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La pesca sul Gargano è sempre più abbondante…di plastica!

di Ecologia e Scienze Naturali Il pescato del giorno, signore e signori! Tra le tante immersioni fatte quest’estate, questo è stato il “bottino” che, più o meno ogni giorno, ci siamo portati via dai fondali. Sott’acqua giacciono, come fantasmi, pezzi di cordame con buste di plastica incastrate, costumi da bagno abbandonati o persi (!), frammenti grandi, piccoli e minuscoli di plastica e, soprattutto, i maledetti retini per il commercio di mitili e altri frutti di mare. Molto spesso si ritrovano spiaggiati, ma non immaginate quanti ce ne siano sul fondo del mare, pochi metri sotto la superficie o in profondità. Queste reti, rigide e pericolosissime per la fauna marina, sono un vero flagello e anche un simbolo della nostra idiozia. La comunità dei mitilicoltori e chi vende e acquista frutti di mare dovrebbe prontamente abbandonare e/o boicottare questo tipo di rete, perché – possiamo assicurarvi – in alcune aree può diventare la fonte di inquinamento prevalente da plastica, a fronte di un mare piuttosto pulito. Abbiamo visto pesci vivi incastrati in queste dannate reti, le abbiamo viste formare delle trappole sott’acqua pericolose anche per i sommozzatori. Studi recenti (trovate i link nei commenti) dimostrano che una tartaruga marina che ingurgita 14 pezzi di plastica ha una probabilità di morire del 50%, e che detriti in plastica sono arrivati fino a 6000 m di profondità, con una densità fino a 335 pezzi di plastica per chilometro quadrato. Non ne vale la pena, per quanto buoni siano gli spaghetti con le cozze bisogna trovare un modo alternativo per allevarle e commercializzarle. La lotta per il futuro dei nostri mari passa anche da qui. Fonte

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Il culto di San Michele in Messico: il sincretismo tra religione azteca e cristiana

di Domenico Sergio Antonacci   Dio “Tezcatlipoca” alato e in abiti a guerriero mentre colpisce  un serpente con un tubo celeste a forma di spada. Il Gargano è stato luogo di propagazione del culto di San Michele Arcangelo che da qui si diffonderà in tutta Europa (si veda Saint Michel nella Normandia, la cui prima pietra veniva dal Gargano). E’ certamente noto ai più il Santuario di San Michele sul Gargano, precisamente a Monte Sant’Angelo, dedicato al Santo con le ali probabilmente fin dal V/VII secolo e tra i primi luoghi intitolati all’Arcangelo in Italia. Con la scoperta delle “nuove Indie” e la relativa colonizzazione, gli europei imposero la loro cultura alle popolazioni indigene e uno degli strumenti attraverso il quale fu perpetrato questo “genocidio culturale” (e spesso non solo culturale) fu proprio l’evangelizzazione. Al netto di altre valutazioni sugli effetti dell’invasione europea in questo post voglio evidenziare la curiosa vicenda di San Miguel del Milagro, segnalatami da Domenico Moretti, santuario situato a Tlaxcala, città di circa 80000 abitanti a poche ora dalla capitale Città del Messico. San Miguel del Milagro è un santuario cristiano costruito nel 1680 in cui si è compiuto un processo di “esaugurazione”. Si tratta, cioè, di un centro religioso e culturale pre-colombiano diventato santuario cristiano, così come avvenne nel V secolo sul Gargano. Pertanto, nel culto messicano si scorge un interessante intreccio di tradizioni pagane (atzeche) e cristiano-ebraiche analogo a quello garganico. Il santuario “di Cacaxtla”, sin dall’epoca pre-colombiana, era posto in un centro religioso già meta di pellegrinaggi indios. Diventato un luogo sacro cristiano, continuò ad essere frequentato dalle popolazioni indigene. Le cronache e i documenti del secolo XVI attestano l’esistenza di una divinità tutelare delle comunità agricole precolombiane nella regione di Puebla-Tlaxcala, chiamata Camaxtle, una divinità bellicosa adorata per il combattimento (primo punto di

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I problemi della costruzione delle strade del Gargano a fine ‘800

Carpino – Monte S. Angelo Non un punto di ricovero, non strade, tranne quella che conduce al Santuario di San Michele. Sono parecchie migliaia di creature umane, che si trovano sequestrate dal contatto e dal consorzio dei loro simili, che non conoscono nessuno dei vantaggi della civiltà. Ci sono località nelle quali non si può andare nemmeno a cavallo: è mestieri andare a piedi. (Commissione d’inchiesta parlamentare del 1863 sulla viabilità garganica) La storia della viabilità del Gargano è travagliata da sempre come dimostra la documentazione storica sulla costruzione delle prime strade “rotabili” del promontorio, avvenuta con non poche difficoltà nella seconda metà dell’ottocento. Questo saggio di Michele Ferri raccoglie le più simboliche testimonianze delle difficoltà logistiche ma spesso politiche ed economiche che si presentavano in quegli anni. Buona lettura qui. Tornanti Macchia – Monte S.Angelo Mattinata (Ripe Rosse) – Vieste

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Conosciamo la Sacca Orientale del Lago di Lesina: perchè è una Riserva naturale?

Ci troviamo all’interno della Sacca Orientale, riserva naturale biogenetica del Lago di Lesina, guidati dal Colonnello Claudio Angeloro, Comandante Reparto Carabinieri Biodiversità di Foresta Umbra. La Riserva costituisce un ambiente di fondamentale importanza per molte specie di uccelli da tutelare secondo la Direttiva del Consiglio delle Comunità Europee del 2 aprile 1979. Molte le specie presenti tra cui martin pescatore, codone, mestolone, alzavola, fischione, moriglione, volpoca, garzetta, pignattaio, spatola, folaga, gallinella d’acqua e molti altri. Nelle acque della laguna, anch’esse ricche di una diversificata vegetazione algale, si possono osservare, tra le diverse specie presenti, spigole, orate, cefali, bisce d’acqua e un gran numero di insetti infeudati all’ambiente paludoso. Il Reparto Carabinieri Biodiversità dell’Arma dei Carabinieri, attraverso il personale addetto, svolge l’importante compito di difesa e conservazione di questo prezioso ambiente lagunare dai naturali fenomeni di interrimento minacciano.  Un ruolo delicato con il costante obiettivo di conservare il più a lungo e intatto possibile attraverso una paziente, oculata e costante azione di contenimento l’espansione della cannuccia di palude e il trasporto di detriti solidi derivanti dal fiume Fortore, altri corsi d’acqua più a nord e soprattutto dalle arene marine.

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