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A Vieste si festeggia l’eroe che scavò un tunnel sotto il muro di Berlino

Nei primi giorni del mese di agosto 1961 a Berlino si verifica un inconsueto esodo di cittadini dell’Est verso l’Ovest. A migliaia si trasferiscono giornalmente, con le loro masserizie, dalla povera e disastrata Berlino Est, presso parenti e amici della zona Ovest. Si avverte una forte tensione nella città, che fino a quel momento era stata comunque aperta e libera per tutti i berlinesi, nonostante il blocco sovietico. Allo scoccare della mezzanotte tra il 12 e 13 agosto 1961, iniziano i lavori per l’erezione di un confine. Inizialmente costituito da cavalli di Frisia e filo spinato, venne poi sostituito da un cordone di pannelli di cemento armato alto tre metri e, tristemente conosciuto come “Il Muro di Berlino”. La città viene divisa, Berlino Est è chiusa. Le famiglie vengono disgregate, gli amici vengono separati. E così succede che Peter trovandosi all’Est con la sua famiglia chiede aiuto agli amici italiani. Mimmo e Gigi, liberi di entrare in Berlino Est in virtù del loro passaporto straniero, gli promettono solennemente che faranno di tutto per farlo fuggire a Berlino Ovest. Ma per Peter non è facile. Non può affrontare lo scavalcamento della recinzione: lascerebbe a casa moglie e figlioletta. Mimmo e Gigi, pensano ad una impresa più complessa, già tentata prima da altri, ma senza successo: scavare un tunnel sotto il muro di confine. Decidono per questa soluzione, proprio perché coronata da precedenti insuccessi e ritenuta ormai impraticabile da parte della Polizia dell’Est. Mimmo è stato l’artefice dell’impresa, a volte era costretto ad operare da solo in quanto l’amico Gigi, era ricoverato in Ospedale per un intervento chirurgico. In breve: elabora il piano, progetta lo scavo del Tunnel sotto la Bernauer Strasse e lo realizza con l’aiuto indispensabile di tanti volontari. Il gruppo iniziale di quattro amici con il passare dei giorni

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Dissesto idrogeologico sul Gargano, i sinkhole di Marina di Lesina e il sospetto sinkhole di Ischitella

In occasione del 2° Workshop internazionale dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), tenutosi a Roma nel dicembre 2009, si decise di trattare uno dei temi legati al rischio idrogeologico in Italia, ovvero dei Sinkholes, in parole povere degli sprofondamenti del terreno. In alcuni interventi si accenna anche alla situazione della località turistica di Marina di Lesina (ne parlammo qui a riguardo delle pietre nere vulcaniche, invece qui e qui sul dissesto) dove da ormai più di venti anni, a causa dell’ampliamento del canale mare-lago di Acquarotta, l’acqua scioglie i gessi presenti nel terreno provocando vuoti e quindi sprofondamenti che stanno interessando anche l’abitato con conseguenze facilmente immaginabili. Ad oggi ancora non sono state intraprese azioni per fermare questo fenomeno anche se ultimamente in Regione se n’è parlato (e solo parlato…infatti è del 21 settembre 2011 l’ultima richiesta di affrontare il problema). Ecco il video dell’intervento più interessante a cura del prof. Spilotro che riassume la situazione:   I sinkhole censiti al 2009 a Marina di Lesina In provincia di Foggia i sinkholes attualmente conosciuti sono, oltre a quelli di Marina di Lesina, altri nella città di Foggia; personalmente ho il sospetto che anche la voragine che si aprì alcuni anni fa lungo la vecchia strada che porta ad Ischitella sia un sinkhole (riattappato in fretta e furia..e chissà che non si riapra in futuro). Qualche anno fa a poche decine di metri dai pilastri del viadotto Romondato (per intenderci quello che immette nell’ultimo tratto della superstrada, meglio ss693, verso Vico del Gargano) si aprì una grossa voragine che per alcune settimane deviò il traffico verso una stradina di campagna…qualcuno sicuramente ricorderà. Uno o due mesi dopo tutto ritornò normale, il “buco” fu chiuso ed oggi sulla strada si circola normalmente. Il buco in questione potrebbe essere

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Le torri delle mura di Manfredonia non devono essere lasciate all’abbandono totale

AGGIORNAMENTO 19/12/2011 Manfredonia, città anticamente circondata dalle mura, oggi mostra ancora pochi segni del suo passato medievale di importante centro. Tra questi ci sono alcuni torrioni che purtroppo versano in completo stato d’abbandono, e come si sa, l’abbandono porta spesso alla distruzione di questi beni che diventano pian piano dei ruderi “sgarrupati”, come dice la prof.ssa Rauzino. Ecco alcune foto della situazioni attuale: Insomma, erbacce, alberi, fichi d’india che insieme all’azione degli agenti atmosferici fanno cadere poco a poco pezzi della struttura (pericoloso per le persone oltre che dannoso per il monumento). Fonte foto: sipontoblog.blogspot.com

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Il Parco Nazionale del Gargano al centro di una rete ecologica internazionale

‘ChaMon’ e ‘SPIritual between Nature and culture in Adriatic Parks’ accreditano l’Ente come capofila di importanti soggetti del Programma IPA-Adritatico. Pecorella: “La mia idea è che non ci può essere tutela senza sviluppo e viceversa. Questo Ente continuerà ad operare in questa direzione, intercettando tutte le opportunità possibili a livello regionale, nazionale e, soprattutto, internazionale, al fine di far esprimere al meglio le nostre preziose risorse ambientali ed umane” MONTE SANT’ANGELO, 1 NOVEMBRE 2011-  Il Parco Nazionale del Gargano presenta due progetti IPA transnazionali e si accredita come capofila di enti ed organizzazioni europee e d’ oltre confine. I due progetti di sviluppo internazionale sono denominati ‘SPIritual between Nature and culture in Adriatic Parks’ (SPI.NAP II) e ‘ChaMon’.  Entrambi fanno capo al Programma di Cooperazione transfrontaliero IPA-Adriatico che vede coinvolti enti quali le province adriatiche italiane, i territori di Slovenia, Grecia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania e Serbia. Il programma IPA-Adriatico si pone l’obbiettivo di rafforzare la cooperazione e lo sviluppo sostenibile della regione Adriatica attraverso la realizzazione di iniziative riferite ai tre assi prioritari: cooperazione economica, sociale e istituzionale; risorse naturali e culturali e prevenzione dei rischi; accessibilità e reti.  L’Ente Parco Nazionale del Gargano, soggetto gestore della AMP Isole Tremiti, è stato indicato capofila del progetto ‘ChaMon’ che mira alla creazione delle ‘Reti ecologiche in Adriatico per il Fratino e la Foca monaca’, col fine di contribuire alla conservazione delle due specie. La prima, un uccello, il fratino – Charandrius alexandrinus – , la seconda, un mammifero, la foca monaca – Monachus monachus – , che un tempo abitava le isole diomedee. Il fine è quello di salvaguardare due specie distribuite in due habitat tipici – le grotte dei litorali rocciosi e le coste sabbiose –  per sensibilizzare i vari soggetti alla creazione di una rete di aree protette di interesse che si affacciano nell’Adriatico,

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