto era stato inserito nella lista delle dieci specie più invasive elaborata dal ministero dell’Ambiente e la sua distribuzione in tutte le regioni segnalata in uno studio più completo. La troviamo inserita nella lista delle specie invasive di interesse unionale, per le quali l’eradicazione è obbligatoria (Reg. EU 2019/1262). Di conseguenza, i piani di eradicazione hanno rappresentato una fonte di finanziamenti europei per gli enti locali che hanno saputo approfittarne, come ad esempio due progetti Life, uno in Basilicata, due in Puglia e quattro in Toscana.
L’unica soluzione definitiva e non chimica è l’eradicazione delle piante con asportazione delle radici, cosa difficile da effettuare oltre che costosa.

E SUL GARGANO CHE SI FA?
Il controllo di specie infestanti come l’ailanto è reso necessario proprio per salvaguardare il paesaggio e la biodiversità che coinvolge la flora e la fauna di territori con habitat preziosi come quello del Gargano.
Per questo il Parco Nazionale del Gargano sta portando avanti un progetto LIFE (sito web del progetto) allo scopo di eradicare l’ailanto alle Isole Tremiti, dove questa specie sembra ancora controllabile sebbene ormai si inizi a diffondere anche nella pineta di San Domino (aggiornamento dicembre 2023).
A seguire qualche foto della pianta alle Isole Tremiti.
Sul Promontorio, invece, al momento non c’è nessuna azione in atto, nemmeno di monitoraggio, cosa che invece è avvenuta nel vicino Parco dell’Alta Murgia (pare con successo).
Se in zone fortemente antropizzate è ormai impensabile cercare di arginare la diffusione dell’ailanto, forse questo discorso può non esser valido nel Gargano, un sistema chiuso per certi versi e relativamente di facile controllo (se solo io sono riuscito a mapparlo…).

COME COMBATTERE L’AILANTO NEL MIO TERRENO?
Per estirpare l’ailanto senza diserbo bisogna fare la cercinatura.
Dei nuovi getti che usciranno fuori bisogna mantenere i più vigorosi, da tenere sempre spollonati e, quando saranno alberelli bisogna praticare la “cercinatura” tagliando ad anello attorno al tronco, senza assolutamente segare del tutto la pianta.
Se il fusto è piccolo bisogna “spelare” la corteccia con un coltello e incidere un singolo anello molto spesso.
Se il fusto è grosso si pratica un primo anello con la motosega a pochi cm dalle radici e altri due poco sopra.
Bisogna arrivare giusto ad incidere il cambio.
La pianta non muore subito ma deperisce lentamente.
Funziona meglio se non si pratica il taglio raso.
Se, invece, avete già tagliato un insieme di piante son dolori…il lavoro e la difficoltà aumentano.
Dopo il taglio si consiglia di applicarea sul terreno teli di plastica per una stagione intera.

Approfondisci con “Effetti dell’invasione e della rimozione dell’ailanto in una prateria mediterranea

ATTENZIONE! Questo blog si è trasferito da Blogspot a Wordpress in data 16/01/2020.
Se dovessi riscontrare immagini mancanti, post incompleti o altri problemi causati dalla procedura di trasferimento, sei pregato di segnalarlo a info@amaraterramia.it, te ne sarò grato.

2 commenti su “La mappatura dell’ailanto sul Gargano (Puglia) – AGG. NOVEMBRE 2023”

  1. Tommaso Marcantonio

    Il più antico ailanto si trovava a Vico a fuoriporta ma è stato abbattuto.
    Nella mia campagna e in quella vicina l ailanto è molto presente.
    Zona Acqua del Vicario
    Vico del Gargano

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