di Michele Giuliano da San Paolo Civitate Alcuni giorni fa, sfogliando “Antiche Anticorìe” un libro su San Paolo di Civitate, scritto da ben quattro illustri autori, sono inciampato in un termine dialettale che ha attirato la mia curiosità. Permettetemi, prima però, di spendere due parole su questo libro. Credo che per un cittadino di San Paolo di Civitate, sia un’ opera importantissima. Soprattutto le giovani generazioni dovrebbero aver letto, se non addirittura studiato questo testo ricco di termini dialettali, di vita vissuta e di tradizioni della nostra terra. Credo che ogni sampaolese dovrebbe averne in casa una copia. Debbo confessare che proprio dalla lettura di questo libro, che periodicamente ripeto, ho ritrovato tanti dei miei ricordi d’infanzia e non, che mi sono sentito stimolato a trascriverli e raccoglierli in un volumetto che cercherò di rendere pubblico proprio con lo stesso spirito che penso abbia animato gli autori del libro in questione: rinsaldare e mantenere vivida la tradizione degli usi e dei costumi del nostro paese, tramandandone il ricordo. Ma torniamo a noi….mentre leggevo questo libro mi sono imbattuto nel vocabolo “u ‘nnagghjér”. A fianco vi era la seguente spiegazione che fedelmente trascrivo “OPERAIO specializzato nel separare con l’omonimo attrezzo l’olio dall’acqua di vegetazione prima dell’avvento della centrifuga”. Per essere precisi il termine dovrebbe avere l’accentazione grave (come quasi tutti i vocaboli relativi ai mestieri recitati in forma dialettale sampaolese) dovrebbe cioè leggersi “u nagghjèr” per analogia con “ u lattèr; u scarpèr, u matunèr ecc. Ma a prescindere da ciò, a me è tornato in mente la spremitura delle olive nel modo in cui veniva fatta al tempo della mia fanciullezza. Tutto iniziava con la raccolta delle olive che veniva rigorosamente fatta a mano (brucatura) dai rami degli alberi utilizzando scale in legno e un attrezzo, sempre in legno, a