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L’assurda riforma della legge quadro sulle aree naturali protette

APPELLO PER FERMARE UNA RIFORMA INUTILE E DANNOSA DELLA LEGGE QUADRO SULLE AREE NATURALI PROTETTE Con il pretesto della riforma della Legge n.394 del 1991 si stravolgono i Parchi Nazionali E’ stato avviato dalla Commissione Ambiente del Senato il percorso che dovrebbe portare entro il termine dell’attuale legislatura alla riforma della Legge quadro sulle aree naturali protette, la Legge n.394 del 1991. Una proposta di riforma che non ha come presupposto una seria analisi dei punti di forza e di debolezza della normativa vigente ma sembra rispondere solo ad alcuni specifici interessi distanti dalla prioritaria finalità delle aree naturali protette: la conservazione del nostro patrimonio naturale. Se può essere condivisibile l’esigenza di una “messa a punto” della normativa nazionale per le aree protette marine, che hanno oggi regole diverse dalle altre aree protette con oggettivi problemi per la loro efficace gestione, non è così per i Parchi Nazionali che hanno operato fino ad oggi con buoni risultati nonostante le note difficoltà dettate dai drastici tagli ai finanziamenti per investimenti e progetti. Le proposte di modifica della normativa in vigore presentate da vari Senatori di entrambi gli schieramenti politici, riuniti oggi nella maggioranza che sostiene il Governo, interessano essenzialmente tre aspetti della gestione delle nostre aree protette che per i loro contenuti rischiano di stravolgere alcuni dei principi fondamentali che hanno motivato la creazione dei Parchi e delle Riserve naturali non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il primo è l’equilibrio degli interessi che entrano in gioco nella gestione di un Parco: da una parte l’interesse primario della conservazione della biodiversità come ci ricorda l’articolo 8 della Convenzione Internazionale sulla Diversità Biologica sottoscritta a Rio de Janeiro 20 anni fa, dall’altra i legittimi interessi delle comunità locali residenti nei territori sottoposti ad una straordinaria forma di governo. La norma

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EasyDriver registra sul Gargano, ulivi salentini adottati, comuni del Gargano commissariati e fiamme gialle al Gino Lisa

 Gli 8000 ulivi del Salento hanno trovato casa (forse) Blitz della finanza all’aeroporto di Foggia I comuni che non hanno raggiungo il 15% di differenziata avranno un commissario per i rifiuti Vieste; Cagnano Varano; Carpino; Castelnuovo Monterotaro; Castelluccio dei Sauri; Castelnuovo della Daunia; Faeto; Motta Montecorvino; Rignano Garganico; San Marco la Catola; Volturara Appula; Volturino; Deliceto; Panni; Sant’Agata di Puglia;  Le parole dell’assessore regionale all’ambiente Nicastro AGGIORNAMENTO 27 MARZO 2012: http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz=getfile&file=9.htm&anno=xliii&num=44 —– La troupe della fortunata trasmissione di Rai Uno “Easy Driver” è di nuovo sul promontorio garganico per registrare una puntata che andrà in onda a metà aprile. Dopo quattro puntate registrate a Vieste e dintorni (nella troupe c’è un viestano, Michele Dimaso, direttore della fotografia e operatore steadycam), questa volta a finire negli obiettivi dei cameraman ci sono gli incantevoli scenari dell’entroterra garganico: Carpino e Cagnano. Tre giorni di ripresa (da martedì a giovedì) il cui risultato sarà visibile, come si diceva, nella puntata che andrà in onda una domenica mattina di metà aprile (la data sarà ufficializzata nei prossimi giorni) a partire dalle 9:30 su RaiUno. tratto liberamente da ondaradio.info Ci giungono notizie di “caos” a Carpino per le riprese….ahah Puntata 14 maggio 2011 a Vieste

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Unite contro la ricerca di idrocarburi nel Mediterraneo: quattordici associazioni sottoscrivono il patto

Ente nazionale protezione animali (Enpa), Animalisti Italiani, Sea Shepherd conservation society Italy, The Black Fish, Centro studi cetacei, Ketos, Aeolian dolphin research, Centro ricerca cetacei, Comitato parchi Italia, Federazione nazionale Pro Natura, Pro Natura Mare Nostrum, Bottlenose dolphin research institute, Istituto per gli studi sul mare, Lega italiana dei diritti dell’animale e California State University at Northridge. Sono le associazioni che hanno sottoscritto un patto contro le attività di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel Mar Mediterraneo ed hanno inviato un documento (Ricerca di idrocarburi in Mediterraneo e impatto sull’ecosistema marino e sulla vita dei Cetacei) ai ministeri interessati ed ai principali Enti preposti al monitoraggio del settore marittimo; nel rapporto è possibile leggere che: «da diversi mesi, numerose compagnie e società petrolifere italiane e straniere avanzano istanze per richiedere permessi di ricerca di idrocarburi nei mari italiani, con particolare interesse per l’area del bacino Adriatico e del Canale di Sicilia. Le attività di ricerca di idrocarburi prevedono diverse fasi, ognuna delle quali legata ad un particolare impatto ambientale». La prima fase, quella della prospezione geosismica, prevede, nella la maggior parte dei casi, l’utilizzo di una sorgente energetica ad aria compressa, meglio conosciuta come air-gun, che «genera una violenta onda d’urto che si propaga nel fondale e successivamente viene riflessa, mostrando in questo modo la presenza e la natura di idrocarburi nel sottosuolo». Le associazioni scrivono ne rapporto: «è noto che molte specie appartenenti all’Ordine Cetacea sono particolarmente sensibili a forti emissioni acustiche, quali quelle generate dai sonar militari e dagli air-gun, le quali vanno sommate al rumore di fondo sottomarino e a quello generato dal normale traffico marittimo». Zifii (Ziphius cavirostris) e Capodogli (Physeter macrocephalus) sono tra le specie più sensibili e questo tipo di emissione acustica che può far impaurire e stordire gli animali «sino ad indurli

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