di Maria Teresa Rauzino Neve a Rodi Garganico, 1956 Archivio Antonio Laid “La nevicata del ’56. (Non sempre la neve è gioia )” è l’incipit di un post apparso, il pomeriggio del 28 febbraio sul profilo Facebook di Carmine d’Anelli, sindaco di Rodi Garganico, in un momento di pausa dell’alacre lavoro per l’emergenza neve che ha interessato in questi giorni il Gargano nord. “Io nascevo un anno dopo – racconta d’Anelli – ma gli echi del disastro mi furono chiari quando nel 1965, abitavo in Corso Umberto al 17 e guardavo dalla finestra una moltitudine di persone che in una notte da lupi portavano in processione la nostra amatissima Madonna della Libera. Mi ricordo che mio padre aveva gli occhi madidi di lacrime. In lui e in tanti padri c’era lo spettro del ’56, quando una tormenta come questa distrusse i nostri agrumeti, compromettendo il futuro di intere generazioni. Molte furono le famiglie che, a causa di quel disastro, dovettero emigrare in cerca di fortuna. Stanotte ed oggi, mi sono tornati alla mente quei ricordi e quel dolore!”. Non lo nego, ma mi è subito venuta la curiosità di sapere cosa fosse successo in quelle fatidiche annate, citate dal sindaco, in cui la neve cadde in modo eccezionale sui nostri paesi garganici, provocando le gelate che misero K.O. gli agrumeti rodiani e vichesi. Da una rapida ricerca sul sito www.internetculturale.it, riguardo alla prima nevicata, quella del febbraio 1956, ho trovato le copie di giornali d’epoca, “Il Faro”, e “Il Foglietto”, e un ordine del giorno del Consiglio Provinciale. Dagli “Atti del Consiglio provinciale di Capitanata (1956, numero unico, vol. 1 pag 95 )” si evince che il Consiglio, presieduto da Luigi Allegato, riunito in sessione straordinaria il 18 febbraio 1956, in prima convocazione approvò all’unanimità il seguente “Ordine del giorno